TARANTO. ''E' di solare evidenza logica che, per occultare il cadavere di sua nipote in quel ristretto lasso di tempo, Misseri si sia avvalso della collaborazione di qualcuno. Qualcuno, ovviamente, molto fidato''. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, Martino Rosati, nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carmine Misseri e Cosimo Cosma, rispettivamente fratello e nipote di Michele Misseri, accusati di concorso in soppressione di cadavere nell'ambito dell'inchiesta sul delitto di Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto ad Avetrana.
E' la premessa che serve al giudice per dimostrare che Michele non puo' essersi occupato da solo di far scomparire il cadavere della vittima come ha sempre sostenuto. ''Gia' soltanto per compiere i necessari spostamenti in auto, e dando per ammesso che non siano intervenuti alcun intralcio o una qualsiasi incertezza, tuttavia non improbabili nel suo stato d'animo, per lo meno alterato - ragiona il gip Rosati - sarebbero occorsi a Michele Misseri all'incirca venticinque minuti. Nei residui venti, poi, avrebbe dovuto fare tutto il resto. E da solo''.
Dalle 14,55 alle 15,45 Michele Misseri, stando a quello che ha raccontato nei suoi vari interrogatori, scrive ancora il gip ''avrebbe dovuto, in assoluta solitudine, allontanarsi da casa; raggiungere in auto il terreno con il grande albero di fico, sotto il quale avrebbe scaricato, spogliato e poi rivestito e rimesso in macchina il corpo della nipote''.
''Spostarsi, quindi - prosegue ancora il Gip - fino alla cisterna interrata, individuarla e ripulirla dalle fitte erbacce che la infestavano; denudare nuovamente la ragazzina, rimuovere il pesante masso che ostruiva l'imboccatura del pozzo, imbracare il corpo con una corda, calarvelo all'interno e riapporvi il masso; dopo di che, rimettersi in macchina, raggiungere un altro luogo poco distante, dar fuoco ai vestiti ed allo zainetto della vittima ed attendere che il fuoco li bruciasse completamente; e quindi, infine, raggiungere nuovamente la sua abitazione, parcheggiare la macchina e trovarsi, intorno alle 15:45, a raccogliere fagiolini con il cognato''.
E' la premessa che serve al giudice per dimostrare che Michele non puo' essersi occupato da solo di far scomparire il cadavere della vittima come ha sempre sostenuto. ''Gia' soltanto per compiere i necessari spostamenti in auto, e dando per ammesso che non siano intervenuti alcun intralcio o una qualsiasi incertezza, tuttavia non improbabili nel suo stato d'animo, per lo meno alterato - ragiona il gip Rosati - sarebbero occorsi a Michele Misseri all'incirca venticinque minuti. Nei residui venti, poi, avrebbe dovuto fare tutto il resto. E da solo''.
Dalle 14,55 alle 15,45 Michele Misseri, stando a quello che ha raccontato nei suoi vari interrogatori, scrive ancora il gip ''avrebbe dovuto, in assoluta solitudine, allontanarsi da casa; raggiungere in auto il terreno con il grande albero di fico, sotto il quale avrebbe scaricato, spogliato e poi rivestito e rimesso in macchina il corpo della nipote''.
''Spostarsi, quindi - prosegue ancora il Gip - fino alla cisterna interrata, individuarla e ripulirla dalle fitte erbacce che la infestavano; denudare nuovamente la ragazzina, rimuovere il pesante masso che ostruiva l'imboccatura del pozzo, imbracare il corpo con una corda, calarvelo all'interno e riapporvi il masso; dopo di che, rimettersi in macchina, raggiungere un altro luogo poco distante, dar fuoco ai vestiti ed allo zainetto della vittima ed attendere che il fuoco li bruciasse completamente; e quindi, infine, raggiungere nuovamente la sua abitazione, parcheggiare la macchina e trovarsi, intorno alle 15:45, a raccogliere fagiolini con il cognato''.
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