Stipendio per i clandestini, tendopoli per gli italiani

di Roberta Calò. “Questa rivoluzione non è come quella in Tunisia. La rivolta qui è stata organizzata dalla regia occidentale imperialista”. Questo è quanto i manifestanti nella città di Tripoli portano avanti nella loro iniziativa pro Gheddafi. Sventolano bandiere e foto che inneggiano al rais e strappano i microfoni ai giornalisti che cercano di intervistarli per osannare il loro leader a gran voce. Una posizione sicuramente inconcepibile per Frattini, ministro degli Affari Esteri, il quale sostiene che per Gheddafi l’unica soluzione sia l’esilio. I ribelli fanno sapere che a seguito di un accordo col Qatar prenderà vita un’esportazione di petrolio “dai 100.000 ai 130.000 barili al giorno”; “Il prossimo invio è previsto in meno di una settimana” sostiene un portavoce dopo la conquista di oggi degli impianti e dei terminal a sud di Bengasi. Gli stessi ribelli fanno sapere che nelle loro mani si trova porto petrolifero di al-Burayqa. Intanto la voce dell’occidente, per bocca di Roberts Gates, segretario della difesa statunitense, fa sapere che ci sono "numerosi rapporti secondo cui Gheddafi sposta i cadaveri della gente che ha ucciso per metterli nei siti che abbiamo attaccati”. Un commento che forse non tiene conto delle vittime civili che, come un portavoce del regime, Ibrhaim, ha chiarito sta disseminando un ‘offensiva “sanguinaria, immorale e illegale”. Non passa inosservato l’attacco nel nono giorno di raid della coalizione internazionale alle forze fedeli Muammar Gheddafi lungo la strada che collega Ajdabiya a Sirte. Intanto in Italia, oltre alle motivazioni belliche, si fornisce un incentivo ora anche economico ai profughi per raggiungere le nostre coste. Così, gli stipendi che non sussistono per i disoccupati nostri connazionali, pare possano essere emessi per i clandestini. “L’organizzazione delle migrazioni – spiega Frattini – dà una dote di 1.500 dollari. Noi possiamo superare questo importo, fino a 2.000 o magari 2.500 dollari, dando così la possibilità di creare le condizioni per un rientro di migliaia di persone”. “Abbiamo detto al governo tunisino che ovviamente dobbiamo rimpatriare i clandestini e loro hanno ben presente che questo si deve fare. Abbiamo proposto che ogni tunisino che accetta volontariamente il rimpatrio sia accompagnato da un aiuto economico che il governo italiano è pronto a mettere a disposizione per aiutare il suo reinserimento sociale”.
Agli italiani non resta che accontentarsi dell’allestimento delle tendopoli in varie parti del nostro paese mentre il Premier, di solito onnipresente nelle sue vesti di oratore politico televisivo, ora si limita al silenzio stampa o a promuovere negli spot il turismo in Italia, ignorando che i numerosi barconi approdati non sono navi da crociera, ma un crocevia di viaggi della speranza.