BARI. Celebrazione solenne oggi in Consiglio regionale, alla immediata vigilia degli appuntamenti nazionali del 17 marzo a Roma e del giorno successivo a Torino, del 150° dell’unità nazionale.
Il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, ha fatto dare lettura preliminarmente al presidente del Parlamento degli studenti (presente anche una scolaresca) del messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che sottolinea in particolare come la nascita dello stato unitario “ha consentito al nostro Paese di compiere un decisivo avanzamento storico, di consolidare l’amore di Patria, di porre fine a una fatale frammentazione, di riconoscerci in un ordinamento liberale e democratico, forte del’esperienza della lotta antifascista”. “Nella Costituzione – prosegue il messaggio del presidente -, l’identità storica e culturale della nazione convive con il riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie che la fanno più ricca e più viva, riaffermando l’unità e indivisibilità della Repubblica”. Mettendo a frutto le risorse e le potenzialità del territorio e portando avanti la riflessione sul contributo delle comunità regionali e locali al moto unitario – conclude Napolitano - si contribuirà “ad ancorarle in modo profondo e irreversibile al patto che ci lega, ai valori e alle regole della Costituzione Repubblicana”.
Il presidente Introna ha sottolineato nel suo intervento la crescita dell'Italia nei 150 anni di unità, da semplice “espressione geografica, gravata dall’80% di analfabetismo, a potenza economica mondiale, da terra agra di emigrazione a miraggio di benessere per masse di diseredati dalle regioni più povere del mondo”.
Alla carta fondamentale del Paese si è ispirato il primo e si ispira il nuovo Statuto regionale pugliese. “Una sola Italia, articolata in Regioni ed enti territoriali autonomi”. Se a Palazzo Carignano o nella Costituente avessero voluto un’Italia federale, l’avrebbero fatta federale: “ciò non toglie che quella visione può venire modificata, con un largo consenso e senza le accelerazioni alle quali stiamo assistendo e che destano preoccupazione – ha fatto notare il presidente del Consiglio regionale pugliese -. Un recupero dell’ispirazione dei padri costituenti può aiutare oggi in una stagione federalista che sarà tanto più possibile quanto più saprà essere condivisa”.
“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, recita la Costituzione. E proprio “l’unità e indivisibilità della Repubblica, nell’ambito dell’Unione europea”, è confermata nel nuovo Statuto, che sottolinea i valori di solidarietà, di accoglienza e di fratellanza che i pugliesi hanno sempre testimoniato e lo spirito di apertura che li ha portati all’attenzione del mondo”.
“La maggioranza politica che col presidente Nichi Vendola guida la Puglia dal 2005 – ha aggiunto Introna - ha continuato ad ispirarsi a questi nobili valori e si è distinta nella forte vocazione al confronto internazionale, nel sincero rispetto di tutte le donne e gli uomini provenienti da territori diversi e di tutte le culture, le religioni, le etnie. Una chiara scelta di governo, con politiche tese a fare della Puglia un avamposto civile moderno, sviluppato e sensibile, aperto verso l’esterno”.
Lo storico e docente, nonché collaboratore della Teca del Mediteraneo, Vito Antonio Leuzzi ha richiamato in particolare la figura del meridionalista Tommaso Fiore autore del celebre “Formiconi di Puglia” che traccia un magistrale profilo storico e sociale della Puglia dell’epoca (presentato anche a Torino nel 1961 in occasione del 100 anni dell’unità nazionale). Fiore parlo’ di un nuovo risorgimento tra il 1943 e il 1944 per indicare il percorso intrapreso dall’intera nazione per affrancarsi dalla dittatura fascista. In questo ambito ha ricordato anche il ruolo svolto da Bari dove ebbe luogo il primo congresso dei Comitati di liberazione nazionale. Leuzzi ha anche ricordato l’affermazione dell’on. Aldo Moro in occasione del 30ennale della Liberazione, sempre nell’aula del Consiglio regionale a Bari, secondo cui per completare il processo del Risorgimento era necessario che le masse partecipassero alla vita pubblica dello Stato.
Prima dell’intervento conclusivo del Presidente della Giunta regionale Nichi Vendola, sono intervenuti per la maggioranza Francesco Laddomada e Michele Losappio e per l’opposizione Antonio Negro e Rocco Palese.
Il primo ha ripercorso le tappe fondamentali delle nostra storia prendendo le mosse dal Congresso di Vienna. Oggi la coscienza nazionale è cresciuta contraddistinta del pluralismo e dalle autonomie. Per il futuro occorre puntare ad una maggiore condivisione sociale. Loddomada ha terminato declamando l’intero testo dell’inno di Mameli.
