Yara: si brancola nel buio, smentite tracce di dna

di Roberta Calò. "Troppe invenzioni giornalistiche negli ultimi giorni. Non c'è, non esiste lo strangolamento. Non so da dove escano certi dettagli, anche il fatto che ci sarebbero segni sul collo della ragazza. Non ci sono e non abbiamo ancora certezze sulle cause della morte". Questo è quanto asserisce il pm Letizia Ruggeri, la quale però precisa: "Ci sono tre aree di infiltrazioni di sangue anomale al volto e al capo. Se si è trattato di pugni o di un corpo contundente è difficile dirlo. Comunque non ci sono riflessi di quei colpi sulle ossa del volto e del cranio".
Smentita anche la notizia sugli ultimi rilevamenti biologici: "È un'altra invenzione quella della traccia di Dna sulla felpa", mentre un investigatore chiarisce che non c'è "nessuna compatibilità tra le tracce di Dna su un guanto di Yara e circa 250 profili che abbiamo a disposizione, mentre altrettanti sono ancora da comparare". Si chiarisce poi la questione del dna trovato sui guanti: "Questo però nell'ipotesi che il dna isolato sui guanti di Yara sia quello dell'assassino - precisa un esperto - perché in caso contrario troveremmo soltanto un sospettato legato a quel profilo, ma estraneo ai fatti".
Al momento gli investigatori restano certi solo di pochi elementi: "E' un mistero l'assenza di una certa quantità di sangue sui vestiti di Yara. Ci sono solo alcune infiltrazioni di carattere putrefattivo sul terreno, che contengono anche sangue, probabilmente non derivato però dalle ferite con arma da taglio. E non è stata individuata nessuna scia di sangue sul terreno tale da pensare ad un trascinamento del corpo". Secondo quanto ipotizzato, rapimento e omicidio sono stati commessi entro un'ora e mezza del 26 novembre. Nessuna svolta giunge nemmeno dall'analisi delle utenze telefoniche e dei video delle telecamere di Brembate e di Chignolo D'Isola: "ci sono ben 4000 utenze che sono passate da Brembate a Chignolo d'Isola quella sera. Un rompicapo. Abbiamo davvero lavorato su tutto - conclude il pm -. Ogni ambiente possibile è stato battuto, dai cantieri della zona agli amici e alle persone più conosciute da Yara, fino a potenziali stupratori seriali. Il delitto a sfondo sessuale resta l'ipotesi prevalente, ma ad esempio si è presa davvero in considerazione anche la pista satanica".

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