Crisi del Medio Oriente, i corsi e ricorsi storici

di Nicola Zuccaro
I corsi e ricorsi storici di vichiana memoria non finiscono mai, così come gli esami che richiamava in una delle sue celebri massime il compianto Eduardo De Filippo. Quanto sta avvenendo in queste ore nell'area geografica che va dall'Algeria per estendersi alla Libia, all'Egitto sino all'Iran, attraversando il Canale di Suez, impone una seria considerazione di ordine storico e di ordine geopolitico. Vent'anni fa, e precisamente nel 1991, l'Europa dell'Est, con la caduta dei regimi comunisti rappresentò, agli occhi del mondo, il teatro di sanguinose rivolte e il punto di partenza di massicci flussi immigratori. Dalla Polonia e prima ancora dalla Romania, passando poi per l'Albania il nostro Paese, l'Italia fu esposta in prima linea per via della strategica posizione geografica nella accoglienza dei fuggiaschi dall'Est.
Vent'anni dopo l'Italia è chiamata ancora a sopperire a questo drammatico ruolo nei riguardi di chi proviene dai dirimpettai Paesi del Mediterraneo: Egitto, Libia, Algeria e Tunisia.
Vent'anni dopo cadono o stanno per cadere i regimi dittatoriali dei vari Ben Alì, Mubarak e Gheddafi. Entrare nel merito delle singole e specifiche dinamiche sui focolai che attraversano il Nord Africa sino ad estendersi al Medio Oriente richiederebbe una solida preparazione nella conoscenza delle questioni nordafricane e mediorientali. Ma tutti, con un minimo di conoscenza geografica e in possesso di memoria storica, sosterranno la tesi secondo cui i corsi e ricorsi storici trovano nella geopolitica quel comune denominatore. In mancanza di esso non si possono leggere a chiare lettere questi fenomeni di considerevole portata anche economica tanto da dover preoccupare in queste ore l'Italia, l'Europa, gli Usa e qualche altra superpotenza "interessata": senza fare un nome, la Russia.