Barletta, speciale amministrative 2011: intervista a Rosa Cascella (PD) candidata al consiglio comunale

di Nicola Ricchitelli. Ospite quest’oggi dello spazio Speciale Amministrative è Rosa Cascella, giovanissima candidata del Partito Democratico. Per Rosa Cascella, la militanza partitica inizia con la nascita del Partito Democratico dove diviene sin da subito rappresentante politica nella Direzione nazionale PD. Alle sue spalle vi è già una candidatura - candidata al Consiglio Provinciale nel 2009.

D: Signorina Cascella, che si parta dalla solita e scontata domanda: quali i motivi della sua candidatura, ma soprattutto cosa ha da dare Rosa Cascella alla politica?

R:«Mi candido perché ho la consapevolezza che si può fare meglio e si deve fare meglio. Perchè è arrivato il momento di introdurre novità, freschezza, competenza. Voglio rendermi disponibile e mettermi in gioco in prima persona per risolvere i problemi anzichè scadere nel famoso motto "Tanto sono tutti uguali...". Perchè non è così e ne sono fortemente convinta! Quello che offro alla politica è la voglia, l'entusiasmo, la passione di una ragazza che, laddove si sta già affermando professionalmente e abbia avviato un percorso dirigenziale all'interno dei PD, oggi, come 2 anni fa in occasione delle Provinciali, decide di mettersi al servizio della cittadinanza cercando di trasformare le istanze dei cittadini in progetti, azioni concrete, in atti amministrativi che favoriscano la crescita della nostra città».

D: La sua può dirsi una candidatura giovane, ma soprattutto una candidatura donna, due elementi che sono un po’ mancati in questi ultimi anni in Consiglio comunale, cosa può dare in più alla politica gioventù e gentil sesso?

R:«Un punto di vista differente. Una prospettiva differente. La società è composta da diverse "sensibilità" che non sono solo quelle di genere o di generazione, ma anche quelle di categorie "emarginate" perché rappresentative di istanze non economicamente appetibili. Cadere nella retorica dei giovani e delle donne, ha fatto dimenticare il vero obiettivo di una società moderna e democratica, ovvero quella di favorire un'equa rappresentanza dei cittadini. Potrei dirle che una donna è portatrice di valore aggiunto, perché è pragmatica, sensibile, abituata all'ascolto; così come potrei cavalcare l'onda del necessario rinnovamento attraverso l’ingresso in politica di giovani ma cadrei nei limiti del luogo comune che non lascia alla donna anche la libertà di esser mediocre così come non contempla che il rinnovamento è nel modo di agire e non nell'età anagrafica. Ciò non significa che non condivida le battaglie di genere o generazionali ma semplicemente ritengo che il valore aggiunto di una donna, giovane, sia quello di esser capace di esprimere un punto di vista differente, lontana dalle logiche campanilistiche che spesso governano i processi decisionali.
E' ovvio che un volto giovane non può svecchiare un partito, che una donna da sola non può cambiare il clima maschilista presente in tutti i partiti italiani. E' quindi necessario un cambiamento delle regole del gioco. E questo può realizzarsi in due modi. Il primo è dall'alto: dovrebbe essere forte in tutti i partiti, come è già successo in alcuni, l'esigenza di riequilibrare la presenza, togliere l'omogeneità. Questo può realizzarsi attraverso le cosiddette quote, sia per gli organismi dirigenti, sia nelle liste elettorali. I partiti devono dare segnali forti. Bisogna comunicare rosa e comunicare giovane. Anche chi guarda la politica da molto lontano, capisce quanto siamo indietro su questo punto. In secondo luogo, è indispensabile stimolare il sistema dal basso. Quando la legge ci consente di farlo, ossia quando è possibile esprimere la propria preferenza sui candidati, come per esempio nelle elezioni amministrative, sarebbe dunque una buona occasione fare la nostra buona azione individuale. A Maggio scegliamo di mettere la crocetta sul nome di una donna, magari una giovane donna. Il vantaggio sarà per tutti».

D: Partiamo un po’ dal suo ultimo intervento congiunto con il consigliere Dott. Ruggiero Mennea in merito alla vivibilità di Via Roma, una situazione le assicuro che presenta tratti in comune con molte alte zone di Barletta, condite tra l’altro dalla presenza di microcriminalità e quant’altro. Che Barletta ci lascia l’amministrazione Maffei dal punto di vista della vivibilità della città?

