di Roberta Calò
Il Presidente della Repubblica mostra il suo disappunto nei confronti delle tensioni politiche che stanno inquinando il governo italiano. Napolitano, infatti, come riporta una nota del Quirinale “ha insistito su motivi di preoccupazione, che debbono essere comuni, sull'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici, e sulla necessità di un sforzo di contenimento delle attuali tensioni in assenza del quale sarebbe a rischio la stessa continuità della legislatura”.
Sulle vicende si è espresso anche Monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, il quale ha dichiarato: “Il problema e' che finche' il nostro pensiero e' dettato da cio' che dice la televisione e da quello che leggiamo sui giornali, noi non abbiamo niente da dire, siamo parte dello spettacolo, magari comparse di ultima fila. Io credo che noi quando facciamo certi ragionamenti non facciamo altro che dare voce a quel pensiero che ci ha pervaso, noi lo abbiamo assorbito”. Un incauto consiglio suggerito da un mondo, quello ecclesiastico, che ha ben saputo tutelare i suoi preti pedofili sottraendoli, in alcuni casi, al canonico iter di giustizia politica e sociale.
Dopo l’apparentemente innocuo pranzo che nei giorni scorsi ha visto seduti allo stesso tavolo il Premier e il direttore del giornale Il Foglio, Giuliano Ferrara, ha preso vita al teatro Dal Verme di Milano la manifestazione “In mutande ma vivi” in difesa del Presidente del Consiglio esordendo: “Nel 1994 c'è stata Tangentopoli e ora vogliono anche Puttanopoli”.
Commentando questa sua “crociata puritana” il direttore ha chiarito: “Presidente Berlusconi sono qui per difendere lei e la nostra amicizia e collaborazione - ha detto Ferrara. Sono qui su questo terreno delle libertà , non mollerò mai, però lei deve ascoltarci: non deve fare ai suoi avversari, che la vogliono trasformare in nemico assoluto, il favore di ridurre le sue giornate a fare l'imputato, lei deve fare il presidente del Consiglio, il leader di una maggioranza che l'ha votata per realizzare la crescita economica del Paese, per e togliere le tasse”.
In questo clima di giornalismo servile e partitico, Ferrara afferma che i magistrati vogliono “una forte iniziativa extraparlamentare, una crisi fortemente pilotata e chi – si chiede– ha la capacità di guidare questo progetto politico, che sta fuori dalle regole e dalla Costituzione?”.
E infine, anzichè spingere Berlusconi ad un atto eticizzante della propria politica, Ferrara lo incita a proseguire il suo viaggio verso l’amoralità pubblica e privata: “Presidente, noi la sosteniamo, ma deve ascoltarci. Non riduca le sue giornate alle giornate di un imputato. Lei deve fare il presidente del Consiglio, il capo dell’Italia. Lei è l’uomo più ricco d’Italia…presidente, lei ha tre televisioni, le usi in modo creativo. Basta con queste cose ingessate, vogliamo il vero Berlusconi, quello capace di rilanciare questo Paese”.
Intanto, seguendo la falsa scia di Corona e Ruby, altri personaggi cavalcano l’onda della notorietà facile, figlia di scoop che fanno impennare l’audience e inginocchiare la reputazione del nostro Paese. Inghiottita dal vortice delle confessioni mediatiche, Roberta Oronzo, amica di Noemi Letizia, esce dall’anonimato alla “tenera età ” di 19 anni per dar voce ai suoi “sogni e ai suoi progetti” attraverso le penne de Il Giornale.
“Il mio nome è Roberta Oronzo, 19 anni, vivo a Napoli, frequento il primo anno all'università Federico II, Scienze politiche dell’amministrazione. La mia passione però è un’altra. Mi piacerebbe diventare stilista, però mi è stato difficile frequentare l’accademia della moda a Milano, anche per i viaggi Napoli-Milano, quindi ho deciso di intraprendere un’altra strada”. Sarà forse per questo che, come dichiarato, ha trascorso il Capodanno 200/2009 presso le residenze di Silvio Berlusconi in compagnia della sua amica Noemi. Con molta innocenza la giovane racconta: “Si trattava di semplici cene accompagnate da canzoni, balli, barzellette. Poi si scambiavano due chiacchiere tra noi ragazze, a volte anche con lui, dopodiché tutti a dormire”; insomma la ragazza dichiara di non aver mai assistito a scene spinte o hard.
Dopo aver difeso la propria persona, il suo buon cuore la porta a difendere l’amica: “Il presidente non ha mai avuto rapporti sessuali con Noemi anche perché a quei tempi io e Noemi eravamo amiche per la pelle e me lo avrebbe detto. L'accogliente padrone di casa di Villa Certosa: “si è sempre comportato correttamente, nessuna avance. Mai. Soldi per sesso? Mai. Soldi del tipo…magari… per regalini sì, duemila euro. A volte invece erano regali accompagnati da collanine, bracciali, i soliti regali che in genere uno zio fa a una nipote”.
Circa le eventuali foto che sarebbero state scattate, la Oronzo conclude: “semplicemente perché erano... come... foto-ricordo, e i video per immortalare chi ballava, chi cantava. Così, per ricordo. Non esistono queste foto imbarazzanti, sono parole inventate. Non c’è nessuna immagine hard del presidente o cose del genere. Ripeto: sono soltanto foto-ricordo di serate conviviali, basta vederle”.
Insomma se è vero che si tratta, come affermato dal direttore de Il Giornale, solo di “leggende metropolitane” ci sarebbe da chiedersi come mai voler ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo e impiantare un dibattito internazionale sui diritti di tutela della privacy?