“L’Italia è una nazione giovane – ha detto Losappio – perché 150 anni sono pochi, ma è una nazione. Questo ci consente di guardare al futuro e di considerare i 150 anni dell’unità anche per lanciare uno sguardo sul futuro del nostro Paese”. Abbiamo una robusta identità che si chiama Costituzione ossia la bussola che permette di guardare con un certo ottimismo al futuro dello Stato. “La Costituzione – ha aggiunto Losappio – va praticata, valorizzata e attuata”.
Il capogruppo dell’UDC Negro, dopo avere espresso gioia e soddisfazione per il 150esimo dell’unità, ha avanzato le sua perplessità in ordine alla piega che sta assumendo il percorso del federalismo nel nostro Paese che determinerà un Italia divisa in due. In più si aggiunge la debolezza del Governo nei confronti della Lega Nord che “mantiene in se’ il germe della separazione”come stanno a dimostrare le forti resistenze riscontrate per il 17 marzo come festività nazionale per il 150esimo dell’unità d’Italia.
Il ruolo determinante del Mezzogiorno nel movimento che si propose l’obiettivo di unificare l’Italia è stato invece richiamato dal coordinatore del PdL, Rocco Palese. “Oggi, da quest’aula, - ha detto - abbiamo il dovere si ricordare la partecipazione attiva, i sacrifici, le sofferenze e l’eroismo silenzioso dei tanti patrioti pugliesi, nostri conterranei, sicuramente degni di occupare un meritato e dignitoso posto nel gran libro della Storia d’Italia”.
Palese ha ricordato in particolare l’attualità del pensiero di Giustino Fortunato, uno dei più convinti assertori delle ragioni del Mezzogiorno, ma anche di quelle dell’Unità d’Italia e ha riepilogato le ragioni che negli anni hanno portato i vari Governi nazionali a promuovere politiche di intervento straordinario nel Mezzogiorno quasi sempre incentrate sull’obiettivo di far arrivare nel Mezzogiorno una cospicua entità di finanziamenti che, purtroppo, quasi mai sono riusciti ad incidere in modo determinante sulla qualità della vita dei cittadini e delle aziende.
“Fino ad oggi – ha detto Palese – tutte queste politiche straordinarie hanno mostrato il proprio limite e finalmente il Governo nazionale ha avuto il coraggio di dire apertamente che il problema del Sud non è fare arrivare più soldi, ma fare in modo che vengano spesi presto e bene. In questa ottica l’attuazione del federalismo solidale e responsabile, diviene oggi una garanzia di unità e di coesione tra le varie aree del Paese”.
“Interrogare la Storia serve a conoscere meglio il presente. Le vicende di un Risorgimento che è stato per troppo tempo in naftalina ci aiutano a riscoprire il sentimento dell’identità nazionale”. Anche il Presidente Vendola , partendo da questo presupposto, è partito con una veloce digressione storica che ha preso le mosse dalla rivoluzione liberale di Oliviero Cromwell del 1700 in Inghilterra che si è diffusa nei secoli successivi in Europa. Il Risorgimento italiano non è stato una guerra di popolo così come non è stata una rivoluzione borghese, pur tuttavia “non saremmo quello che siamo – ha detto Vendola – se non avessimo avuto il Risorgimento”. In realtà si tratta di un processo molto più lungo: abbraccia tutto il 900 quando subentra la società di massa e lo stato liberale non è più in grado di farvi fronte adeguatamente. Nell’idea dello stato entrano le masse popolari che, con la prima guerra mondiale e la cacciata dello straniero dal territorio italiano, acquisisce la consapevolezza dell’identità nazionale.
Vendola ha fatto poi riferimento al presente e in particolare agli indicatori che sono tornati nel Sud al livello di quelli degli anni ’50. Qualcosa non ha funzionato – ha detto – e, riferendosi all’approccio del federalismo, ha parlato di deriva che trova terreno fertile in una rielaborazione da parte del Nord di un risentimento verso il Sud visto come malaffare e spreco Con riferimento agli ultimi 20 anni, facendo riferimento ai SVIMEZ 2010, iI trasferimento delle risorse è diminuito, mentre quelle dell’UE spesso sono state intercettate dallo Stato per far fronte ad altre emergenze subentrate.
Vendola ha concluso citando il poeta-sindaco Rocco Scotellaro “Io sono un filo d’erba che trema. E la mia patria è dove un filo d’erba trema”.
Il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, ha fatto dare lettura preliminarmente al presidente del Parlamento degli studenti (presente anche una scolaresca) del messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che sottolinea in particolare come la nascita dello stato unitario “ha consentito al nostro Paese di compiere un decisivo avanzamento storico, di consolidare l’amore di Patria, di porre fine a una fatale frammentazione, di riconoscerci in un ordinamento liberale e democratico, forte del’esperienza della lotta antifascista”. “Nella Costituzione – prosegue il messaggio del presidente -, l’identità storica e culturale della nazione convive con il riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie che la fanno più ricca e più viva, riaffermando l’unità e indivisibilità della Repubblica”. Mettendo a frutto le risorse e le potenzialità del territorio e portando avanti la riflessione sul contributo delle comunità regionali e locali al moto unitario – conclude Napolitano - si contribuirà “ad ancorarle in modo profondo e irreversibile al patto che ci lega, ai valori e alle regole della Costituzione Repubblicana”.
Il presidente Introna ha sottolineato nel suo intervento la crescita dell'Italia nei 150 anni di unità, da semplice “espressione geografica, gravata dall’80% di analfabetismo, a potenza economica mondiale, da terra agra di emigrazione a miraggio di benessere per masse di diseredati dalle regioni più povere del mondo”.
Alla carta fondamentale del Paese si è ispirato il primo e si ispira il nuovo Statuto regionale pugliese. “Una sola Italia, articolata in Regioni ed enti territoriali autonomi”. Se a Palazzo Carignano o nella Costituente avessero voluto un’Italia federale, l’avrebbero fatta federale: “ciò non toglie che quella visione può venire modificata, con un largo consenso e senza le accelerazioni alle quali stiamo assistendo e che destano preoccupazione – ha fatto notare il presidente del Consiglio regionale pugliese -. Un recupero dell’ispirazione dei padri costituenti può aiutare oggi in una stagione federalista che sarà tanto più possibile quanto più saprà essere condivisa”.
“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, recita la Costituzione. E proprio “l’unità e indivisibilità della Repubblica, nell’ambito dell’Unione europea”, è confermata nel nuovo Statuto, che sottolinea i valori di solidarietà, di accoglienza e di fratellanza che i pugliesi hanno sempre testimoniato e lo spirito di apertura che li ha portati all’attenzione del mondo”.
“La maggioranza politica che col presidente Nichi Vendola guida la Puglia dal 2005 – ha aggiunto Introna - ha continuato ad ispirarsi a questi nobili valori e si è distinta nella forte vocazione al confronto internazionale, nel sincero rispetto di tutte le donne e gli uomini provenienti da territori diversi e di tutte le culture, le religioni, le etnie. Una chiara scelta di governo, con politiche tese a fare della Puglia un avamposto civile moderno, sviluppato e sensibile, aperto verso l’esterno”.
Lo storico e docente, nonché collaboratore della Teca del Mediteraneo, Vito Antonio Leuzzi ha richiamato in particolare la figura del meridionalista Tommaso Fiore autore del celebre “Formiconi di Puglia” che traccia un magistrale profilo storico e sociale della Puglia dell’epoca (presentato anche a Torino nel 1961 in occasione del 100 anni dell’unità nazionale). Fiore parlo’ di un nuovo risorgimento tra il 1943 e il 1944 per indicare il percorso intrapreso dall’intera nazione per affrancarsi dalla dittatura fascista. In questo ambito ha ricordato anche il ruolo svolto da Bari dove ebbe luogo il primo congresso dei Comitati di liberazione nazionale. Leuzzi ha anche ricordato l’affermazione dell’on. Aldo Moro in occasione del 30ennale della Liberazione, sempre nell’aula del Consiglio regionale a Bari, secondo cui per completare il processo del Risorgimento era necessario che le masse partecipassero alla vita pubblica dello Stato.
Prima dell’intervento conclusivo del Presidente della Giunta regionale Nichi Vendola, sono intervenuti per la maggioranza Francesco Laddomada e Michele Losappio e per l’opposizione Antonio Negro e Rocco Palese.
Il primo ha ripercorso le tappe fondamentali delle nostra storia prendendo le mosse dal Congresso di Vienna. Oggi la coscienza nazionale è cresciuta contraddistinta del pluralismo e dalle autonomie. Per il futuro occorre puntare ad una maggiore condivisione sociale. Loddomada ha terminato declamando l’intero testo dell’inno di Mameli.
“L’Italia è una nazione giovane – ha detto Losappio – perché 150 anni sono pochi, ma è una nazione. Questo ci consente di guardare al futuro e di considerare i 150 anni dell’unità anche per lanciare uno sguardo sul futuro del nostro Paese”. Abbiamo una robusta identità che si chiama Costituzione ossia la bussola che permette di guardare con un certo ottimismo al futuro dello Stato. “La Costituzione – ha aggiunto Losappio – va praticata, valorizzata e attuata”.
Il capogruppo dell’UDC Negro, dopo avere espresso gioia e soddisfazione per il 150esimo dell’unità, ha avanzato le sua perplessità in ordine alla piega che sta assumendo il percorso del federalismo nel nostro Paese che determinerà un Italia divisa in due. In più si aggiunge la debolezza del Governo nei confronti della Lega Nord che “mantiene in se’ il germe della separazione”come stanno a dimostrare le forti resistenze riscontrate per il 17 marzo come festività nazionale per il 150esimo dell’unità d’Italia.
Il ruolo determinante del Mezzogiorno nel movimento che si propose l’obiettivo di unificare l’Italia è stato invece richiamato dal coordinatore del PdL, Rocco Palese. “Oggi, da quest’aula, - ha detto - abbiamo il dovere si ricordare la partecipazione attiva, i sacrifici, le sofferenze e l’eroismo silenzioso dei tanti patrioti pugliesi, nostri conterranei, sicuramente degni di occupare un meritato e dignitoso posto nel gran libro della Storia d’Italia”.
Palese ha ricordato in particolare l’attualità del pensiero di Giustino Fortunato, uno dei più convinti assertori delle ragioni del Mezzogiorno, ma anche di quelle dell’Unità d’Italia e ha riepilogato le ragioni che negli anni hanno portato i vari Governi nazionali a promuovere politiche di intervento straordinario nel Mezzogiorno quasi sempre incentrate sull’obiettivo di far arrivare nel Mezzogiorno una cospicua entità di finanziamenti che, purtroppo, quasi mai sono riusciti ad incidere in modo determinante sulla qualità della vita dei cittadini e delle aziende.
“Fino ad oggi – ha detto Palese – tutte queste politiche straordinarie hanno mostrato il proprio limite e finalmente il Governo nazionale ha avuto il coraggio di dire apertamente che il problema del Sud non è fare arrivare più soldi, ma fare in modo che vengano spesi presto e bene. In questa ottica l’attuazione del federalismo solidale e responsabile, diviene oggi una garanzia di unità e di coesione tra le varie aree del Paese”.
“Interrogare la Storia serve a conoscere meglio il presente. Le vicende di un Risorgimento che è stato per troppo tempo in naftalina ci aiutano a riscoprire il sentimento dell’identità nazionale”. Anche il Presidente Vendola , partendo da questo presupposto, è partito con una veloce digressione storica che ha preso le mosse dalla rivoluzione liberale di Oliviero Cromwell del 1700 in Inghilterra che si è diffusa nei secoli successivi in Europa. Il Risorgimento italiano non è stato una guerra di popolo così come non è stata una rivoluzione borghese, pur tuttavia “non saremmo quello che siamo – ha detto Vendola – se non avessimo avuto il Risorgimento”. In realtà si tratta di un processo molto più lungo: abbraccia tutto il 900 quando subentra la società di massa e lo stato liberale non è più in grado di farvi fronte adeguatamente. Nell’idea dello stato entrano le masse popolari che, con la prima guerra mondiale e la cacciata dello straniero dal territorio italiano, acquisisce la consapevolezza dell’identità nazionale.
Vendola ha fatto poi riferimento al presente e in particolare agli indicatori che sono tornati nel Sud al livello di quelli degli anni ’50. Qualcosa non ha funzionato – ha detto – e, riferendosi all’approccio del federalismo, ha parlato di deriva che trova terreno fertile in una rielaborazione da parte del Nord di un risentimento verso il Sud visto come malaffare e spreco Con riferimento agli ultimi 20 anni, facendo riferimento ai SVIMEZ 2010, iI trasferimento delle risorse è diminuito, mentre quelle dell’UE spesso sono state intercettate dallo Stato per far fronte ad altre emergenze subentrate.
Vendola ha concluso citando il poeta-sindaco Rocco Scotellaro “Io sono un filo d’erba che trema. E la mia patria è dove un filo d’erba trema”.