Barletta, intervista a Roberto Scarnecchia, a spasso tra il tempo che fu ricordando la serie B biancorossa

di Nicola Ricchitelli. Quel biancorosso che tinse balconi e finestre sparsi qua e là tra le vie della città della disfida, potesse parlare il colosso Eraclio direbbe di quei ornamenti biancorossi con cui fu vestito a festa. La mia e la nostra generazione a stento ricorda le note di Gino Pastore, se non rinverdite dai cori della Curva Nord la domenica, chi due, chi tre anni, qualcuno vi doveva ancora nascere, altri magari nascevano proprio in quei giorni, insomma quella primavera del 1987 inesorabilmente è entrata di diritto nelle pagine della nostra città, ed insieme ad essa l’artefice di quel miracolo calcistico nonché il presidente Franco Discosola, ma anche il direttore sportivo Enzo Nucifora, e quindi i calciatori: dal portiere Roberto Renzi a capitan Renzo Castagnini, e quindi Lello Sciannimanico, Claudio Cocco, Nicola D'Ottavio, Bruno Incarbona, Vincenzo Marino, Vito Petruzzelli, ma soprattutto il grande bomber “romano de Roma” Roberto Scarnecchia che dopo aver vissuto nell’olimpo del calcio italiano dividendosi tra lo Stadio Olimpico, S.Siro e S.Paolo con le maglie di Roma – con cui vinse due coppe Italia – Napoli, Pisa e Milan decise di scendere di arrivare nella città di Eraclio ad indossare la maglia biancorossa.

D: Un saluto da Giornale di Puglia al grande Roberto Scarnecchia, bomber storico del leggendario Barletta che nell’oramai lontano 1987 conquistò con la maglia biancorossa una storica promozione in serie B, Roberto se io ti dicessi Barletta quali ricordi affiorano ala mente?

R:« Sono molti i pensieri che tornano alla mente nominando Barletta, naturalmente la promozione in serie B e l'anno dopo la grande impresa della salvezza, disputando un girone di ritorno da promozione in serie A, poi i tifosi straordinari ed in fine il fascino della città. Ah! dimenticavo le donne stupende».

D: Roberto ripercorriamo un po’ le fasi della tua carriera, classe 58 “romano de Roma” diventi sin da subito titolare inamovibile della grande Roma di Liedholm - con cui vinci tra l’altro due coppe Italia - al fianco di gente come Conti, Falcao, Di Bartolomei e Carletto Ancelotti, prima del tuo passaggio al Napoli nella stagione 1982-1983, che ricordi hai di quel periodo ma soprattutto cosa hai provato quando un anno dopo al tuo approdo all’ombra del Vesuvio i giallorossi vinsero lo scudetto?

R:«Gli anni della Roma sono stati per me fondamentali ai fini della realizzazione della mia carriera, giocare al fianco dei campioni da te nominati, è stato non solo gratificante, ma anche molto istruttivo sia in campo che nella vita di tutti i giorni. Poi il destino è sempre molto imprevedibile soprattutto nel calcio, e la mia voglia di giocare mi porto a fare un passo forse troppo frettoloso, e mi ritrovai a Napoli dove per altro, sono stato benissimo. Ahimè proprio in quell'anno la Roma vinse lo scudetto, che sinceramente sento un pò sul petto anch'io, visti i campionati precedenti giocati per costruire proprio quella vittoria nella stagione '82-'83».

D:Roma, e quindi Napoli, Pisa e Milan, Olimpico, S.Paolo e S.Siro, ma nonostante tutto non ancora ventottenne la tua carriera dopo l’esperienza con la casacca rossonera sembrava volgere al termine? Cosa accade in quel periodo Roberto?

R:« Successe forse il primo caso in quegl'anni '80, di giocatore in mezzo ad una trattativa bloccata per colpa del famoso svincolo. Mi spiego meglio, ero al 50% del Pisa e al 50% del Milan, tuttavia io non volli rimanere a Pisa ed il Milan voleva riscattarmi ad una cifra più bassa di quella che chiedeva il fu Presidente Romeo Anconetani. Per cui rimasi fermo per un anno, allenandomi con il Milan ma senza poter giocare perchè non tesserato. L'anno dopo, inizio stagione sportiva stessa storia, per cui ad ottobre andai al calcio mercato ed incontrai il Presidente Franco Di Cosola. Mi propose un contratto veramente molto interessante e di durata 2 anni (a quei tempi si facevano generalmente contratti annuali), ed io accettai al sfida, il resto lo conosci bene!»

