di Roberta Calò. “I reati contestati a Silvio Berlusconi ledono la dignità delle donne". Per questa ragione Arcidonna, con un pool di sei avvocati, chiederà di costituirsi parte civile nel processo al premier sul caso Ruby che inizierà il 6 aprile. "Ci abbiamo pensato tanto e abbiamo deciso che non potevano sottrarci. Le donne sono cresciute, il vaso è colmo, come ha dimostrato la mobilitazione nelle piazze di "Se non ora, quando?". E indietro non si torna. La nostra sarà un'azione giuridica ma anche politica, di certo non trasformeremo questo caso in uno show”.
In un’Italia in cui su molteplici fronti nessuno pare voglia prendere posizione, la presidente nazionale dell' Arcidonna, Valeria Ajovalasit, chiarisce il ruolo dell’ associazione nel caso Ruby. Il sei aprile a Milano, infatti, presenterà la richiesta di costituzione di parte civile assieme all'avvocato Monica Gambirasio, presidente della Camera penale di Milano.
Dalle poltrone politiche, intanto, è giunto il via libera per le autorizzazioni di Montecitorio alla richiesta che la Camera sollevi un conflitto di attribuzione contro il tribunale di Milano per il Rubygate. La motivazione è che un’eventuale rinuncia della Camera ad una reazione sarebbe valsa come “una modifica implicita” alla Costituzione in materia di rapporti tra i singoli poteri dello Stato. I legali stessi del Cavaliere chiariscono che quella del sei Aprile sarà un’ “udienza filtro” a cui lo stesso Berlusconi non presenzierà ; dunque un'ennesima farsa per fissare la linea guida sulle modalità con cui si procederà in questo processo momentaneamente stantio su rimpalli di responsabilità , rinvii, scoop giornalistici su foto e documentazioni che non sembrano trovare un riscontro poi effettivo nell’applicazione del potere esecutivo come lo stesso Premier ha profeticamente anticipato: “Anche questa volta l'attacco fallirà e noi ne verremo più forti di prima, come è sempre accaduto”.
Berlusconi ha peraltro commentato: “L'accusa è totalmente falsa e i miei avvocati lo hanno dimostrato, così falsa che c'è da chiedersi con quale coraggio la procura di Milano abbia insistito a spenderci sopra tra consulenze, rogatorie e atti processuali solo qualcosa come una ventina di milioni di euro tolti dalle tasche dei contribuenti”; una dichiarazione certo strategica per far abboccare l’opinione pubblica cercando di deviarne lo sguardo dalle falle giuridiche e legislative che mettono in ginocchio la giustizia dell’Italia.
Si tratta comunque di un contributo, quello economico, che in caso di colpevolezza dovrebbe essere addebitato alle tasche dell’imputato e non ai danni di un popolo che oltre a subire il danno di un rappresentante politico eticamente discutibile, deve sorbirsi anche la beffa di liquidare economicamente i suoi vizietti.
Berlusconi, infatti, secondo quanto emerso dalla dichiarazioni Irpef del 2009, sostiene 23 milioni 57mila e 981 euro di reddito imponibile, vantando un aumento di dieci milioni in più rispetto all’anno precedente. E mentre le tasche degli italiani si svuotano, quelle dei nostri politici si colmano. I colleghi del Cavaliere, infatti, non hanno nulla di che lamentarsi; in elenco troviamo il leader della Lega Bossi con 156.405 euro, il segretario del Pd Bersani con 150.450,il leader dell’udc Casini con 123.005, Gianfranco Fini con 142.243euro. Dunque nulla a che vedere con un governo, quale ad esempio quello giapponese, che per far fronte alla grave crisi del paese ha previsto un taglio del 30% per sei mesi allo stipendio dei parlamentari dietro proposta del Primo ministro Naoto Kan.
In un’Italia in cui su molteplici fronti nessuno pare voglia prendere posizione, la presidente nazionale dell' Arcidonna, Valeria Ajovalasit, chiarisce il ruolo dell’ associazione nel caso Ruby. Il sei aprile a Milano, infatti, presenterà la richiesta di costituzione di parte civile assieme all'avvocato Monica Gambirasio, presidente della Camera penale di Milano.
Dalle poltrone politiche, intanto, è giunto il via libera per le autorizzazioni di Montecitorio alla richiesta che la Camera sollevi un conflitto di attribuzione contro il tribunale di Milano per il Rubygate. La motivazione è che un’eventuale rinuncia della Camera ad una reazione sarebbe valsa come “una modifica implicita” alla Costituzione in materia di rapporti tra i singoli poteri dello Stato. I legali stessi del Cavaliere chiariscono che quella del sei Aprile sarà un’ “udienza filtro” a cui lo stesso Berlusconi non presenzierà ; dunque un'ennesima farsa per fissare la linea guida sulle modalità con cui si procederà in questo processo momentaneamente stantio su rimpalli di responsabilità , rinvii, scoop giornalistici su foto e documentazioni che non sembrano trovare un riscontro poi effettivo nell’applicazione del potere esecutivo come lo stesso Premier ha profeticamente anticipato: “Anche questa volta l'attacco fallirà e noi ne verremo più forti di prima, come è sempre accaduto”.
Berlusconi ha peraltro commentato: “L'accusa è totalmente falsa e i miei avvocati lo hanno dimostrato, così falsa che c'è da chiedersi con quale coraggio la procura di Milano abbia insistito a spenderci sopra tra consulenze, rogatorie e atti processuali solo qualcosa come una ventina di milioni di euro tolti dalle tasche dei contribuenti”; una dichiarazione certo strategica per far abboccare l’opinione pubblica cercando di deviarne lo sguardo dalle falle giuridiche e legislative che mettono in ginocchio la giustizia dell’Italia.
Si tratta comunque di un contributo, quello economico, che in caso di colpevolezza dovrebbe essere addebitato alle tasche dell’imputato e non ai danni di un popolo che oltre a subire il danno di un rappresentante politico eticamente discutibile, deve sorbirsi anche la beffa di liquidare economicamente i suoi vizietti.
Berlusconi, infatti, secondo quanto emerso dalla dichiarazioni Irpef del 2009, sostiene 23 milioni 57mila e 981 euro di reddito imponibile, vantando un aumento di dieci milioni in più rispetto all’anno precedente. E mentre le tasche degli italiani si svuotano, quelle dei nostri politici si colmano. I colleghi del Cavaliere, infatti, non hanno nulla di che lamentarsi; in elenco troviamo il leader della Lega Bossi con 156.405 euro, il segretario del Pd Bersani con 150.450,il leader dell’udc Casini con 123.005, Gianfranco Fini con 142.243euro. Dunque nulla a che vedere con un governo, quale ad esempio quello giapponese, che per far fronte alla grave crisi del paese ha previsto un taglio del 30% per sei mesi allo stipendio dei parlamentari dietro proposta del Primo ministro Naoto Kan.
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