LO SPECIALE / Magia e Superstizione: cosa sono?

di Vittorio Polito
Il termine magia deriva dal greco magéia, che significa scienza, saggezza, ovvero una forma di sapere esoterico e iniziatico che pretende di essere capace di controllare le forze della natura e di sottoporle al proprio potere. Anche il Nuovo Testamento parla di maghi e magia: i Magi, che secondo il racconto di Matteo, si recano alla ricerca del Bambino Gesù guidati dalla stella, non sono però maghi nell’accezione moderna del termine, ma piuttosto scienziati o sapienti. Infatti, così scrive Matteo: «Quando Gesù fu nato a Betlemme di Giudea ai tempi di Re Erode, ecco apparire dall’Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i quali andavano chiedendo dove fosse nato il Re dei Giudei, perché – dicevano – avevano visto la sua stella al suo sorgere ed erano venuti ad adorarlo […]». Matteo (II, 1-2). Ma vediamo cos’è la magia. È l’arte di dominare le forze occulte della natura e sottoporle al proprio potere. Essa è stata oggetto in varie culture e in diversi periodi storici di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose. Nel pensiero greco antico, il termine indicava sia la teologia dei sacerdoti persiani, sia il complesso di teorie e pratiche collegate a realtà diverse da quelle oggetto della scienza filosofico-razionale. Ai maghi, sacerdoti dell’antica religione persiana, erano attribuite doti di astrologi, indovini e stregoni. In tempi moderni il termine magia assume spesso il significato deteriore di insieme di pratiche prive di fondamento, e quindi arbitrarie quando non fraudolente.
La magia è un fenomeno abbastanza diffuso nel mondo. In Italia c’è ancora chi timoroso e fiducioso si rivolge a maghi e fattucchiere per ottenere amuleti e portafortuna, oggetti che dovrebbero avere la prerogativa di allontanare la iella, la sfortuna o il malocchio. Ma questi oggetti, pur in commercio, sembrano funzionare di più se il loro potere, tutto da verificare, è attribuito e trasmesso da chi li prepara: maghi, stregoni e sciamani.
La magia a sua volta si divide in bianca, benefica, che soccorre e conforta e nera, malefica, che essendo diabolica e nefasta, perverte e distrugge. Conseguentemente i maghi che esercitano la magia bianca, vengono accettati, ricercati e ben remunerati, mentre quelli che esercitano quella nera rappresentati dagli stregoni, sono meno consultati poiché molto temuti.
Capita di chiamare “uccello del malaugurio” una persona che porta cattive notizie. La frase deriva, forse, dall’antica tradizione etrusca o romana di trarre gli auspici dall’osservazione del volo degli uccelli. Il modo di dire potrebbe anche alludere alla superstizione popolare che ritiene di cattivo augurio il verso di certi uccelli come la civetta, il gufo, il corvo e la cornacchia, considerati annunciatori di disgrazie, per i loro versi lugubri e lamentosi.
La superstizione, alla quale facciamo spesso ricorso, è la presunzione di avere credenze e compiere pratiche, che nella valutazione della cultura e delle religioni superiori, ufficiali e dominanti, sono ritenute frutto di errore e d’ignoranza, di convinzioni prive di qualsiasi fondamento empirico e religioso. Secondo il politico inglese Edmund Burke, «La superstizione è la religione degli spiriti deboli». I primitivi, ad esempio, ritenevano che, colpendo l’immagine del bisonte, fosse più facile uccidere l’animale durante la battuta di caccia. Nasceva così la prima forma di superstizione.
Sta di fatto che molti uomini politici, attori, condottieri e sovrani, non sono riusciti a sottrarsi al peso condizionante della superstizione. L’esercito dei “non vedo ma ci credo” è illimitato e giorno dopo giorno, paradossalmente, si infittisce, con un numero sempre maggiore di affiliati.
L’errore, che spesso commettiamo è la confusione che facciamo tra causalità e casualità, dimenticando i numerosissimi casi dell’assenza, quando cioè i due eventi avvengono indipendentemente. Esempio: può capitare tante volte di assistere a un incidente senza che questo sia preceduto da un gatto nero che attraversa la strada, una volta su mille, che i due eventi coincidano, ecco che l’associazione viene colta e viene letta come rapporto di causa-effetto, e di conseguenza enfatizzata, raccontata a destra e a manca.
