di Nicola Ricchitelli. Con grande piacere quest’oggi Giornale di Puglia ospita nel suo Speciale Amministrative 2011 l’Assessore provinciale – nonché consigliere comunale uscente - Dario Damiani. Dieci domande dove abbiamo toccato vari argomenti, soprattutto Barletta, ma anche Provincia e centrodestra. Non mancano, inoltre, alcuni riferimenti sulla campagna elettorale che verrà. Per Dario Damiani, ancora una sfida da vincere quella delle imminenti amministrative, nella speranza di risedere in consiglio comunale, e dare quindi seguito al lavoro fin qui svolto. Vi lasciamo quindi alla piacevole chiacchierata intrapresa con il dott. Damiani.
D:Un saluto da Giornale di Puglia al Dott. Dario Damiani, consigliere comunale uscente nonché Assessore provinciale al bilancio. Dott. Damiani non le chiediamo di dare un voto all’amministrazione Maffei, ma bensì diamo un voto all’opposizione, che voto darebbe?
R:«Sicuramente un voto alto, ma non ottimo. Purtroppo il ruolo dell’opposizione in Consiglio comunale è stato fortemente penalizzato dall’inferiorità numerica: 8 consiglieri su 40 sono davvero pochi per poter incidere sulle decisioni dell’amministrazione, nonostante le iniziative siano state tante».
D:Dott. Damiani, quali sono stati i suoi modelli politici? Quanto la politica le ha dato e quanto le ha tolto nell’arco di questi quindici anni di militanza? Quale il ricordo più bello che conserva dentro di se e quale il momento meno esaltante della sua carriera politica?
R:«Quando si segue una passione autentica, come quella che ho per la politica fin da ragazzo, non ci si sofferma mai a fare bilanci tipo dare/avere, perché la soddisfazione che si ricava dall’essersi impegnato in un progetto in cui si crede, di per sé ripaga sempre e comunque di tutte le rinunce e i sacrifici che si affrontano. I ricordi più cari sono legati alle “prime volte”: il primo consiglio comunale a cui ho preso parte e la nomina ad assessore nella neonata sesta provincia. Le esperienze negative riguardano invece i colpi bassi che talvolta si ricevono.
D: La politica oggi può dirsi ancora una condivisione di idee o prevale più l’opportunismo? Come giudica le circa dieci candidature a sindaco? Sono sintomo di un bipolarismo ormai allo sfascio e che quindi sta smarrendo con il passare dei giorni la propria identità o siamo piuttosto dinnanzi ad una sorta di politicanti allo sbaraglio in cerca di gloria? Come giudica i tanti cambi di casacca che ha visto protagonisti molti ex militanti della vostra coalizione?
R:« Per me la politica resta condivisione e sinergia, perché l’obiettivo finale deve essere sempre la realizzazione del bene comune, non certo il perseguimento di interessi personali. Certo, non posso disconoscere che l’opportunismo esista eccome in politica, ma a lungo termine genera un malessere individuale e collettivo che non può non implodere su se stesso. La presenza di un numero abnorme di candidature è un fenomeno che rende Barletta un caso anomalo, per cui non credo che sia sintomo di un fallimento generale del bipolarismo come sistema. I politici locali, la classe dirigente che ha guidato la città in questi anni, al momento del voto sono incapaci di raggiungere l’obiettivo della sintesi delle loro posizioni, per cui creano una frammentazione eccessiva. Sui cambiamenti di sponda invece, ferma la libertà di ognuno di noi di cambiare idea nel corso della sua vita, certamente non posso negare il dispiacere di vedere alcuni amici allontanarsi dal cammino condiviso. In ogni caso, in politica giudice ultimo è sempre e soltanto il cittadino, che sa valutare la persona e il suo percorso».
D:Dott. Damiani, la scelta di Mariagrazia Vitobello è arrivata dopo un paio di no autorevoli. Capirebbe quell’elettore che la considera una terza scelta e quindi un ripiego? Quali parole userebbe per spiegargli il contrario?
R:« Vorrei chiarire questo punto: la candidatura di Mariagrazia Vitobello non è stata affatto una scelta secondaria. Il suo nome è stato preso in considerazione fin dall’inizio in qualità di candidata interna al partito. Accanto a questa ipotesi, si è individuata anche una via esterna, cioè la possibilità di un candidato espressione della società civile. Dopo il noto rifiuto in extremis di Tatò, la scelta della professoressa Vitobello è stata assolutamente coerente e in linea con quanto già ipotizzato in partenza».
D: Sono stati più impegnativi due anni in consiglio provinciale o cinque in consiglio comunale? Quali i motivi di questa sua ricandidatura? Si può fare in egual modo bene sia il consigliere comunale che l’assessore provinciale?
