Yara: forse uccisa da più persone

di Roberta Calò
“I cadaveri parlano, ma lo fanno lentamente. Tempo e prudenza: ci vorranno giorni, un paio di settimane, per avere un quadro completo” spiegano i medici legali che collaborano con Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che sta portando avanti l’autopsia sul corpo di Yara. La dottoressa ha spiegato che ciò che loro forniscono come tecnici sono solo dei tasselli di un puzzle che solo magistrati, inquirenti e forze del’ordine possono ricostruire.
Secondo le prime indiscrezioni il cadavere, oltre ai segni da taglio sulla schiena e sui polsi, presenterebbe anche segni di soffocamento che si pensa ne abbiano causato il decesso. L’esame autoptico avrebbe accertato che la ragazza non avrebbe teoricamente subìto violenza sessuale, ma ha rilevato che ci sono almeno sei ferite di arma da taglio sul collo, una sul polso e quattro sulla schiena. La violenza sessuale potrebbe però rappresentare eventualmente un movente; in ogni caso i segni rivelano un chiaro tentativo della vittima di difendersi dal suo carnefice.
Intanto le forze dell’ordine hanno recintato nuovamente la zona dove è stato trovato il cadavere impedendo a quanti sino ad oggi si erano recati in loco per portare fiori, biglietti e peluches. Quello che ci si augura è di ritrovare tracce per capire se il corpo si trovasse lì dall’inizio o se sia stato trascinato in seguito all’omicidio.
Sulla questione del ritrovamento Pietro Valsecchi, capo della Protezione civile, ha spiegato che loro venivano coordinati dalle Forze dell’ordine e che hanno escluso una zona simile perché nessuno avrebbe ipotizzato che un assassino potesse nascondere il corpo della sua vittima in un campo così aperto e visibile. L’uomo, rammaricato per gli attacchi e le polemiche che hanno infangato il lavoro di uomini che si sono dedicati incessantemente alle ricerche anche nei giorni di festa, ha spiegato che Fulvio Gambirasio li ha ringraziati per l’impegno e lo ha invitato a non badare a simili polemiche.
Valsecchi ha palesato anche una sua idea circa le dinamiche dell’accaduto: “Una sola persona non poteva fare una cosa di questo tipo, un massacro così. Yara è stata portata qui da più persone, ne sono convinto”. “Ho detto che secondo me qualcuno non ha parlato perchè sono convinto che almeno una persona abbia visto cosa è successo qui a Chignolo. Non è possibile non accorgersi che qui qualcuno ha portato il cadavere di questa povera ragazza. Non ci sono alberi, non ci sono salite nè avvallamenti particolari. Qui non si poteva non vedere e mi riferisco a tutta la gente del posto, non solo ai volontari che qui hanno cercato Yara. Non so invece, se a Brembate Sopra qualcuno sapeva: non voglio accusare nessuno”. “Non so chi sia passato, chi abbia fatto le ricerche. Ma ora mi farò dare tutta la documentazione, perchè voglio andare a fondo. Qui l’avrebbe trovata anche un ragazzino, non c’era bisogno nè di cani nè di altri mezzi speciali per le ricerche. Secondo me questo non è il lavoro di una persona sola – conclude Valsecchi -. Qui hanno agito più persone. Continuo a credere ad un branco”.
Mamma Maura, dal canto suo, non cerca vendette ma vuole risposte e chiede a curiosi e giornalisti di avere rispetto del dolore della famiglia Gambirasio.
La allenatrice della minore, invece, parlando del dolce ricordo della sua alunna ha dichiarato: “Ci aiuterà nel nostro cammino. Ci mancherà la sua gioia e la sua voglia di fare ginnastica. Ma dobbiamo andare avanti per le altre ragazzine. La ricordiamo così, piena di vita”.
Lo psicologo e lo psichiatra Alessandro Meluzzi portando come esempio i casi di Cogne, Garlasco, Avetrana ha dichiarato: ”Nessuno fa più il suo mestiere. Poliziotti, magistrati, giornalisti. E nessuno è in grado di fare un'indagine seria, complessa e unire tutti i tasselli per arrivare all'assassino. E' questa la radice della malattia”. E poi, sulla possibile violenza sessuale, sostiene: “La smonta parzialmente. Il movente sessuale può essere seguito da una inadeguatezza di situazioni in grado di compiere il fatto sessuale. Il movente ci può essere anche senza che l'atto poi venga compiuto. Ci può essere una defaillance del violentatore o una ribellione incontenibile della vittima o un elemento che disturba l'atto sessuale. Quindi direi che il teorema rimane”.

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