di Gianfabio Pellino. Accompagnato da aspettative in (gran?) parte legate a indiscrezioni che volevano la rappresentazione di un dietro le quinte del mondo della danza classica illuminato da proiettori a luce rossa, “Il cigno nero” non tradisce ma fortunatamente neanche si fa comodo di sequenze che Darren Aronofsky deve aver girato senza darsi troppe preoccupazioni circa, e puntualmente arrivati, divieti ai minori.
Chiusura dell’ideale dittico inaugurato con l’acclamato e a suo modo struggente “The Wrestler“, “Il cigno nero” racconta la storia di Nina, giovane ballerina del New York City Ballet alla ricerca del ruolo che la possa far assurgere a stella di prima grandezza. L’occasione sembra arrivare quando il direttore artistico, Thomas Leroy, decide di aprire la nuova stagione
proponendo la versione aggiornata de “Il lago dei cigni“. Poter interpretare la doppia parte del Cigno Bianco e del Cigno Nero è di certo l’occasione di una vita, e Nina non intende lasciarsela scappare, forte di un’ottima padronanza delle tecniche di ballo e votata all’esercizio
intensivo, sin quasi al martirio del corpo.
Ma la dedizione di Nina non sembra poter bastare: quando Leroy la chiama a sé e le indica Lily, una nuova ballerina della compagnia colta nella preparazione al ruolo da lei ambito, presentandola con le parole: "Lei è il sesso!", un profondo turbamento viene a soggiogarle l‘animo, accentuato dalla sorpresa di sentirsi poi sussurrare a un orecchio un consiglio da seguirsi a casa:
"Toccati!".
Il coreografo ha visto giusto: Nina è perfetta per la parte del Cigno Bianco, e lo sarebbe anche per quella del Cigno Nero: è una bellissima donna, ma il suo voler raggiungere l’eccellenza la mortifica nella presa di coscienza di un desiderio dei sensi per troppo tempo tenuto all’angolo da stretti legacci e ormai impaziente di rompere furioso gli argini.
Sola nel suo letto, Nina prova ad ascoltare l’esortazione di Leroy, ma proprio un attimo prima di guadagnare la soglia della libertà un inopinato movimento della testa le fa vedere la madre, che la guarda dal divano. E’ solo una frazione di secondo, ma basta a riprecipitarla in una condizione di ’vergogna’ per tutto ciò che non riguardi lo studio e l’abnegazione nel perseguimento dell’
eminenza artistica.
Ma le catene della colpa hanno comunque subito un profondo scossone, tanto da dimostrarsi di burro davanti all’entrata in scena di Lily, che si rivela poco a poco come il doppio oscuro di Nina, che prenderà per mano in un viaggio non più rinviabile fino alle radici più profonde delle sue nevrosi. Thriller psicologico screziato da pennellate horror, “Il cigno nero” attenta sin dalla prima sequenza alle sicurezze del pubblico quanto alla tangibilità di quello che si va svolgendo sullo schermo, fino a identificare di fatto lo sguardo dello spettatore con quello di Nina, in una soggettiva in oscillazione perenne fra autenticità di vita, sogno e proiezioni dell’inconscio.
Generoso nelle suggestioni e a larghi tratti disturbante, “Il cigno nero” andrebbe visto anche solo per gioire della maiuscola interpretazione di Natalie Portman, che scolpisce una Nina da Oscar, ben assecondata da un cast superlativo, su cui spicca una Barbara Hershey che nel ruolo di Erica, mamma di Nina ed ex ballerina dalla carriera stoppata dalla gravidanza, è vinta da disturbi mentali che la avvicinano a una Baby Jane il cui non voler consapevolmente nuocere alla figlia in virtù di un rapporto quantomai morboso, non la rende meno terrificante del personaggio portato alla ribalta da Bette Davis nel classico di Robert Aldrich.
Il cigno nero
Titolo originale: Black Swan
Nazione: USA
Genere: Drammatico
Durata: 103 min. Anno: 2010
Interpreti: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Winona Ryder, Barbara
Hershey
Regia: Darren Aronofsky
Chiusura dell’ideale dittico inaugurato con l’acclamato e a suo modo struggente “The Wrestler“, “Il cigno nero” racconta la storia di Nina, giovane ballerina del New York City Ballet alla ricerca del ruolo che la possa far assurgere a stella di prima grandezza. L’occasione sembra arrivare quando il direttore artistico, Thomas Leroy, decide di aprire la nuova stagione
proponendo la versione aggiornata de “Il lago dei cigni“. Poter interpretare la doppia parte del Cigno Bianco e del Cigno Nero è di certo l’occasione di una vita, e Nina non intende lasciarsela scappare, forte di un’ottima padronanza delle tecniche di ballo e votata all’esercizio
intensivo, sin quasi al martirio del corpo.
Ma la dedizione di Nina non sembra poter bastare: quando Leroy la chiama a sé e le indica Lily, una nuova ballerina della compagnia colta nella preparazione al ruolo da lei ambito, presentandola con le parole: "Lei è il sesso!", un profondo turbamento viene a soggiogarle l‘animo, accentuato dalla sorpresa di sentirsi poi sussurrare a un orecchio un consiglio da seguirsi a casa:
"Toccati!".
Il coreografo ha visto giusto: Nina è perfetta per la parte del Cigno Bianco, e lo sarebbe anche per quella del Cigno Nero: è una bellissima donna, ma il suo voler raggiungere l’eccellenza la mortifica nella presa di coscienza di un desiderio dei sensi per troppo tempo tenuto all’angolo da stretti legacci e ormai impaziente di rompere furioso gli argini.
Sola nel suo letto, Nina prova ad ascoltare l’esortazione di Leroy, ma proprio un attimo prima di guadagnare la soglia della libertà un inopinato movimento della testa le fa vedere la madre, che la guarda dal divano. E’ solo una frazione di secondo, ma basta a riprecipitarla in una condizione di ’vergogna’ per tutto ciò che non riguardi lo studio e l’abnegazione nel perseguimento dell’
eminenza artistica.
Ma le catene della colpa hanno comunque subito un profondo scossone, tanto da dimostrarsi di burro davanti all’entrata in scena di Lily, che si rivela poco a poco come il doppio oscuro di Nina, che prenderà per mano in un viaggio non più rinviabile fino alle radici più profonde delle sue nevrosi. Thriller psicologico screziato da pennellate horror, “Il cigno nero” attenta sin dalla prima sequenza alle sicurezze del pubblico quanto alla tangibilità di quello che si va svolgendo sullo schermo, fino a identificare di fatto lo sguardo dello spettatore con quello di Nina, in una soggettiva in oscillazione perenne fra autenticità di vita, sogno e proiezioni dell’inconscio.
Generoso nelle suggestioni e a larghi tratti disturbante, “Il cigno nero” andrebbe visto anche solo per gioire della maiuscola interpretazione di Natalie Portman, che scolpisce una Nina da Oscar, ben assecondata da un cast superlativo, su cui spicca una Barbara Hershey che nel ruolo di Erica, mamma di Nina ed ex ballerina dalla carriera stoppata dalla gravidanza, è vinta da disturbi mentali che la avvicinano a una Baby Jane il cui non voler consapevolmente nuocere alla figlia in virtù di un rapporto quantomai morboso, non la rende meno terrificante del personaggio portato alla ribalta da Bette Davis nel classico di Robert Aldrich.
Il cigno nero
Titolo originale: Black Swan
Nazione: USA
Genere: Drammatico
Durata: 103 min. Anno: 2010
Interpreti: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Winona Ryder, Barbara
Hershey
Regia: Darren Aronofsky