R:« L’impegno è il medesimo, si tratta in entrambi i casi di occuparsi dei problemi dei cittadini, per cui non si può certo essere superficiali in alcuna delle due sedi istituzionali. Ho deciso di ricandidarmi proprio perché credo, senza presunzione, di aver svolto bene il mio mandato, spendendo al massimo le mie energie in Consiglio comunale, come i cittadini avranno avuto modo di vedere sia direttamente, sia dai mezzi di informazione. Dopo cinque anni possiedo in più un patrimonio di esperienza che intendo mettere a servizio della mia città».
D:Dott.Damiani, immaginiamo per un attimo che oggi giungano a termine i cinque anni dell’amministrazione Ventola alla Provincia: comprenderà quei tanti barlettani che questa prima legislatura l'associeranno con la questione 'sede legale'. A lei, invece, di questi cinque anni di amministrazione Ventola cosa rimarrà aldilà della suddetta questione?
R:«Alla fine dell’incarico come assessore provinciale al Bilancio resterà certamente un bagaglio di esperienza notevole, soprattutto perché ho avuto l’onore e l’onere di far parte della prima squadra di governo del nuovo ente. La Giunta a cui appartengo resterà quella dei “pionieri”, di coloro che tra mille difficoltà e altrettante soddisfazioni hanno dato il loro apporto alla creazione della sesta provincia pugliese».
D:Si stanno concludendo questi cinque anni di amministrazione Maffei. Dal suo punto di vista quanto Barletta è cambiata in questi cinque anni, se è cambiata, e cosa ci lascia in eredità questa amministrazione nel bene e nel male?
R: «Il declino di Barletta negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Viviamo una realtà molto difficile, manca il lavoro, l’economia locale è ai minimi storici e purtroppo l’amministrazione Maffei non ha saputo individuare e intraprendere le iniziative necessarie per ridare ossigeno al nostro territorio. Si è agito più attraverso azioni eclatanti ma isolate, come le grandi mostre all’estero tanto decantate dal suo entourage e dai media, che non mediante progetti meno sensazionali ma di più ampio respiro. Nulla è stato fatto, per esempio, per intercettare i flussi turistici e inserire Barletta, con la sua storia e le sue opere d’arte, in un circuito che potesse garantire una certa continuità di presenze sul territorio. Tante sono state le occasioni perse, i finanziamenti non ricevuti per inerzia o incapacità progettuale. Speriamo che nei cittadini ci sia voglia di cambiare e lasciarsi alle spalle questa deludente realtà amministrativa».
D:Dott. Damiani, ci tolga una curiosità: come avete ammazzato il tempo in quei dieci minuti bloccati in ascensore qualche mese fa lei, Michele Ciniero e Michele Presici?
R:«Come ho già dichiarato in un’altra intervista, abbiamo realmente approfittato della situazione per fare il punto sulla situazione delle possibili candidature a sindaco. I media l’hanno riportata come se si trattasse di una mia battuta, perché l’ho raccontata ridendoci su, ma corrisponde a verità».
D: Incubi quali manifesto selvaggio e compravendita del voto sembrano affiorare anche in questa campagna elettorale. La compravendita del voto è da considerarsi sintomo di mancanza di fiducia nei confronti della politica? Mancanza di cultura o solo malcostume? Come risolverebbe lei la questione del manifesto selvaggio?
R:« Mi chiede di risolvere due questioni per le quali nessuno, credo, abbia una soluzione. Non si tratta di problemi o malcostume, parliamo di reati, che è molto diverso. La compravendita del voto è quanto di peggio possa esistere in democrazia, perché svilisce il senso stesso del diritto di voto, che per legge deve essere “libero”, non vincolato ad alcunché, tanto meno al denaro o ad altre utilità. Stessa cosa per i manifesti elettorali selvaggi: se non si cambia la cultura di base che produce queste inosservanze delle norme, sarà sempre una battaglia persa».
D: Cosa si aspetta da questa campagna elettorale, viste le tante forze pronte a scendere in campo? Perché un elettore dovrebbe riconfermargli fiducia?
R:« Dalle imminenti elezioni mi aspetto un risultato che faccia emergere la voglia di voltare pagina che c’è in tanti barlettani, l’affermazione del cambiamento che rilanci la nostra città. Mi auguro che gli elettori scelgano me come loro rappresentante in Consiglio perché in questi anni hanno avuto modo di constatare la serietà e l’impegno con cui ho svolto il mio mandato. Se guardiamo alcuni dati della mia attività, i numeri parlano chiaro: su un totale di circa 75-80 sedute del consiglio comunale, sono stato assente solo 3-4 volte ,per altri impegni inderogabili. Inoltre ho prodotto più di 100 iniziative, tra interrogazioni e interpellanze, oltre a centinaia di interventi su ogni argomento oggetto di discussione. Mi pare, dunque, che la fiducia dei miei elettori sia stata ben riposta e ripagata».
