BARI. Oltre 200 militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari stanno eseguendo, con l'ausilio di unita' cinofile e di un elicottero, 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dal gip dl Tribunale del capoluogo pugliese nei confronti dei componenti italiani ed albanesi di una ramificata organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
TORITTO BASE OPERATIVA - Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, sono stati sequestrati complessivamente 1.150 chilogrammi di droga importata da Olanda, Spagna e Albania.
Il gruppo operava in Puglia, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna e Toscana e aveva la base operativa a Toritto, zona controllata dal narcotrafficante barese Cosimo Zonno, di 68 anni, tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi. E' stata sequestrata circa una tonnellata di droga proveniente da Spagna, Olanda e Albania.
Se immessi sul mercato nazionale, avrebbero fruttato all'organizzazione oltre 6 milioni e mezzo di euro. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo per circa 4 milioni di euro, tra immobili, automobili, aziende e conti correnti bancari.
GLI ARRESTATI - I nove italiani sono Cosimo Zonno, detto 'Fuje fuje', Vincenzo Zonno, 25 anni, e Leonardo Mastroserio, 36, detto 'U' gnur', tutti di Toritto; Roberto Dello Russo, detto 'Il malandrino', 30, di Terlizzi; Teodoro Rotolo, 57, di Acquaviva delle Fonti; Samuele Biondino, 34, Dario Marco Manca, 44, e Pietro Reale, 40, tutti di San Donato di Lecce; Erpete Errico, 51, di Monteroni di Lecce. I nove albanesi sono i due fratelli Arian Aga, 32 anni, detto 'Arjan', Dritan Aga, 33, detto 'Tani', ed il cugino di questi ultimi Luan Aga, 28, tutti residenti a Trani, Loni Paluka, 29 e Artan Karaj, 36, residenti ad Altamura; Ylli Dalipay, 40, residente a Peschici (Foggia); Gentjan Hamzaraj, 33 anni, residente a Firenze; Petref Kondaj, 37, residente a Montevarchi (Arezzo); Eduart Premtaj, 39, detto 'Toli', residente a San Donato di Lecce.
La cittadina polacca e' Ewa Janus, 48 anni, residente a Siena. Al vertice c'era Cosimo Zonno, il quale aveva instaurato un sistema criminale piramidale per cui anche il figlio Vincenzo e il genero Leonardo Mastroserio riconoscevano a lui il ruolo di capo clan. Era la sua famiglia a rifornire di droga le piu' grandi 'piazze' del barese.
A loro si rivolgevano per acquistare piccole o grandi partite di cocaina e marijuana sia i clan della zona, sia gli spacciatori: una sorta di vendita combinata all'ingrosso e al dettaglio. A loro volta gli Zonno si procuravano la droga, soprattutto, dalle cellule albanesi presenti nel territorio, in modo particolare da quella di Trani e da quella di Altamura, ma anche da criminali locali.
FONDAMENTALI LE INTERCETTAZIONI - Agli inquirenti risultano contatti fra gli Zonno e Angela Raggi, detta 'Anna', 43 anni, di Bari, volto noto alle Forze dell'Ordine e coinvolta in alcune operazioni. All'inchiesta, iniziata nel 2006, hanno dato un aiuto fondamentale le intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno dimostrato come tutta la famiglia Zonno fosse coinvolta, a vario titolo e con diversi ruoli, nell'organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio.
Il presunto boss poteva contare, soprattutto a Toritto e Grumo, ma anche in altri centri limitrofi, di appoggi logistici e connivenze criminali che garantivano, in cambio di protezione o soldi, una sorta di sorveglianza continua in grado di segnalare la presenza sul territorio delle Forze dell'Ordine. Un controllo criminale su queste zone, veri e propri 'feudi' che il boss aveva accresciuto facendo battezzare suo figlio Vincenzo al boss mafioso di Valenzano, Michelangelo Stramaglia, ucciso in un agguato.
Gli arresti questi mattina hanno interessato non solo l'intera regione (da Peschici a San Donato di Lecce, passando da Toritto, Terlizzi, Altamura, Acquaviva delle Fonti), ma anche alcune localita' del Centro- Nord Italia (Perugia, Siena, Arezzo, Firenze). Diversi i canali di approvvigionamento: quello albanese (dai porti di Durazzo e Saranda) che permetteva di far arrivare sulle coste salentine, a bordo di potenti motoscafi, ingenti quantitativi di marijuana; quelli spagnoli e olandesi per il rifornimento di cocaina.
I LEGAMI CON I CLAN ALBANESI - Preoccupazione del clan Zonno era quella di trovare, nel corso degli anni, sempre nuovi e piu' redditizi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, specie nel momento in cui alcuni di questi canali venivano smantellati dalle Forze dell'Ordine. I rapporti con i trafficanti albanesi sono stati quelli che il boss ha quasi sempre privilegiato.
Fra questi sicuramente spicca il legame con Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato, volto noto alla Procura Antimafia e alla Guardia di Finanza di Bari.