D: A Milano di te ricordano un gran goal in coppa Italia contro i cugini nerazzurri, che ricordi hai di quella partita?

R:« Segnare un goal è già una grande soddisfazione, segnarlo in un "derby" è stato fantastico. Di quella gara ricordo oltre al mio goal tra l’altro direi caratteristico poiché presi la palla dal portiere e feci un "coast to coast" fino all'area dell'Inter, lì feci un "uno-due" con Hatley e sulla palla di ritorno battei Walter Zenga con un tiro rasoterra, ricordo anche di quella partita finita in pareggio, proprio per merito di questo, il passaggio al turno successivo e cioè alla finale di Coppa Italia che giocammo con la Sampdoria».

D: Roberto hai chiuso la tua carriera proprio a Barletta quando avevi appena trent’anni? Quali i motivi che ti spinsero a quella decisone? Ma soprattutto quanto ti ha dato e quanto ti ha tolto il calcio in circa dieci anni di carriera?

R:« Probabilmente io non sono nato calciatore, e questo ha fatto si che appena ho potuto ho smesso per avvicinarmi alla famiglia residente a Milano. Anche questo è stato un errore, avrei potuto anche restare a Barletta, in più avevo tante richieste dalla Lazio, Brescia, Torino, Triestina, Atalanta, e forse altre, tuttavia nel momento in cui "molli" non trovi più la forza di ricominciare, soprattutto a 30 anni di allora. Oggi posso dire di aver unito nella mia vita, il calcio poiché alleno e la vita da docente universitario e da manager in economia, insomma forse sono nato più per la seconda che ho detto, ma la prima mi ha fatto innamorare del tappeto verde ed ora è nel mio DNA!».

D: Arrivasti nella città della disfida a vestire la casacca biancorossa dell’ambizioso Barletta di Franco Dicosola nel 1986, passando quindi dall’olimpo del calcio ai campetti di provincia, qualcuno malignamente ipotizza che contribuì molto il ricco biennale che l’imprenditore barlettano ti fece firmare, ma aldilà di tutto cosa ti spinse a scendere di categoria fin in serie C1?

R:«Un pochino ti ho già risposto prima, comunque ti confermo il grande entusiasmo trasmesso dal Presidente e la voglia di rivincita al di là della categoria più o meno blasonata».

D: Roberto che ricordi hai di Franco Dicosola? Ci puoi raccontare qualche aneddoto particolare?

«Un grande Presidente e un grande uomo, naturalmente per me! Mi fece una strana impressione appena lo vidi, come già detto manifestò grande entusiasmo e lo raccolsi al 100%. Poi notai il suo modo stravagante di vestire, in particolare notai il suo fazzoletto nel taschino della giacca molto ma molto evidente e di colore identico alla camicia, anch'essa molto evidente!! Se non ricordo male marcata Gianni Versace e di colore giallino e nero».

D:Roberto di quei due anni vissuti a Barletta qual è il ricordo che porterai sempre dentro di te, quale il momento piu difficile?

R:«Il più bel ricordo la festa per la promozione in serie B, il momento più difficile, l'intero girone d'andata proprio del campionato di serie B!».

D: Stagione 86/87 dicevamo, l’esordio quel 2 Novembre con goal al Martina, passando per partite memorabili quali Catanzaro e Sorrento, cosa ricordi del giorno che sancì la promozione in B del Barletta? Cosa auguri a questo Barletta targato Tatò?

R:«Proprio quel giorno è stato il più bello della mia vita a Barletta. I tifosi ci adoravano e fidati essere adorati è fantastico, non credere a quelli che dicono il contrario. A tutti fa piacere essere coccolati. Mi auguro che il Presidente prenda in considerazione la mia candidatura ad allenare il Barletta!! scherzi a parte, mi auguro si possa salvare e ricominciare il prossimo anno più attrezzati per la C1, piena giustificazione al Presidente Tatò che quest'anno non sapendo ancora quale campionato disputare, non ha potuto realizzare la campagna acquisti adeguata. Comunque mi piacerebbe provare a "sedere" sulla panchina barlettana, solo che questa volta in borgherse! Un abbraccio a tutti e forza Barletta!! Uno di voi!»

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