D:Un saluto da Giornale di Puglia al Dott. Dario Damiani, consigliere comunale uscente nonché Assessore provinciale al bilancio. Dott. Damiani non le chiediamo di dare un voto all’amministrazione Maffei, ma bensì diamo un voto all’opposizione, che voto darebbe?
R:«Sicuramente un voto alto, ma non ottimo. Purtroppo il ruolo dell’opposizione in Consiglio comunale è stato fortemente penalizzato dall’inferiorità numerica: 8 consiglieri su 40 sono davvero pochi per poter incidere sulle decisioni dell’amministrazione, nonostante le iniziative siano state tante».
D:Dott. Damiani, quali sono stati i suoi modelli politici? Quanto la politica le ha dato e quanto le ha tolto nell’arco di questi quindici anni di militanza? Quale il ricordo più bello che conserva dentro di se e quale il momento meno esaltante della sua carriera politica?
R:«Quando si segue una passione autentica, come quella che ho per la politica fin da ragazzo, non ci si sofferma mai a fare bilanci tipo dare/avere, perché la soddisfazione che si ricava dall’essersi impegnato in un progetto in cui si crede, di per sé ripaga sempre e comunque di tutte le rinunce e i sacrifici che si affrontano. I ricordi più cari sono legati alle “prime volte”: il primo consiglio comunale a cui ho preso parte e la nomina ad assessore nella neonata sesta provincia. Le esperienze negative riguardano invece i colpi bassi che talvolta si ricevono.
D: La politica oggi può dirsi ancora una condivisione di idee o prevale più l’opportunismo? Come giudica le circa dieci candidature a sindaco? Sono sintomo di un bipolarismo ormai allo sfascio e che quindi sta smarrendo con il passare dei giorni la propria identità o siamo piuttosto dinnanzi ad una sorta di politicanti allo sbaraglio in cerca di gloria? Come giudica i tanti cambi di casacca che ha visto protagonisti molti ex militanti della vostra coalizione?
R:« Per me la politica resta condivisione e sinergia, perché l’obiettivo finale deve essere sempre la realizzazione del bene comune, non certo il perseguimento di interessi personali. Certo, non posso disconoscere che l’opportunismo esista eccome in politica, ma a lungo termine genera un malessere individuale e collettivo che non può non implodere su se stesso. La presenza di un numero abnorme di candidature è un fenomeno che rende Barletta un caso anomalo, per cui non credo che sia sintomo di un fallimento generale del bipolarismo come sistema. I politici locali, la classe dirigente che ha guidato la città in questi anni, al momento del voto sono incapaci di raggiungere l’obiettivo della sintesi delle loro posizioni, per cui creano una frammentazione eccessiva. Sui cambiamenti di sponda invece, ferma la libertà di ognuno di noi di cambiare idea nel corso della sua vita, certamente non posso negare il dispiacere di vedere alcuni amici allontanarsi dal cammino condiviso. In ogni caso, in politica giudice ultimo è sempre e soltanto il cittadino, che sa valutare la persona e il suo percorso».
D:Dott. Damiani, la scelta di Mariagrazia Vitobello è arrivata dopo un paio di no autorevoli. Capirebbe quell’elettore che la considera una terza scelta e quindi un ripiego? Quali parole userebbe per spiegargli il contrario?
R:« Vorrei chiarire questo punto: la candidatura di Mariagrazia Vitobello non è stata affatto una scelta secondaria. Il suo nome è stato preso in considerazione fin dall’inizio in qualità di candidata interna al partito. Accanto a questa ipotesi, si è individuata anche una via esterna, cioè la possibilità di un candidato espressione della società civile. Dopo il noto rifiuto in extremis di Tatò, la scelta della professoressa Vitobello è stata assolutamente coerente e in linea con quanto già ipotizzato in partenza».
D: Sono stati più impegnativi due anni in consiglio provinciale o cinque in consiglio comunale? Quali i motivi di questa sua ricandidatura? Si può fare in egual modo bene sia il consigliere comunale che l’assessore provinciale?