Solo cinque mesi fa il latitante albanese e' stato colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare emessa sempre su richiesta della Dda nell'ambito dell'operazione 'Shoku', che il 26 ottobre, smantello' una pericolosa organizzazione criminale albanese dedita al traffico internazionale di droga. Per gli inquirenti e' indubbio che Paluka e' uno dei piu' grandi trafficanti di droga dall'Albania. Nell'inchiesta dell'ottobre scorso la Dda accerto' anche i legami fra questo e il clan camorristico degli scissionisti di Secondigliano.
Nella stessa inchiesta figura anche un altro boss albanese raggiunto questa mattina da un'altra ordinanza di custodia cautelare e finito in carcere. Si tratta di Artan Karaj. L'organizzazione sgominata oggi che aveva nel narcotrafficante Eduart Premtaj il suo principale referente nel Salento. Qui l'albanese, integratosi benissimo con il tessuto sociale del territorio, era considerato per le organizzazioni d'Oltre Adriatico un vero e proprio basista: era lui a ricevere dal Paese delle Aquile gli ingenti quantitativi di droga che venivano sbarcati sulle spiagge del Salento.
RAPPORTI ANCHE CON LA SCU - Secondo gli inquirenti in questi anni Premtaj ha instaurato rapporti stabili anche con noti esponenti della malavita organizzata locale, in modo particolare affiliati alla Sacra Corona Unita: Errico Erpete e Fabrizio Russo, detto 'Pizzichicchio'. Il narcotrafficante albanese, poi, poteva contare sull'appoggio logistico (in modo particolare alcuni depositi dove avveniva lo stoccaggio delle sostanze), su mezzi di trasporto e di vera e propria manovalanza che gli veniva offerta da pregiudicati leccesi Dario Marco Manca, Samuele Biondino e Pietro Reale.
Erano questi ultimi tre che provvedevano a nascondere gli ingenti carichi di droga provenienti dall'Albania. I militari della Guardia di Finanza hanno trovato depositi nascosti sull'arenile compresi nel tratto costiero tra Frigole e San Cataldo. Da qui la droga veniva, poi, smistata in tutta la Puglia: venduta a grandi fornitori come la famiglia Zonno, ma venivano riforniti anche gli spacciatori albanesi presenti sul Gargano e nel Barese e su tutto il territorio nazionale.
Nel corso delle indagini, gli investigatori del Gico, coordinati dalla Dda di Bari, sono riusciti a sequestrare 1.150 chili di droga fra cocaina e marijuana. Se fossero stati messi sul mercato avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre sei milioni e mezzo di euro.
TORITTO BASE OPERATIVA - Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, sono stati sequestrati complessivamente 1.150 chilogrammi di droga importata da Olanda, Spagna e Albania.
Il gruppo operava in Puglia, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna e Toscana e aveva la base operativa a Toritto, zona controllata dal narcotrafficante barese Cosimo Zonno, di 68 anni, tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi. E' stata sequestrata circa una tonnellata di droga proveniente da Spagna, Olanda e Albania.
Se immessi sul mercato nazionale, avrebbero fruttato all'organizzazione oltre 6 milioni e mezzo di euro. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo per circa 4 milioni di euro, tra immobili, automobili, aziende e conti correnti bancari.
GLI ARRESTATI - I nove italiani sono Cosimo Zonno, detto 'Fuje fuje', Vincenzo Zonno, 25 anni, e Leonardo Mastroserio, 36, detto 'U' gnur', tutti di Toritto; Roberto Dello Russo, detto 'Il malandrino', 30, di Terlizzi; Teodoro Rotolo, 57, di Acquaviva delle Fonti; Samuele Biondino, 34, Dario Marco Manca, 44, e Pietro Reale, 40, tutti di San Donato di Lecce; Erpete Errico, 51, di Monteroni di Lecce. I nove albanesi sono i due fratelli Arian Aga, 32 anni, detto 'Arjan', Dritan Aga, 33, detto 'Tani', ed il cugino di questi ultimi Luan Aga, 28, tutti residenti a Trani, Loni Paluka, 29 e Artan Karaj, 36, residenti ad Altamura; Ylli Dalipay, 40, residente a Peschici (Foggia); Gentjan Hamzaraj, 33 anni, residente a Firenze; Petref Kondaj, 37, residente a Montevarchi (Arezzo); Eduart Premtaj, 39, detto 'Toli', residente a San Donato di Lecce.
La cittadina polacca e' Ewa Janus, 48 anni, residente a Siena. Al vertice c'era Cosimo Zonno, il quale aveva instaurato un sistema criminale piramidale per cui anche il figlio Vincenzo e il genero Leonardo Mastroserio riconoscevano a lui il ruolo di capo clan. Era la sua famiglia a rifornire di droga le piu' grandi 'piazze' del barese.
A loro si rivolgevano per acquistare piccole o grandi partite di cocaina e marijuana sia i clan della zona, sia gli spacciatori: una sorta di vendita combinata all'ingrosso e al dettaglio. A loro volta gli Zonno si procuravano la droga, soprattutto, dalle cellule albanesi presenti nel territorio, in modo particolare da quella di Trani e da quella di Altamura, ma anche da criminali locali.
