di Dario Durante. Nella provincia jonica, la festa di San Giuseppe del 19 marzo è espressione di fervida devozione e di antiche tradizioni popolari.
A San Marzano, comunità albanofona dell’entroterra tarantino, nella notte della vigilia si svolge l’originale rito della processione della legna portata da traini e trattori, decorati con festoni colorati. L’accensione del grande falò, alla cui sommità è posta l’icona del santo, è vissuta come festa collettiva e come rituale di buon auspicio e di purificazione.
A Monteparano, piccolo paese collinare del versante orientale, l’allestimento di tavole imbandite all’interno di numerose abitazioni private è simbolo di ospitalità .
La preparazione e la cottura dei piatti avviene durante la notte della vigilia con l’aiuto del vicinato. Il mattino della festa avviene la benedizione delle pietanze, disposte su grandi altarini votivi adornati da bianche lenzuola ricamate e composti da sette gradini (in riferimento ai sette sacramenti). Dopo il banchetto inscenato da cinque commensali per ricordare la Sacra Famiglia, ogni visitatore è invitato a ristorarsi.
Oltre al pane e all’olio di S. Giuseppe, si può assaporare la massa (pasta fresca condita con cozze crude, pepe e olio), fave, zuppa di ceci e fagioli, baccalà fritto o al sugo, cavolfiori e le immancabili “carteddate”, dolci fritti di farina bianca passati nel miele e spolverati con zucchero a velo.
Simili festeggiamenti avvengono anche in alcuni quartieri della città di Taranto e nei paesi di Lizzano, Faggiano e Fragagnano.
A San Marzano, comunità albanofona dell’entroterra tarantino, nella notte della vigilia si svolge l’originale rito della processione della legna portata da traini e trattori, decorati con festoni colorati. L’accensione del grande falò, alla cui sommità è posta l’icona del santo, è vissuta come festa collettiva e come rituale di buon auspicio e di purificazione.
A Monteparano, piccolo paese collinare del versante orientale, l’allestimento di tavole imbandite all’interno di numerose abitazioni private è simbolo di ospitalità .
La preparazione e la cottura dei piatti avviene durante la notte della vigilia con l’aiuto del vicinato. Il mattino della festa avviene la benedizione delle pietanze, disposte su grandi altarini votivi adornati da bianche lenzuola ricamate e composti da sette gradini (in riferimento ai sette sacramenti). Dopo il banchetto inscenato da cinque commensali per ricordare la Sacra Famiglia, ogni visitatore è invitato a ristorarsi.
Oltre al pane e all’olio di S. Giuseppe, si può assaporare la massa (pasta fresca condita con cozze crude, pepe e olio), fave, zuppa di ceci e fagioli, baccalà fritto o al sugo, cavolfiori e le immancabili “carteddate”, dolci fritti di farina bianca passati nel miele e spolverati con zucchero a velo.
Simili festeggiamenti avvengono anche in alcuni quartieri della città di Taranto e nei paesi di Lizzano, Faggiano e Fragagnano.