BEIRUT. Le notizie sono frammentarie e confuse, ma il Venerdi' Santo in Siria verra' ricordato come uno dei peggiori bagni di sangue nella storia delle recenti rivolte in Medio Oriente. Non sono serviti i segnali di apertura da parte del presidente Bashar al Assad che negli ultimi giorni ha firmato decreti per l'abrogazione della legge d'emergenza e della Corte superiore della sicurezza di Stato. Oggi al termine delle preghiere del venerdi' migliaia di persone si sono riversate in strada in diverse citta' della Siria, compresa la capitale Damasco e le forze dell'ordine, secondo quanto riferito da attivisti dei diritti umani contattati telefonicamente dalle agenzie internazionali, hanno aperto il fuoco sui manifestanti causando decine di morti e feriti, con un bilancio che si aggrava di ora in ora.
80 MORTI - Almeno 14 persone sono morte a Ezreh, citta' della provincia di Daraa, epicentro delle manifestazioni contro il regime iniziate a meta' del mese scorso. Una persona e' stata uccisa Hirak, mentre a Damasco le vittime sono state almeno 15, nove nel quartiere di Douma e altre sei nelle zone di Barzeh, Harasta e Al-Maadamiyah. Due morti sono stati registrati anche ad Hama, dove nel 1982 il regime massacro decine di migliaia di islamici. Altri due manifestanti sono caduti sotto i colpi delle forze dell'ordine a Latakia e quattro persone hanno perso la vita a Homs.
CASA BIANCA, BASTA VIOLENZE, ATTUARE RIFORME PROMESSE - La Casa Bianca ha chiesto alla Siria di porre un termine alle violenze e di attuare le riforme promesse. Lo ha dichiarato a bordo dell'AirForceOne il portavoce del presidente Usa Barack Obama, Jay Carney. "Deploriamo l'uso della violenza", ha detto Carney ai giornalisti al seguito di Obama prima di chiedere al governo di Damasco di "cessare e di rinunciare all'uso della violenza nei confronti dei dimostranti" oltre ad attuare le riforme promesse.
"Gli Stati Uniti condannano nella maniera più forte possibile l'uso della forza contro i dimistranti da parte del governo siriano. Questo atroce ricorso alla violenza per fermare la protesta deve finire subito". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, commenta le decine di vittime della giornata di ieri in Siria. "I nostri pensieri - aggiunge Obama in una nota diffusa dalla Casa Bianca - vanno alle famiglie delle vittime e al popolo siriano che sta affrontando questo momento difficile". Obama, alla luce della violentissima repressione di ieri, giudica quindi "non seria" la decisione assunta dal governo di Damasco di porre fine, dopo decenni, allo stato d'emergenza. "Nel corso degli ultimi due mesi, da quando è iniziata la protesta - prosegue Obama - gli Stati Uniti hanno ripetutamente incoraggiato Assad e il suo governo a portare avanti un programma di riforme. Ma sinora hanno rifiutato di rispettare i diritti del popolo siriano ed essere all'altezza delle sue aspirazioni
80 MORTI - Almeno 14 persone sono morte a Ezreh, citta' della provincia di Daraa, epicentro delle manifestazioni contro il regime iniziate a meta' del mese scorso. Una persona e' stata uccisa Hirak, mentre a Damasco le vittime sono state almeno 15, nove nel quartiere di Douma e altre sei nelle zone di Barzeh, Harasta e Al-Maadamiyah. Due morti sono stati registrati anche ad Hama, dove nel 1982 il regime massacro decine di migliaia di islamici. Altri due manifestanti sono caduti sotto i colpi delle forze dell'ordine a Latakia e quattro persone hanno perso la vita a Homs.
CASA BIANCA, BASTA VIOLENZE, ATTUARE RIFORME PROMESSE - La Casa Bianca ha chiesto alla Siria di porre un termine alle violenze e di attuare le riforme promesse. Lo ha dichiarato a bordo dell'AirForceOne il portavoce del presidente Usa Barack Obama, Jay Carney. "Deploriamo l'uso della violenza", ha detto Carney ai giornalisti al seguito di Obama prima di chiedere al governo di Damasco di "cessare e di rinunciare all'uso della violenza nei confronti dei dimostranti" oltre ad attuare le riforme promesse.
"Gli Stati Uniti condannano nella maniera più forte possibile l'uso della forza contro i dimistranti da parte del governo siriano. Questo atroce ricorso alla violenza per fermare la protesta deve finire subito". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, commenta le decine di vittime della giornata di ieri in Siria. "I nostri pensieri - aggiunge Obama in una nota diffusa dalla Casa Bianca - vanno alle famiglie delle vittime e al popolo siriano che sta affrontando questo momento difficile". Obama, alla luce della violentissima repressione di ieri, giudica quindi "non seria" la decisione assunta dal governo di Damasco di porre fine, dopo decenni, allo stato d'emergenza. "Nel corso degli ultimi due mesi, da quando è iniziata la protesta - prosegue Obama - gli Stati Uniti hanno ripetutamente incoraggiato Assad e il suo governo a portare avanti un programma di riforme. Ma sinora hanno rifiutato di rispettare i diritti del popolo siriano ed essere all'altezza delle sue aspirazioni
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