Tremiti: il sindaco Calabrese, dimesso per parole su Gheddafi? No, per Prg

TREMITI (FOGGIA). ''Quella su Gheddafi e' una bugia. Io non ho mai detto che il leader libico doveva essere assolto e che, eventualmente, poteva venire qui alle Tremiti. Figuriamoci se veniva da noi''. Il sindaco delle Isole Tremiti, Giuseppe Calabrese, nega che dietro le dimissioni di sette dei 12 consiglieri comunali ci siano le sue dichiarazioni pro-Gheddafi con le quali il primo cittadino avrebbe inviato il rais libico a raggiungere l'arcipelago delle Diomedee per il suo esilio. ''Quello che e' in gioco - spiega Calabrese - sono interessi privati di alcune persone interessate all'accaparramento di terreni per il Piano regolatore, altro che Gheddafi. Mi mandano via perche' io non ho voluto piegarmi alle loro richieste''.

COSA DISSE CALABRESE – Ricordando che il colonnello Gheddafi, già prima dell’amministrazione Calabrese nel 1987, dichiarò l’appartenenza delle Tremiti alla Libia ipotizzando una discendenza sulle Diomedee del suo popolo, Calabrese aveva detto in questi giorni alla stampa che “Gheddafi è un personaggio tutto diverso da quello che viene descritto in questi giorni. È una persona equilibrata, non è un pazzo”. Ora, nonostante la boutade del test del Dna per comprovare la discendenza tra libici e tremitesi, tra Libia e le Tremiti, e dunque tra Gheddafi e il sindaco Calabrese, nel tempo è rimasto fra gli stessi un rapporto d’amicizia, con alcuni incontri, oltre alla costruzione sull’isola di San Nicola – ad opera dello stesso sindaco tremitano – di un sacrario dove sono seppelliti i resti di 400 libici morti per un’epidemia di tifo dopo lo sbarco tra il 1911 e il 1912.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto