di Clizia Germinario. A quattro anni di distanza dal secondo capitolo e anche questa volta supportata dalla presenza di Carlo Verdone, presente in entrambi i lavori precedenti, torna la proficua serie del cinema italiano che ha come obiettivo il raccontare l’amore nelle sue sfaccettature. Ci vengono raccontate tre storie che si intrecciano labilmente tra loro: il giovane avvocato Roberto (Riccardo Scamarcio “Mio fratello è figlio unico”) è spedito in un paesino per fare andare in porto un affare e lì tradisce la fidanzata (Valeria Solarino “Signorina Effe”, compagna del regista) con la bella Micol (Laura Chiatti “Ho voglia di te”); il maturo giornalista Fabio (Carlo Verdone “Il mio miglior nemico”) tradisce la moglie con una donna (Donatella Finocchiaro “Il regista di matrimoni”) che si rivelerà una squilibrata in grado di mettergli a soqquadro la vita; l’anziano professore americano Adrian (Robert De Niro “Toro scatenato”) si innamora di Viola (Monica Bellucci “Manuale d’amore 2”), procace figlia del portiere del suo stabile, in rotta con il genitore (Michele Placido “Il sangue dei vinti”). Il tutto scandito dalle parole di Cupido, qui un giovane vestito in maniera moderna, ma sempre armato di arco e frecce. Più che un manuale d’amore insomma, un manuale dei sentimenti, visto il largo spazio concesso al tema del tradimento fine a se stesso, compiuto per il solo piacere sessuale. L’unico episodio degno di rilievo è il primo, in cui si assiste ad una storia tutto sommato realistica trattata con leggerezza ed umorismo e supportata da interpreti convincenti e da un tocco di comicità slapstick (un tipo di comicità basata sul linguaggio del corpo) affidata a Scamarcio, che se la cava egregiamente. Sufficiente l’episodio con Verdone, attore sempre convincente e che qui regala allo spettatore una gara di bravura con la sua partner Donatella Finocchiaro: il che non basta però a risollevare una storia condotta in maniera fiacca e tirata per le lunghe. Scivolone finale con l’episodio che vede protagonista il divo hollywoodiano Robert De Niro che, pur avendo una trama interessante, risente di una Monica Bellucci fuori parte e di un finale buonista che rasenta il ridicolo. I pugliesi, è da segnalare, non sembrano uscir bene da questo lavoro, rappresentati quasi sempre come cafoni e invadenti.
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LA RECENSIONE