di Roberta Calò. “Le contaminazioni per le radiazioni nucleari dalla centrale di Fukushima preoccupano piu’ delle nuove scosse di terremoto: e questo vale sia per i giapponesi che per la comunita’ italiana”. Questo è quanto padre Domenico Vitali, gesuita, marchigiano in Giappone da 45 anni e da tre parroco della chiesa cattolica di Sant’Ignazio a Tokyo riferisce all’Androkonos.
“Qui le autorita’ minimizzano - spiega - ma la gente sente quello che dicono le tv americane ed europee e si preoccupa”. Dei molti italiani residenti in loco “diversi hanno fatto rientro in Italia e in molti si sono trasferiti ad Osaka, considerata piu’ sicura di Tokyo perche’ piu’ lontana, sia dall’epicentro dello tsunami che dalla centrale nucleare di Fukushima”. “La vita sembra scorrere normalmente, la gente va al lavoro e gli alunni a scuola, anche se spesso con orari ridotti. E poi - chiarisce padre Vitali - c’e’ a turno il blocco dell’energia elettrica. Quanto ai prodotti alimentari, scarseggiano latte, carne e altri generi di prima necessita’ ma solo per il fatto che la popolazione ne ha fatto incetta prima, provvedendo a tenere ampie scorte in casa, temendo un altro evento catastrofico”. A preoccupare l’opinione pubblica italiana, sia quella residente in Giappone sia quella residente nel nostro paese, è non solo la sfera economica in quanto come ha spiegato il ministro delle finanze spagnolo Elena Salgado “il Giappone ha anche un impatto sull'economia in quanto si tratta della terza economia mondiale e dovremo quindi stare attenti”, ma soprattutto il danno gravissimo che le scorie potranno provocare muovendosi liberamente nell’atmosfera. Secondo recenti indagini più del 90% dei giovani italiani appare estremamente preoccupato per il cibo che verrà portato sulle nostre tavole. Eppure il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha dichiarato: “Nessuno stop all'importazione del cibo giapponese, solo maggiori controlli delle partite che arrivano per nave e per aereo, in linea con i provvedimenti dell'Unione europea”.
L’uomo italiano, che a quanto pare sembra non aver imparato nulla dalla storia di Hiroshima e Nagasaki, sembra aver dimenticato due elementi fondamentali. In primo luogo il governo Berlusconi che aveva annunciato il 23 maggio 2008 la ripresa del piano nucleare interrotto da due decenni con l’impegno ad avviare la costruzione di una centrale entro il 2013. In secondo luogo la presenza di centrali nucleari sparse indistintamente per tutta l’Europa: 12 in Germania con 17 reattori attivi, 12 centrali sparse tra Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, i Gass Cooled Reactors in Gran Bretagna, diverse in Francia e Spagna. Già Greenpeace aveva individuato 6 centrali per un totale di 14 reattori che presentavano uno standard di sicurezza inadeguato. Nel corso di un summit dell’Ue il commissario dell’energia Oettinger ha dichiarato: “Certe centrali nucleari non passeranno i test di sicurezza” e il presidente della commissione Ambiente dell'Europarlamento, Jo Leinen ha controbattuto: “Non ci sono le norme per intervenire su impianti poco sicuri". Gi interessi economici in ballo sono davvero enormi per insinuare nella mente degli imprenditori e dei politici che occorrerebbe uno stravolgimento delle fonti di energia sfruttando per esempio i numerosi progetti sull’energia alternativa onde evitare il ricorso a fonti estremamente pericolose i cui danni irreversibili potrebbero scatenarsi improvvisamente e incidentalmente sfuggendo a qualsiasi controllo umano.
Ferruccio Fazio ha sottolineato:”Cinque Regioni mi hanno già informato di aver messo a disposizione ospedali per i test sulla radioattività . In particolare, sono attivati cinque ospedali nel Lazio, cinque in Lombardia, tre in Emilia, due in Toscana e uno in Liguria. Dai medici potranno farsi visitare sia gli italiani preoccupati, sia i turisti che hanno transitato dal Giappone e ora si trovano in Italia”. Ma forse gli italiani dovrebbero preoccuparsi anche di cosa potrebbe succedere se in tempi di tensione bellica, per esempio, una semplice bomba libica venisse sganciata su una delle centrali nucleari europee.