FONDAMENTALI LE INTERCETTAZIONI - Agli inquirenti risultano contatti fra gli Zonno e Angela Raggi, detta 'Anna', 43 anni, di Bari, volto noto alle Forze dell'Ordine e coinvolta in alcune operazioni. All'inchiesta, iniziata nel 2006, hanno dato un aiuto fondamentale le intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno dimostrato come tutta la famiglia Zonno fosse coinvolta, a vario titolo e con diversi ruoli, nell'organizzazione criminale, ramificata su tutto il territorio.
Il presunto boss poteva contare, soprattutto a Toritto e Grumo, ma anche in altri centri limitrofi, di appoggi logistici e connivenze criminali che garantivano, in cambio di protezione o soldi, una sorta di sorveglianza continua in grado di segnalare la presenza sul territorio delle Forze dell'Ordine. Un controllo criminale su queste zone, veri e propri 'feudi' che il boss aveva accresciuto facendo battezzare suo figlio Vincenzo al boss mafioso di Valenzano, Michelangelo Stramaglia, ucciso in un agguato.
Gli arresti questi mattina hanno interessato non solo l'intera regione (da Peschici a San Donato di Lecce, passando da Toritto, Terlizzi, Altamura, Acquaviva delle Fonti), ma anche alcune localita' del Centro- Nord Italia (Perugia, Siena, Arezzo, Firenze). Diversi i canali di approvvigionamento: quello albanese (dai porti di Durazzo e Saranda) che permetteva di far arrivare sulle coste salentine, a bordo di potenti motoscafi, ingenti quantitativi di marijuana; quelli spagnoli e olandesi per il rifornimento di cocaina.
I LEGAMI CON I CLAN ALBANESI - Preoccupazione del clan Zonno era quella di trovare, nel corso degli anni, sempre nuovi e piu' redditizi canali di rifornimento delle sostanze stupefacenti, specie nel momento in cui alcuni di questi canali venivano smantellati dalle Forze dell'Ordine. I rapporti con i trafficanti albanesi sono stati quelli che il boss ha quasi sempre privilegiato.
Fra questi sicuramente spicca il legame con Arben Paluka, attualmente latitante e ricercato, volto noto alla Procura Antimafia e alla Guardia di Finanza di Bari.
Solo cinque mesi fa il latitante albanese e' stato colpito da un'altra ordinanza di custodia cautelare emessa sempre su richiesta della Dda nell'ambito dell'operazione 'Shoku', che il 26 ottobre, smantello' una pericolosa organizzazione criminale albanese dedita al traffico internazionale di droga. Per gli inquirenti e' indubbio che Paluka e' uno dei piu' grandi trafficanti di droga dall'Albania. Nell'inchiesta dell'ottobre scorso la Dda accerto' anche i legami fra questo e il clan camorristico degli scissionisti di Secondigliano.
Nella stessa inchiesta figura anche un altro boss albanese raggiunto questa mattina da un'altra ordinanza di custodia cautelare e finito in carcere. Si tratta di Artan Karaj. L'organizzazione sgominata oggi che aveva nel narcotrafficante Eduart Premtaj il suo principale referente nel Salento. Qui l'albanese, integratosi benissimo con il tessuto sociale del territorio, era considerato per le organizzazioni d'Oltre Adriatico un vero e proprio basista: era lui a ricevere dal Paese delle Aquile gli ingenti quantitativi di droga che venivano sbarcati sulle spiagge del Salento.
RAPPORTI ANCHE CON LA SCU - Secondo gli inquirenti in questi anni Premtaj ha instaurato rapporti stabili anche con noti esponenti della malavita organizzata locale, in modo particolare affiliati alla Sacra Corona Unita: Errico Erpete e Fabrizio Russo, detto 'Pizzichicchio'. Il narcotrafficante albanese, poi, poteva contare sull'appoggio logistico (in modo particolare alcuni depositi dove avveniva lo stoccaggio delle sostanze), su mezzi di trasporto e di vera e propria manovalanza che gli veniva offerta da pregiudicati leccesi Dario Marco Manca, Samuele Biondino e Pietro Reale.
Erano questi ultimi tre che provvedevano a nascondere gli ingenti carichi di droga provenienti dall'Albania. I militari della Guardia di Finanza hanno trovato depositi nascosti sull'arenile compresi nel tratto costiero tra Frigole e San Cataldo. Da qui la droga veniva, poi, smistata in tutta la Puglia: venduta a grandi fornitori come la famiglia Zonno, ma venivano riforniti anche gli spacciatori albanesi presenti sul Gargano e nel Barese e su tutto il territorio nazionale.
Nel corso delle indagini, gli investigatori del Gico, coordinati dalla Dda di Bari, sono riusciti a sequestrare 1.150 chili di droga fra cocaina e marijuana. Se fossero stati messi sul mercato avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre sei milioni e mezzo di euro.