di Tatiana Acquaviva
Per non dimenticare. E’ questo lo scopo della giornata della memoria delle vittime delle foibe, durante la quale, ogni anno, il 10 Febbraio, si tengono delle manifestazioni di celebrazione. Ancora troppo poche, però, verrebbe da dire. Sì, troppo poche, perché molti ancora ignorano ciò che è accaduto ai nostri connazionali che vivevano in Istria e Dalmazia, durante e poco dopo la Seconda guerra mondiale.
Infatti, in quell’occasione, i partigiani slavi, che volevano vendicarsi dei torti subiti dai fascisti, se la presero con i civili, come molto spesso accade purtroppo, gettandoli, quasi sempre vivi, nelle foibe appunto, cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. Un vero massacro, quindi, a danno di chi non poteva difendersi, ma soprattutto non aveva nessuna colpa, se non quella di essere italiano. I pochi che, invece, riuscirono a scampare a quel massacro, non potranno mai dimenticare l’orrore dell’esperienza vissuta. E uno di loro, nel giorno del ricordo, è stato testimone di quanto accaduto, raccontando la sua storia presso l’aula consiliare di Palazzo di Città , davanti ad un pubblico attento e ovviamente commosso, tra cui figuravano anche alcune autorità come il consigliere comunale di Bari nonché Presidente del “Comitato dieci febbraio” Marcello Gemmato, il senatore Francesco Amoruso e il presidente regionale Giovane Italia Fabrizio Sotero. Un passo importante questo, per superare le diatribe e i contrasti, che tematiche come questa, creano tra le varie fazioni politiche, che spesso non sono capaci di andare al di là degli schieramenti ideologici, per dar voce alla storia, rispettandola. Fondamentale è poi coinvolgere i giovani in questo processo di ricordo, e proprio a questo proposito al corteo hanno partecipato anche loro, autonomamente e numerosi. Ciò è importante, perché è grazie alla loro collaborazione, se in futuro si potrà continuare a mantenere viva la memoria di ciò che è stato, per trarre sempre insegnamento. A confermarlo è proprio il Presidente del Comitato Gemmato, il quale afferma che l’interesse e la partecipazione della gente a queste manifestazioni sono sempre maggiori nel corso del tempo e, pure se parallelamente, la comunicazione da parte delle autorità è sempre minore. Proprio i giovani amministratori hanno il dovere morale di divulgare l’informazione quanto più possibile.
Per non dimenticare. E’ questo lo scopo della giornata della memoria delle vittime delle foibe, durante la quale, ogni anno, il 10 Febbraio, si tengono delle manifestazioni di celebrazione. Ancora troppo poche, però, verrebbe da dire. Sì, troppo poche, perché molti ancora ignorano ciò che è accaduto ai nostri connazionali che vivevano in Istria e Dalmazia, durante e poco dopo la Seconda guerra mondiale.
Infatti, in quell’occasione, i partigiani slavi, che volevano vendicarsi dei torti subiti dai fascisti, se la presero con i civili, come molto spesso accade purtroppo, gettandoli, quasi sempre vivi, nelle foibe appunto, cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. Un vero massacro, quindi, a danno di chi non poteva difendersi, ma soprattutto non aveva nessuna colpa, se non quella di essere italiano. I pochi che, invece, riuscirono a scampare a quel massacro, non potranno mai dimenticare l’orrore dell’esperienza vissuta. E uno di loro, nel giorno del ricordo, è stato testimone di quanto accaduto, raccontando la sua storia presso l’aula consiliare di Palazzo di Città , davanti ad un pubblico attento e ovviamente commosso, tra cui figuravano anche alcune autorità come il consigliere comunale di Bari nonché Presidente del “Comitato dieci febbraio” Marcello Gemmato, il senatore Francesco Amoruso e il presidente regionale Giovane Italia Fabrizio Sotero. Un passo importante questo, per superare le diatribe e i contrasti, che tematiche come questa, creano tra le varie fazioni politiche, che spesso non sono capaci di andare al di là degli schieramenti ideologici, per dar voce alla storia, rispettandola. Fondamentale è poi coinvolgere i giovani in questo processo di ricordo, e proprio a questo proposito al corteo hanno partecipato anche loro, autonomamente e numerosi. Ciò è importante, perché è grazie alla loro collaborazione, se in futuro si potrà continuare a mantenere viva la memoria di ciò che è stato, per trarre sempre insegnamento. A confermarlo è proprio il Presidente del Comitato Gemmato, il quale afferma che l’interesse e la partecipazione della gente a queste manifestazioni sono sempre maggiori nel corso del tempo e, pure se parallelamente, la comunicazione da parte delle autorità è sempre minore. Proprio i giovani amministratori hanno il dovere morale di divulgare l’informazione quanto più possibile.