“Qui le autorita’ minimizzano - spiega - ma la gente sente quello che dicono le tv americane ed europee e si preoccupa”. Dei molti italiani residenti in loco “diversi hanno fatto rientro in Italia e in molti si sono trasferiti ad Osaka, considerata piu’ sicura di Tokyo perche’ piu’ lontana, sia dall’epicentro dello tsunami che dalla centrale nucleare di Fukushima”. “La vita sembra scorrere normalmente, la gente va al lavoro e gli alunni a scuola, anche se spesso con orari ridotti. E poi - chiarisce padre Vitali - c’e’ a turno il blocco dell’energia elettrica. Quanto ai prodotti alimentari, scarseggiano latte, carne e altri generi di prima necessita’ ma solo per il fatto che la popolazione ne ha fatto incetta prima, provvedendo a tenere ampie scorte in casa, temendo un altro evento catastrofico”. A preoccupare l’opinione pubblica italiana, sia quella residente in Giappone sia quella residente nel nostro paese, è non solo la sfera economica in quanto come ha spiegato il ministro delle finanze spagnolo Elena Salgado “il Giappone ha anche un impatto sull'economia in quanto si tratta della terza economia mondiale e dovremo quindi stare attenti”, ma soprattutto il danno gravissimo che le scorie potranno provocare muovendosi liberamente nell’atmosfera. Secondo recenti indagini più del 90% dei giovani italiani appare estremamente preoccupato per il cibo che verrà portato sulle nostre tavole. Eppure il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha dichiarato: “Nessuno stop all'importazione del cibo giapponese, solo maggiori controlli delle partite che arrivano per nave e per aereo, in linea con i provvedimenti dell'Unione europea”.
L’uomo italiano, che a quanto pare sembra non aver imparato nulla dalla storia di Hiroshima e Nagasaki, sembra aver dimenticato due elementi fondamentali. In primo luogo il governo Berlusconi che aveva annunciato il 23 maggio 2008 la ripresa del piano nucleare interrotto da due decenni con l’impegno ad avviare la costruzione di una centrale entro il 2013. In secondo luogo la presenza di centrali nucleari sparse indistintamente per tutta l’Europa: 12 in Germania con 17 reattori attivi, 12 centrali sparse tra Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, i Gass Cooled Reactors in Gran Bretagna, diverse in Francia e Spagna. Già Greenpeace aveva individuato 6 centrali per un totale di 14 reattori che presentavano uno standard di sicurezza inadeguato. Nel corso di un summit dell’Ue il commissario dell’energia Oettinger ha dichiarato: “Certe centrali nucleari non passeranno i test di sicurezza” e il presidente della commissione Ambiente dell'Europarlamento, Jo Leinen ha controbattuto: “Non ci sono le norme per intervenire su impianti poco sicuri". Gi interessi economici in ballo sono davvero enormi per insinuare nella mente degli imprenditori e dei politici che occorrerebbe uno stravolgimento delle fonti di energia sfruttando per esempio i numerosi progetti sull’energia alternativa onde evitare il ricorso a fonti estremamente pericolose i cui danni irreversibili potrebbero scatenarsi improvvisamente e incidentalmente sfuggendo a qualsiasi controllo umano.
Ferruccio Fazio ha sottolineato:”Cinque Regioni mi hanno già informato di aver messo a disposizione ospedali per i test sulla radioattività . In particolare, sono attivati cinque ospedali nel Lazio, cinque in Lombardia, tre in Emilia, due in Toscana e uno in Liguria. Dai medici potranno farsi visitare sia gli italiani preoccupati, sia i turisti che hanno transitato dal Giappone e ora si trovano in Italia”. Ma forse gli italiani dovrebbero preoccuparsi anche di cosa potrebbe succedere se in tempi di tensione bellica, per esempio, una semplice bomba libica venisse sganciata su una delle centrali nucleari europee.
Tags
Esteri