di Nicola Ricchitelli. Che una partita non si giochi solo in campo è noto a molti; che la vera essenza di una partita siano le tifoserie e le curve non è un mistero, ma cosa accade durante una partita in una tribuna questo può sfuggire a tanti. La parole tribuna evoca spesso nobili figure e nobili atteggiamenti, Barletta esclusa ovviamente, perché le tribune qui a Barletta non sanno essere da meno dalla curva. Il derby della sesta provincia inizia sui giornali, prosegue tra le strade che portano allo stadio “C. Puttilli”, lì dove i tifosi raccolgono fondi per le coreografie e le bandierine, una passione che non si spegne mai nonostante un calcio che si muove tra soldi e vizi. Il derby della sesta provincia è anche l’infaticabile lavoro degli stewart, all’ingresso non mancherà la presenza di qualche animo agitato, ma è ordinaria amministrazione. Nel retro tribuna siamo accolti dal sottofondo del coro delle curve “Andria, Barletta alè alè ale”; poi ci si ritrova dinnanzi al giro di campo delle due tifoserie a suggellare ancora una volta il loro gemellaggio quindici - venti minuti prima del fischio d’inizio. Quindi gli attestati di stima che vengono giù dagli striscioni esposti dalle due curve: “In un calcio pieno di soprusi, la nostra fratellanza contro i vostri abissi”, ogni parola risulterebbe superflua dinanzi a questa bella pagina di tifo – che cancella per un po’ certi ricordi di Cavese e Nocerina memoria – sarebbe utopia immaginarle di viverle ogni domenica? Che la rivoluzione possa essere proprio questa? Noi di Giornale di Puglia lanciamo la sfida, gemelliamoci con tutte le tifoserie, siamo differenti dalla violenza e dall’odio, là dove la politica divide, lasciamo al calcio unire. La musica sparata a tutto volume dagli alto parlanti dello stadio fa disperdere nell’etere la contestazione del tifo andriese nei confronti dell’ex ds Marcello Pitino – ora operante a Barletta – ma nel frattempo dal tunnel che dagli spogliatoi portano al campo si materializzano le casacche biancorosse e biancoazzurre pronte alla contesa. Patron Roberto Tatò non tradendo una certa emozione e tensione prende posto nella tribuna vip assieme al vicepresidente Gianni Attimonelli, – noi guarderemo la contesa nel settore laterale in quanto “non vip” - mentre il ds Marcello Pitino decide di guardarsi la contesa in piedi nei pressi della tribuna stampa. Al fischio di inizio un silenzio irreale domina la tribuna in lungo e largo, mentre le due curve – nella Nord i tifosi biancorossi mentre alla sud quelli andriesi – iniziano lo show di coreografie e canti. La Nord esporrà un lungo e grande striscione con la scritta “Barletta” su uno sfondo rosso, mentre gli andriesi lanceranno lunghe strisce bianche, oltre all’immancabile sventolio di bandiere. Fatta eccezione dei tre goal visti contro la Cavese, qui al “Puttilli” di goal non se ne vedono tanti, se non quelli che nel corso della stagione sono finiti alle spalle dei vari Tesoniero, Dossena, Dimasi e ora Gabrieli, accade così che quanto Saveriano Infantino deposita alle spalle di Spadavecchia la palla dell’ 1-0 a molti quasi non sembra vero, e la speaker Mariella Dibenedetto - che non festeggiava un goal dal 27 Febbraio in quell’occasione Cerone, 1-0 contro il Siracusa – finalmente ritorna a gridare “Saverianooooooo Infantinoooooo”. La squadra ospite non punge più di tanto, la Nord intona un caldo “dai dai dai Biancoròooooo” che coinvolge tutto lo stadio, il tutto sullo sfondo di un Saveriano Infantino che si va a procurare un rigore che lo stesso numero undici trasformerà. La gioia del tifo biancorosso tocca vette inesplorate qualcuno in tribuna si chiede «2-0? Ma è tutto vero?» mentre patron Tatò non da segni di allegri cedimenti. Dalla sud