R:« L’impegno è il medesimo, si tratta in entrambi i casi di occuparsi dei problemi dei cittadini, per cui non si può certo essere superficiali in alcuna delle due sedi istituzionali. Ho deciso di ricandidarmi proprio perché credo, senza presunzione, di aver svolto bene il mio mandato, spendendo al massimo le mie energie in Consiglio comunale, come i cittadini avranno avuto modo di vedere sia direttamente, sia dai mezzi di informazione. Dopo cinque anni possiedo in più un patrimonio di esperienza che intendo mettere a servizio della mia città».
D:Dott.Damiani, immaginiamo per un attimo che oggi giungano a termine i cinque anni dell’amministrazione Ventola alla Provincia: comprenderà quei tanti barlettani che questa prima legislatura l'associeranno con la questione 'sede legale'. A lei, invece, di questi cinque anni di amministrazione Ventola cosa rimarrà aldilà della suddetta questione?
R:«Alla fine dell’incarico come assessore provinciale al Bilancio resterà certamente un bagaglio di esperienza notevole, soprattutto perché ho avuto l’onore e l’onere di far parte della prima squadra di governo del nuovo ente. La Giunta a cui appartengo resterà quella dei “pionieri”, di coloro che tra mille difficoltà e altrettante soddisfazioni hanno dato il loro apporto alla creazione della sesta provincia pugliese».
D:Si stanno concludendo questi cinque anni di amministrazione Maffei. Dal suo punto di vista quanto Barletta è cambiata in questi cinque anni, se è cambiata, e cosa ci lascia in eredità questa amministrazione nel bene e nel male?
R: «Il declino di Barletta negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Viviamo una realtà molto difficile, manca il lavoro, l’economia locale è ai minimi storici e purtroppo l’amministrazione Maffei non ha saputo individuare e intraprendere le iniziative necessarie per ridare ossigeno al nostro territorio. Si è agito più attraverso azioni eclatanti ma isolate, come le grandi mostre all’estero tanto decantate dal suo entourage e dai media, che non mediante progetti meno sensazionali ma di più ampio respiro. Nulla è stato fatto, per esempio, per intercettare i flussi turistici e inserire Barletta, con la sua storia e le sue opere d’arte, in un circuito che potesse garantire una certa continuità di presenze sul territorio. Tante sono state le occasioni perse, i finanziamenti non ricevuti per inerzia o incapacità progettuale. Speriamo che nei cittadini ci sia voglia di cambiare e lasciarsi alle spalle questa deludente realtà amministrativa».
D:Dott. Damiani, ci tolga una curiosità: come avete ammazzato il tempo in quei dieci minuti bloccati in ascensore qualche mese fa lei, Michele Ciniero e Michele Presici?
R:«Come ho già dichiarato in un’altra intervista, abbiamo realmente approfittato della situazione per fare il punto sulla situazione delle possibili candidature a sindaco. I media l’hanno riportata come se si trattasse di una mia battuta, perché l’ho raccontata ridendoci su, ma corrisponde a verità».
D: Incubi quali manifesto selvaggio e compravendita del voto sembrano affiorare anche in questa campagna elettorale. La compravendita del voto è da considerarsi sintomo di mancanza di fiducia nei confronti della politica? Mancanza di cultura o solo malcostume? Come risolverebbe lei la questione del manifesto selvaggio?
R:« Mi chiede di risolvere due questioni per le quali nessuno, credo, abbia una soluzione. Non si tratta di problemi o malcostume, parliamo di reati, che è molto diverso. La compravendita del voto è quanto di peggio possa esistere in democrazia, perché svilisce il senso stesso del diritto di voto, che per legge deve essere “libero”, non vincolato ad alcunché, tanto meno al denaro o ad altre utilità. Stessa cosa per i manifesti elettorali selvaggi: se non si cambia la cultura di base che produce queste inosservanze delle norme, sarà sempre una battaglia persa».
D: Cosa si aspetta da questa campagna elettorale, viste le tante forze pronte a scendere in campo? Perché un elettore dovrebbe riconfermargli fiducia?
R:« Dalle imminenti elezioni mi aspetto un risultato che faccia emergere la voglia di voltare pagina che c’è in tanti barlettani, l’affermazione del cambiamento che rilanci la nostra città. Mi auguro che gli elettori scelgano me come loro rappresentante in Consiglio perché in questi anni hanno avuto modo di constatare la serietà e l’impegno con cui ho svolto il mio mandato. Se guardiamo alcuni dati della mia attività, i numeri parlano chiaro: su un totale di circa 75-80 sedute del consiglio comunale, sono stato assente solo 3-4 volte ,per altri impegni inderogabili. Inoltre ho prodotto più di 100 iniziative, tra interrogazioni e interpellanze, oltre a centinaia di interventi su ogni argomento oggetto di discussione. Mi pare, dunque, che la fiducia dei miei elettori sia stata ben riposta e ripagata».