R:« Fare un bilancio di amministrazione a fine legislatura, considerando i tempi della politica e della burocrazia, non è semplice poiché ci sono "indici/indicatori" difficilmente quantificabili o direttamente visibili. Premesso questo, ritengo che l'amministrazione Maffei durante i cinque anni di amministrazione sia intervenuta sulla città, migliorando la qualità di vita dei barlettani. Come ogni cosa, anche l'amministrazione non è perfetta, ma sicuramente migliorabile e in tal senso deve essere letto il mio intervento congiunto con il Consigliere Mennea. Barletta è una città complessa, la sua gestione amministrativa necessita di un lavoro quotidiano e spesso esclusivo sicché può capitare che alcuni problemi, importanti nella quotidianità del singolo cittadino, possano essere considerati non prioritari; in questa situazione, il ruolo del Consigliere quale "ascoltatore" e "rappresentante" dei cittadini, diventa coincidente con quello di "pungolatore" spesso confuso con quello di "irresponsabile" nella comune confusione che si fa tra amministratore e consigliere comunale. Come ho già espresso in precedenza, la credibilità di un’amministrazione nei confronti dei cittadini si misura nel saper recepire i loro problemi e nella capacità di mettere in pratica soluzioni definitive e tempestive. E l’amministrazione Maffei continuerà a dare soluzioni concrete ai cittadini».

D: I numeri dell’ultimo consiglio comunale dicevano che su sei assessori, e 40 consiglieri comunali, solo in due – Mariagrazia Vitobello e Lucia Soricaro – erano donne, ad ogni tornata elettorale comunque non manca la presenza della donna nelle candidature, a tuo modo di vedere il fatto della scarsa eleggibilità delle donne è una questione di scarsa cultura popolare che vuole la donna impegnata nelle faccende domestiche e ad accudire la prole anziché in politica o cosa?

R:« Ritengo che il ruolo della donna ancora oggi, rilegato spesso a quello di casalinga e mamma, possa essere considerato sicuramente uno degli elementi che limita l'accesso, non solo alla vita politica, ma altresì, a quella lavorativa nel senso più ampio. La legislazione vigente, dall'adozione della legge 53/2000 al protocollo d'intesa firmato dalla Regione per implementare strumenti di sostegno alla conciliazione vita- lavoro, sicuramente cerca di incidere in senso positivo sul cambiamento dello status quo della donna. Nelle rivendicazione degli anni 60-70, ciò che ha portato le femministe ad ottenere le prime "vittorie" in termini di libertà di scelta, quindi ad autodeterminarsi rispetto alla "cultura popolare" del tempo, è stato l'avere il CORAGGIO di "mettersi in prima linea"; oggi, sembra che questo coraggio manchi. Sebbene sia consapevole che la politica è "misogina" per definizione, non posso negare però, che se la sotto- rappresentanza o scarsa eleggibilità continua, anche alla luce delle regole che i partiti si sono dati in merito alla tutela della rappresentanza femminile, le c.d. quote rosa, probabilmente il problema possa risiedere altrove. A giorni si chiuderanno le liste del PD, sono certa che quando verranno pubblicati i nomi dei 32 candidati consiglieri la prima cosa che emergerà sarà la dissonanza tra l'enunciato di un Partito, nato sull'alternanza uomo - donna nella composizione dei suoi organismi interni, e la lista che esso avrà stilato nella prima competizione ufficiale come PD, eccetto le provinciali che hanno una logica di eleggibilità differente. Ora come posso affermare che il problema della scarsa rappresentatività delle donne, almeno nel mio partito, possa esser ricondotto esclusivamente al ruolo sociale delle donne laddove, per settimane il PD non ha fatto altro che sperare che vi fossero donne disposte a candidarsi o disposte a chiedere al proprio "gruppo" di esser loro quelle che avrebbero dovuto rappresentare il progetto? Con questo non voglio certo minimizzare il problema della rappresentanza politica della donna, né tanto meno affermare che le donne siano opportuniste, ovvero cercatrici di garanzie di eleggibilità. Dico solo che questo tipo di battaglie vanno supportate anche dalle stesse protagoniste attraverso l'autodeterminazione rispetto ad un gruppo nella logica dell'affermazione di un principio generale».

