FOGGIA. Alcuni testimoni l'avevano vista insieme a Matthias Schepp, padre delle due gemelline Alessia e Livia. Poi, di Katia Iritano, si erano perse le tracce. Fino ad oggi, quando la polizia cantonale ha annunciato di aver ritrovato il suo cadavere in una scarpata non lontano dalla sua abitazione. Il corpo della 27enne è stato rinvenuto martedì pomeriggio in fondo a un burrone a pochi chilometri da Montboyon, comune in cui la ragazza abitava. A pochi passi è stata ritrovata la sua borsa. Al momento, gli investigatori propendono per l'ipotesi che si sia trattato di un incidente.
Katia Iritano era scomparsa da casa il 25 gennaio scorso. La sua famiglia aveva offerto una ricompensa di 20mila franchi svizzeri a chiunque avesse offerto dettagli utili per ritrovarla. Nello scorso mese di febbraio, poi, in una trasmissione italiana si era ricollegata la sua scomparsa a quella delle due gemelline Schepp: due testimoni avevano affermato di averle viste a metà gennaio in un negozio di Cantù. Con le tre, c'era anche Matthias Schepp, papà delle gemelline poi suicidatosi sotto un treno alle porte di Cerignola, vicino Foggia. Tuttabia la famiglia della Iritano e la polizia elvetica hanno sempre smentito possibili collegamenti tra i due casi. E secondo Jean-Christophe Sauterel, portavoce della polizia del Cantone di Vaud, aveva affermato che "per la polizia di Vaud e di Friburgo era chiaro fin dall’inizio che non c'era alcun legame".
Katia Iritano era scomparsa da casa il 25 gennaio scorso. La sua famiglia aveva offerto una ricompensa di 20mila franchi svizzeri a chiunque avesse offerto dettagli utili per ritrovarla. Nello scorso mese di febbraio, poi, in una trasmissione italiana si era ricollegata la sua scomparsa a quella delle due gemelline Schepp: due testimoni avevano affermato di averle viste a metà gennaio in un negozio di Cantù. Con le tre, c'era anche Matthias Schepp, papà delle gemelline poi suicidatosi sotto un treno alle porte di Cerignola, vicino Foggia. Tuttabia la famiglia della Iritano e la polizia elvetica hanno sempre smentito possibili collegamenti tra i due casi. E secondo Jean-Christophe Sauterel, portavoce della polizia del Cantone di Vaud, aveva affermato che "per la polizia di Vaud e di Friburgo era chiaro fin dall’inizio che non c'era alcun legame".