BARI. “Dalla lezione del passato i giovani devono trarre le motivazioni per sostenere la democrazia, la libertà e la giustizia”. Sono gli stessi valori, nelle parole del presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, “difesi dalle donne e dagli uomini che li hanno preceduti, nella storia e nella Resistenza e nella guerra di liberazione”, nel caso dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
La manifestazione in via Capruzzi, in ricordo della strage di Roma del 24 marzo 1944, ha assunto quest’anno un significato particolare, inserendosi nelle celebrazioni degli eventi più importanti dei 150 anni dell’Unità nazionale.
In una sala affollata da tantissimi studenti, con il presidente Introna hanno ricordato il sacrificio e l’esempio di chi si è battuto per la libertà il generale Pasquale Preziosa, comandante della Terza Regione Aerea, il colonnello Paolo Fabiano, vicecomandante della Legione Carabinieri Puglia, il presidente Anpi barese Giorgio Salamanna, il direttore dell’Ipsaic (istituto storico attivo presso la biblioteca consiliare) Vito Antonio Leuzzi, l’assessore comunale di Terlizzi, Domenico Paparella e rappresentanti di Barletta, città medaglia d’oro. Testimone straordinario uno scampato all’eccidio, Alfonso Garzia di Alessano, oggi ottantaseienne, allora marinaio diciottenne. Sbandato dopo l’8 settembre, era ospitato con altri due giovani militari da una famiglia pugliese, che abitava proprio in via Rasella-via Boccaccio.
Dopo l’esplosione, i tedeschi prelevarono con violenza gli abitanti e quindi anche i tre giovani. Poche ore negli scantinati del Viminale e poi Ferruccio Caputo di Melissano e il marchigiano Paolo Volponi vennero avviati alle cave di pozzolana sulla via Ardeatina. Garzia non venne incluso per errore nella lista e scampò alla vendetta nazista: per ogni tedesco morto 10 italiani da fucilare, ma ne uccisero 335, con un colpo alla nuca. Tra loro 15 pugliesi e il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, al quale sono intitolate la caserma dell´Arma di Taranto e la Scuola ufficiali di Roma.
“Militari, operai, artigiani, un sacerdote, un tenore, uno studente, tutti lontani dalla loro regione. Le Fosse uniscono tutte le categorie sociali e raccontano anche una storia di emigrazione pugliese”, ha fatto notare il presidente Introna.
L’intera manifestazione è stata rivolta agli studenti, rappresentati da folte delegazioni di vari istituti. Tra gli altri, gli scolari della Pappagallo di Telizzi, scuola dedicata a don Pietro, il sacerdote della “buona battaglia”, condannato per essersi cristianamente prodigato nel soccorso di profughi, sbandati, prigionieri alleati ed ebrei .
La manifestazione in via Capruzzi, in ricordo della strage di Roma del 24 marzo 1944, ha assunto quest’anno un significato particolare, inserendosi nelle celebrazioni degli eventi più importanti dei 150 anni dell’Unità nazionale.
In una sala affollata da tantissimi studenti, con il presidente Introna hanno ricordato il sacrificio e l’esempio di chi si è battuto per la libertà il generale Pasquale Preziosa, comandante della Terza Regione Aerea, il colonnello Paolo Fabiano, vicecomandante della Legione Carabinieri Puglia, il presidente Anpi barese Giorgio Salamanna, il direttore dell’Ipsaic (istituto storico attivo presso la biblioteca consiliare) Vito Antonio Leuzzi, l’assessore comunale di Terlizzi, Domenico Paparella e rappresentanti di Barletta, città medaglia d’oro. Testimone straordinario uno scampato all’eccidio, Alfonso Garzia di Alessano, oggi ottantaseienne, allora marinaio diciottenne. Sbandato dopo l’8 settembre, era ospitato con altri due giovani militari da una famiglia pugliese, che abitava proprio in via Rasella-via Boccaccio.
Dopo l’esplosione, i tedeschi prelevarono con violenza gli abitanti e quindi anche i tre giovani. Poche ore negli scantinati del Viminale e poi Ferruccio Caputo di Melissano e il marchigiano Paolo Volponi vennero avviati alle cave di pozzolana sulla via Ardeatina. Garzia non venne incluso per errore nella lista e scampò alla vendetta nazista: per ogni tedesco morto 10 italiani da fucilare, ma ne uccisero 335, con un colpo alla nuca. Tra loro 15 pugliesi e il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, al quale sono intitolate la caserma dell´Arma di Taranto e la Scuola ufficiali di Roma.
“Militari, operai, artigiani, un sacerdote, un tenore, uno studente, tutti lontani dalla loro regione. Le Fosse uniscono tutte le categorie sociali e raccontano anche una storia di emigrazione pugliese”, ha fatto notare il presidente Introna.
L’intera manifestazione è stata rivolta agli studenti, rappresentati da folte delegazioni di vari istituti. Tra gli altri, gli scolari della Pappagallo di Telizzi, scuola dedicata a don Pietro, il sacerdote della “buona battaglia”, condannato per essersi cristianamente prodigato nel soccorso di profughi, sbandati, prigionieri alleati ed ebrei .