Costrinsero connazionale a prostituirsi: arrestati madre e figlio bulgari

FOGGIA. Dopo il fermo di polizia giudiziaria, risalente allo scorso 22 marzo, per Yulian Gogov, 29 anni, bulgaro, residente in localita' 'Amendola', vicino a San Giovanni Rotondo, e la denuncia e piede libero per la madre Tsvetanka Gogova, 46, arrivano per entrambi altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di concorso in tratta di persone, riduzione in schiavitu', sfruttamento della prostituzione e lesioni ai danni di una giovane connazionale di 25 anni. I provvedimenti eseguiti da agenti del Commissariato di Polizia di Manfredonia, in provincia di Foggia, sono stati emessi dal gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis su richiesta del pm della Direzione Distrettuale Antimafia Giuseppe Scelsi.
Nei loro confronti sussistono gravi e concordanti indizi di colpevolezza come e' emerso dalle dichiarazioni accusatorie rese agli inquirenti dalla vittima. I due, dopo averla attirata in Italia con false promesse di un lavoro onesto, servendosi poi di violenze e minacce, l'avrebbero tenuta in uno stato di continua soggezione, dapprima sottraendole i documenti che le avrebbero permesso di tornare in Bulgaria, poi segregandola in casa dalla quale usciva, accompagnata dall'uomo, solo per prostituirsi.
Spesso le faceva mancare il cibo e la picchiava e minacciava di morte. La donna era costretta a prostituirsi prima a Carpino e poi, dopo un fallito tentativo di fuga nelle campagne di San Giovanni Rotondo. Poi consegnava i proventi, a Gogov. Nell'inchiesta, denominata 'Freedom', e' indagato un cittadino italiano, N.R., di 76 anni, di Carpino, che non e' stato arrestato solo per la sua eta' avanzata. Fu lui ad andare a prenderla a Napoli e a portarla a casa del primo cliente. Ma poi, addirittura, la facevano sedere davanti a un bar in attesa per tutto il giorno dei clienti con i quali si prostituivano in auto o in casa del carpinese che prendeva anche parte dei soldi.

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