Il Presidente della Repubblica mostra il suo disappunto nei confronti delle tensioni politiche che stanno inquinando il governo italiano. Napolitano, infatti, come riporta una nota del Quirinale “ha insistito su motivi di preoccupazione, che debbono essere comuni, sull'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici, e sulla necessità di un sforzo di contenimento delle attuali tensioni in assenza del quale sarebbe a rischio la stessa continuità della legislatura”.
Sulle vicende si è espresso anche Monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, il quale ha dichiarato: “Il problema e' che finche' il nostro pensiero e' dettato da cio' che dice la televisione e da quello che leggiamo sui giornali, noi non abbiamo niente da dire, siamo parte dello spettacolo, magari comparse di ultima fila. Io credo che noi quando facciamo certi ragionamenti non facciamo altro che dare voce a quel pensiero che ci ha pervaso, noi lo abbiamo assorbito”. Un incauto consiglio suggerito da un mondo, quello ecclesiastico, che ha ben saputo tutelare i suoi preti pedofili sottraendoli, in alcuni casi, al canonico iter di giustizia politica e sociale.
Dopo l’apparentemente innocuo pranzo che nei giorni scorsi ha visto seduti allo stesso tavolo il Premier e il direttore del giornale Il Foglio, Giuliano Ferrara, ha preso vita al teatro Dal Verme di Milano la manifestazione “In mutande ma vivi” in difesa del Presidente del Consiglio esordendo: “Nel 1994 c'è stata Tangentopoli e ora vogliono anche Puttanopoli”.
Commentando questa sua “crociata puritana” il direttore ha chiarito: “Presidente Berlusconi sono qui per difendere lei e la nostra amicizia e collaborazione - ha detto Ferrara. Sono qui su questo terreno delle libertà , non mollerò mai, però lei deve ascoltarci: non deve fare ai suoi avversari, che la vogliono trasformare in nemico assoluto, il favore di ridurre le sue giornate a fare l'imputato, lei deve fare il presidente del Consiglio, il leader di una maggioranza che l'ha votata per realizzare la crescita economica del Paese, per e togliere le tasse”.
In questo clima di giornalismo servile e partitico, Ferrara afferma che i magistrati vogliono “una forte iniziativa extraparlamentare, una crisi fortemente pilotata e chi – si chiede– ha la capacità di guidare questo progetto politico, che sta fuori dalle regole e dalla Costituzione?”.
E infine, anzichè spingere Berlusconi ad un atto eticizzante della propria politica, Ferrara lo incita a proseguire il suo viaggio verso l’amoralità pubblica e privata: “Presidente, noi la sosteniamo, ma deve ascoltarci. Non riduca le sue giornate alle giornate di un imputato. Lei deve fare il presidente del Consiglio, il capo dell’Italia. Lei è l’uomo più ricco d’Italia…presidente, lei ha tre televisioni, le usi in modo creativo. Basta con queste cose ingessate, vogliamo il vero Berlusconi, quello capace di rilanciare questo Paese”.
Intanto, seguendo la falsa scia di Corona e Ruby, altri personaggi cavalcano l’onda della notorietà facile, figlia di scoop che fanno impennare l’audience e inginocchiare la reputazione del nostro Paese. Inghiottita dal vortice delle confessioni mediatiche, Roberta Oronzo, amica di Noemi Letizia, esce dall’anonimato alla “tenera età ” di 19 anni per dar voce ai suoi “sogni e ai suoi progetti” attraverso le penne de Il Giornale.
“Il mio nome è Roberta Oronzo, 19 anni, vivo a Napoli, frequento il primo anno all'università Federico II, Scienze politiche dell’amministrazione. La mia passione però è un’altra. Mi piacerebbe diventare stilista, però mi è stato difficile frequentare l’accademia della moda a Milano, anche per i viaggi Napoli-Milano, quindi ho deciso di intraprendere un’altra strada”. Sarà forse per questo che, come dichiarato, ha trascorso il Capodanno 200/2009 presso le residenze di Silvio Berlusconi in compagnia della sua amica Noemi. Con molta innocenza la giovane racconta: “Si trattava di semplici cene accompagnate da canzoni, balli, barzellette. Poi si scambiavano due chiacchiere tra noi ragazze, a volte anche con lui, dopodiché tutti a dormire”; insomma la ragazza dichiara di non aver mai assistito a scene spinte o hard.
Dopo aver difeso la propria persona, il suo buon cuore la porta a difendere l’amica: “Il presidente non ha mai avuto rapporti sessuali con Noemi anche perché a quei tempi io e Noemi eravamo amiche per la pelle e me lo avrebbe detto. L'accogliente padrone di casa di Villa Certosa: “si è sempre comportato correttamente, nessuna avance. Mai. Soldi per sesso? Mai. Soldi del tipo…magari… per regalini sì, duemila euro. A volte invece erano regali accompagnati da collanine, bracciali, i soliti regali che in genere uno zio fa a una nipote”.
Circa le eventuali foto che sarebbero state scattate, la Oronzo conclude: “semplicemente perché erano... come... foto-ricordo, e i video per immortalare chi ballava, chi cantava. Così, per ricordo. Non esistono queste foto imbarazzanti, sono parole inventate. Non c’è nessuna immagine hard del presidente o cose del genere. Ripeto: sono soltanto foto-ricordo di serate conviviali, basta vederle”.
Insomma se è vero che si tratta, come affermato dal direttore de Il Giornale, solo di “leggende metropolitane” ci sarebbe da chiedersi come mai voler ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo e impiantare un dibattito internazionale sui diritti di tutela della privacy?
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