D: Signorina Cascella parliamo un po’ di primarie: dei 6320 voti e quindi il 58,73% dei quasi 11.000 votanti che interpretazione bisogna dare? Di un centrosinistra spaccato o voto di partito?

R:«L'unica interpretazione da dare è quella del successo delle PRIMARIE come metodo di partecipazione alla selezione della classe dirigente; non certo di frammentazione del centro - sinistra poiché se il candidato fosse stato unico, o si fosse sottratto alla "valutazione" dei cittadini, qualcuno avrebbe potuto gridare al golpe politico del PD o alla codardia del Sindaco uscente. Invece abbiamo dimostrato alla coalizione che siamo un Partito che non si sottrae al confronto, che tenta di fare squadra (la condivisione del candidato sindaco con SEL ne è una testimonianza), e il centro sinistra dal canto suo ha dimostrato di riuscire a riconoscersi nel progetto politico del Candidato vincente; ogni partito ha dato il proprio contributo alla discussione e al voto, così come ogni cittadino partecipando alle primarie, ha rafforzato quel progetto nato 5 anni fa».

D: Partito Democratico: cosa ha da dirci in merito alle supposte divisioni interne?

R:« Il Partito Democratico, nato con l'ambizione di fungere da propulsore per il cambiamento del sistema partitico in senso maggioritario, è un partito che raccoglie al proprio interno molteplici sensibilità; la storia ci insegna che nei Grandi Partiti, quelli che raccolgono differenti storie e idee, è inevitabile che si creino frizioni ma ciò non significa che debbano tramutarsi o interpretarsi come divisioni. Esser diviso significa affermare di esser "altra cosa", è sinonimo di cesura, non risanabile.
Il Partito Democratico ha in sé un patrimonio immenso di persone con provenienze, professionalità, sensibilità diverse che sanno mettersi insieme, attorno ad un tavolo, per discutere di obiettivi comuni. Ciò che accade nel PD è un confronto sull'idea di politica, sulla visione di città nonché sulla gestione amministrativa della stessa».

D: I quasi 11.000 votanti delle primarie farebbero pensare ad una vittoria già scritta. Quali potrebbero essere le questioni e i motivi che potrebbero portare ad una debacle? Ma soprattutto, viste le tante forze in campo, quale l’avversario che potrebbe insidiarvi in una qualche maniera?

R:« I 10.759 votanti delle primarie rappresentano il 14,36 % dell'elettorato. Questo dato non credo possa definirsi esattamente "vittoria scritta" e per scaramanzia, laddove fosse vero, comunque non lo affermerei!! Scherzi a parte, le questioni che potrebbero portare ad una debacle sono sempre le stesse, la frammentazione dell'elettorato; non esser stati capaci di coinvolgere tutti i protagonisti (partiti politici e liste di politica riconduzione) su un progetto di centro sinistra condiviso, inevitabilmente presterà il fianco a situazioni di insofferenza durante la campagna elettorale.
Mi permetto di non esprimermi sull'avversario, poiché credo sia lesivo della dignità politica di ciascuno esprimere preoccupazioni sui vari candidati».

D: All’orizzonte si profilano ben dieci candidati sindaci, ma sarà ben più numeroso l’esercito degli aspiranti al consiglio comunale. Vota Rosa Cascella perché?

R:«Credo che Don Milani possa riassumere in maniera puntuale ed egregia il mio pensiero “A che serve avere le mani pulite, se poi uno le tiene in tasca?” Potrei dare molteplici ragioni che partono dall'idea di città che ho in testa, all'etica della PA che vorrei affermare, ma potrei rischiare di cadere nella retorica del "sono la più brava". Ci attende un periodo particolarmente impegnativo e difficile, abbiamo poco tempo per far sentire la nostra voce. Serve un'azione immediata, capillare, un porta a porta, con messaggi semplici, chiari, incisivi per far conoscere le nostre proposte alla gente.
Io continuerò a recepire le istanze dei cittadini e lottare affinché si mettano in pratica soluzioni definitive e tempestive. E' indispensabile riaffermare il primato della Politica, per far questo è necessario avere un'idea di società, un progetto politico di ampio respiro ed affermare la responsabilità del voto quale strumento di selezione della classe dirigente attuale e competente».

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