di Roberta Calò. “Il cadavere parla, e adesso continuiamo a cercarne altro”. Gli inquirenti si concentrano sulle tracce di Dna che, in caso di appartenenza all’assassino, potrebbero essere “la chiave di tutto”. Tra le varie incertezze quello che almeno per ora resta agli atti come un dato oggettivo è quello del dna di un uomo trovato sulla batteria cellulare della minore. A giudicare dalle prime indagini non sembrerebbe appartenere a persone schedate o comunque note alle forze dell’ordine. La batteria, in ogni caso, non risulterebbe essere stata toccata da nessuno nei giorni antecedenti all’omicidio ed è proprio che in questo oggetto che gli inquirenti ripongono le loro speranze. Le tracce di dna femminile, invece, sarebbero state lasciate sui guanti della giovane.
Circa le ferite trovate sul corpo il pm Letizia Ruggeri che sta analizzando di volta in volta i dati forniti dagli esami dell’anatomopatologa incaricata, Cristina Cattaneo, ha dichiarato: “le ferite da lama non erano profonde” ed erano “assenti segni di soffocamento”; “le lesività non indicano una chiara volontà omicidiaria. Non si capisce con che logica siano state fatte, se per tramortire, uccidere o solo ferire”. Quella che prende piede è infatti l’idea che la ragazza si fidasse delle persone che poi l’hanno aggredita o che perlomeno le conoscesse, tanto da pensare di poter salire volontariamente a bordo della loro autovettura. La stessa ipotesi che si tratti di un uomo e di una donna sfaterebbe la versione eventuale di omicidio per mano di un maniaco. La stessa figura femminile potrebbe aver trasmesso una maggiore fiducia alla minore che si sarebbe potuta lasciar coinvolgere senza pensare ad eventuali pericoli. Se le ipotesi che si concretizzano non riescono a inquadrarsi entro una dinamica dell’omicidio, potrebbero però rientrare in una strategia della procura che, non si sa ancora per quali motivi, lascia trapelare alcune indiscrezioni ma conserva nel amassimo riserbo delle altre secondo un’apparente linea razionale d’azione. Lo stesso pubblico ministero, in merito ai segni e alle immagini messe in giro dagli organi di stampa nei giorni scorsi, ha dichiarato: “È strano ma al momento non è possibile parlare di simbolo. Ho visto certe ricostruzioni dei media ma non mi pare che sia quello che si vede sul cadavere”. Una deduzione alquanto anomala da parte di chi ha approfondito in questa direzione servendosi proprio di un apparato di esperti del settore. In ogni caso si tratta di un percorso interpretativo difficile trattandosi di “un cadavere che non dimentichiamo è stato esposto per tre mesi alle intemperie”.
Intanto il procuratore aggiunto di Bergamo, Massimo Meroni, ha convocato per martedì mattina alle 11 una conferenza stampa sul caso Gambirasio; nessuna indiscrezione a riguardo ma si potrebbe supporre che l’incontro miri a fare il punto della situazione. La chiarezza che si cerca potrebbe anche scaturire da un necessità di cominciare a fare una cernita anche in merito alle numerose ipotesi emerse e diffusione dall’opinione pubblica.
Non manca, come già era accaduto settimane addietro prima del ritrovamento del cadavere, un tentativo di mettere a tacere gli organi di stampa. Alcuni cittadini, come anticipato dal parroco di Brembate nel corso dell’omelia domenicale, sarebbero intenzionati a portare avanti una raccolta di firme finalizzata a mettere fine al “bombardamento mediatico” che sta vede protagonista il caso della giovane ginnasta. Don Corinno ha infatti dichiarato: “Vedete, vi ho sempre parlato con il cuore in mano, con semplicità e senza sottintesi del dramma della nostra Yara che ha colpito tutti noi. Invece i giornali, i massmedia hanno raccontato quello che volevano. L'altra sera ho ricevuto la telefonata da un brembatese il quale mi confidava che sta partendo una raccolta di firme per chiedere ai giornali e alle televisioni di cessare questo negativo bombardamento mediatico sulla nostra comunità. Mi chiedeva un mio parere e subito ho risposto che condividevo questa azione”.
Circa le ferite trovate sul corpo il pm Letizia Ruggeri che sta analizzando di volta in volta i dati forniti dagli esami dell’anatomopatologa incaricata, Cristina Cattaneo, ha dichiarato: “le ferite da lama non erano profonde” ed erano “assenti segni di soffocamento”; “le lesività non indicano una chiara volontà omicidiaria. Non si capisce con che logica siano state fatte, se per tramortire, uccidere o solo ferire”. Quella che prende piede è infatti l’idea che la ragazza si fidasse delle persone che poi l’hanno aggredita o che perlomeno le conoscesse, tanto da pensare di poter salire volontariamente a bordo della loro autovettura. La stessa ipotesi che si tratti di un uomo e di una donna sfaterebbe la versione eventuale di omicidio per mano di un maniaco. La stessa figura femminile potrebbe aver trasmesso una maggiore fiducia alla minore che si sarebbe potuta lasciar coinvolgere senza pensare ad eventuali pericoli. Se le ipotesi che si concretizzano non riescono a inquadrarsi entro una dinamica dell’omicidio, potrebbero però rientrare in una strategia della procura che, non si sa ancora per quali motivi, lascia trapelare alcune indiscrezioni ma conserva nel amassimo riserbo delle altre secondo un’apparente linea razionale d’azione. Lo stesso pubblico ministero, in merito ai segni e alle immagini messe in giro dagli organi di stampa nei giorni scorsi, ha dichiarato: “È strano ma al momento non è possibile parlare di simbolo. Ho visto certe ricostruzioni dei media ma non mi pare che sia quello che si vede sul cadavere”. Una deduzione alquanto anomala da parte di chi ha approfondito in questa direzione servendosi proprio di un apparato di esperti del settore. In ogni caso si tratta di un percorso interpretativo difficile trattandosi di “un cadavere che non dimentichiamo è stato esposto per tre mesi alle intemperie”.
Intanto il procuratore aggiunto di Bergamo, Massimo Meroni, ha convocato per martedì mattina alle 11 una conferenza stampa sul caso Gambirasio; nessuna indiscrezione a riguardo ma si potrebbe supporre che l’incontro miri a fare il punto della situazione. La chiarezza che si cerca potrebbe anche scaturire da un necessità di cominciare a fare una cernita anche in merito alle numerose ipotesi emerse e diffusione dall’opinione pubblica.
Non manca, come già era accaduto settimane addietro prima del ritrovamento del cadavere, un tentativo di mettere a tacere gli organi di stampa. Alcuni cittadini, come anticipato dal parroco di Brembate nel corso dell’omelia domenicale, sarebbero intenzionati a portare avanti una raccolta di firme finalizzata a mettere fine al “bombardamento mediatico” che sta vede protagonista il caso della giovane ginnasta. Don Corinno ha infatti dichiarato: “Vedete, vi ho sempre parlato con il cuore in mano, con semplicità e senza sottintesi del dramma della nostra Yara che ha colpito tutti noi. Invece i giornali, i massmedia hanno raccontato quello che volevano. L'altra sera ho ricevuto la telefonata da un brembatese il quale mi confidava che sta partendo una raccolta di firme per chiedere ai giornali e alle televisioni di cessare questo negativo bombardamento mediatico sulla nostra comunità. Mi chiedeva un mio parere e subito ho risposto che condividevo questa azione”.
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