Se qualcuno volesse mettere in fila tutte le superstizioni presenti nelle differenti culture umane, l’elenco sarebbe lunghissimo. Ogni cosa, essere o evento, per l’irrazionale della nostra mente, può portare fortuna, sfortuna oppure addirittura avere più specifici effetti, positivi o negativi. Qualche esempio: il canto della civetta, il gatto nero che attraversa la strada, lo specchio rotto, il passare sotto una scala, lo spargere sale, ecc. Si tratta, fin qui, di superstizioni tradizionali, semplici e circoscritte. La superstizione, però, può divenire addirittura uno stile di vita perché, per certe persone, può influenzare ogni scelta, ogni comportamento. Inoltre, può proliferare. Ciascun essere umano, in tema di superstizioni, può dimostrarsi un creativo. Ciascuno può, spontaneamente, crearne delle nuove e personali (un indumento o un oggetto che “porta bene”), da aggiungere alle superstizioni antiche e tradizionali, e dunque generalizzate e generiche come il fare le corna o il dire “in bocca al lupo”.
Un’ampia disamina della magia e della superstizione la fa Vito Lozito, docente di Storia della Chiesa dell’Università di Bari, scomparso qualche anno fa, nel suo libro “Agiografia, magia, superstizione” (Levante Editori). Egli esamina il costume, la mentalità, l’atteggiamento, tenuti nei primi secoli dell’era volgare (e non solo in quell’epoca) nei confronti dell’arte (o presunta tale), di conoscere il futuro, di avere contatti con il mondo misterioso degli inferi che provoca sensazioni di paura e al tempo stesso di fascino.
Oggi sono molto diffuse le trasmissioni TV dedicate alla magia e alla cartomanzia. Il fenomeno appare preoccupante soprattutto perché riguarda una fascia di popolazione battezzata e che si professa cristiana. Chi segue Cristo, al contrario, dovrebbe confidare solo in Lui, e in nessun altro.
Nel mondo della superstizione la nostra esistenza è scandita dall’utilizzo di una grandissima quantità di oggetti, dai più semplici, ai più complicati e questi strumenti svolgono, secondo noi, con efficacia il loro compito ogni qualvolta che richiediamo il loro aiuto. Alcuni oggetti, anche i più semplici, sono spesso contrassegnati da un’atmosfera inquietante, in certi casi diventano vere e proprie spie per segnalare, come strumenti profetici, cosa ci riserverà il futuro. Ma vi sono anche giorni e date nefasti.
Per rendersene conto basta osservare alcune indicazioni suggerite dalle più diffuse superstizioni che accompagnano alcuni oggetti di uso quotidiano, come indicato nel volume “Il libro delle superstizioni” di Massimo Centini (De Vecchi Editore). Per brevità segnalerò solo qualcuna, ma l’elenco è piuttosto lungo.
Il bicchiere, ad esempio, è tra gli oggetti maggiormente utilizzati dall’uomo durante la giornata. È pericoloso osservare qualcuno attraverso un bicchiere, poiché questa azione sarà preludio di una prossima lite. Anche guardare attraverso un bicchiere rotto è pericolosissimo poiché così facendo si “chiama la sventura”, già annunciata con il danno della rottura. Attenzione se durante il brindisi un bicchiere si rompe, rappresenta un annuncio di morte. Il coltello è noto soprattutto come arma e, di conseguenza, impugnare un coltello, almeno a livello inconscio, rimanda a immagini belliche o violente, quindi maneggiarlo senza la dovuta cura può apparire come volontario segno di scontro. Ancora più difficile è comprendere perché far cadere un coltello quando si è a tavola, determinerebbe la rottura di un fidanzamento, naturalmente se il distratto che l’ha lasciato cadere si trovi in tale situazione sentimentale. La superstizione non è valida per chi è sposato… E ricordate che secondo il Dalai Lama «Nessuno è nato sotto una cattiva stella: ci sono piuttosto persone che guardano male il cielo».


continua

Nella prossima puntata parleremo dei periodi sfortunati, degli animali da tener d’occhio, di streghe e masciare e delle azioni rischiose.

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