i tifosi andriesi chiedono ai propri giocatori di tirare fuori i cosiddetti non prima di esporre un bel “stagione dopo stagione, Andria e Barletta la nostra passione”, mentre dalla Nord si cantano nostalgiche canzoni del cantante barlettano Gino Pastore che evocano leggendari ricordi. Nel frattempo le lancette girano che rigirano, il capitano andriese Dibari le prova tutte per fermare Masiero e Simoncelli il tutto tra i mugugni e la disapprovazione dei signori della tribuna. Ogni qual volta il direttore di gara fischia qualcosa contro non si manca di ricordargli “peste e corna” mentre c’è chi al segnalinee che segnala un fuorigioco alla squadra ospite lo applaude gridando: « tu si che sei un signore». Il baby Nicola Bellomo prova un assolo sulla fascia sinistra ma poi perde palla, qui in tribuna non la prendono bene e in molti si dicono stufi della poca propensione al gioco di squadra del talentino barese. A qualcuno salta il cuore in gola ogni qual volta il portiere Gabrieli si imbatte nelle sue uscite, ma alla fin fine il primo tempo è tutto qua. Arriva l’intervallo, l’accesso la bar – ubicato in sala stampa - è riservato per i soli “Vip” mentre i comuni mortali devono accontentarsi di snack e quant’altro presso la bancarella del retro tribuna. Inizia il secondo tempo, nei primi quindici minuti c’è da segnalare qualche intemperanza di un anziano signore in tribuna, intervengono ben cinque - sei steward nonostante problemi seri all’incolumità dei sui vicini non ne stesse creando. Noi finalmente riusciamo ad intrufolarci nella tribuna vip – anche se non lo siamo, anche se di vip c’è ben poco – nella porzione di tribuna laterale piovono facili ironie da parte di alcuni supporters andriesi all’indirizzo del ds biancorosso Marcello Pitino che a volte resta impassibile, mentre a volte prova ad abbozzare un amaro sorriso. Nella zona vip qualcuno fischia, si arriva ad un isterico coro pro Pitino, il tutto mentre Lucioni mette dentro il pallone del 3-0, sullo sfondo di una curva sud dove è il silenzio a far da padrone i tifosi andriesi, anche se qualcuno ha ancora la forza di sventolare la propria bandiera. Ormai è festa, si applaude al gran goal di Minesso che accorcia le distanze per la squadra andriese, mentre Bellomo prima e Simoncelli poi, falliscono la rete del 4-1, Marco Cari per il Barletta dà la meritata passerella a Guerri ma soprattutto a Infantino, entreranno tra l’altro Geroni, Agnelli, ma soprattutto Massimo Margiotta che entra tra le risate del pubblico. Le risate saranno ancor piu ghiotte quando “l’eroe dei due mondi” su un tiro di Guerri a Spadavecchia battuto nel tentativo di mettere lui a segno la palla del 4-1 inciampa e si contrappone al pallone che inesorabile si apprestava a varcare la linea di porta, che dire, la triste fine di un giocatore con alle spalle un onorata carriera. La palla del 4-1 si stampa sul palo dopo un tiro di Simoncelli, lo stesso numero 7 biancorosso a tu per tu con Spadavecchia fallirà l’ennesima volta la possibilità di chiudere la partita, in tribuna qualcuno consiglia di “andar a lavorare” mentre patron Tatò guarda l’orologio. Incubi di Cavese memoria aleggiano nonostante i due goal di vantaggio, che si materializzano puntualmente a due minuti dal termine della gara, quando l’arbitro Del Giovane fischia un penalty in favore dell’Andria che Delcore non fallisce. Si soffre per cinque minuti ancora, poi il triplice fischio sancisce la fine delle ostilità. Patron Tatò in un immagine che evoca Franco Di cosola memorie va sotto la Nord a festeggiare i tre punti, il ds Marcello Pitino scortato da uno steward prova a seguire il presidente, mentre dalla sud gli andriesi gridano al traditore, il derby Barletta – Andria, è anche questo.