Dialetti: anche Trinitapoli ha il suo dizionario

di Vittorio Polito. Il dialetto nel corso dei secoli è stato non solo strumento di comunicazione, ma anche mezzo per trasmettere alle generazioni future una sorta di “memoria storica”, un messaggio morale in grado di arricchire e migliorare il rapporto umano. Questo, uno dei motivi determinanti che sta dando nuova vita ai dialetti dal momento che rafforzano la comunicazione con effetto facilitante.
Elia Grazia Stella, ha insegnato per molti anni, trasmettendo ai suoi alunni l’amore per la poesia e per il teatro, impegnandosi da sempre allo studio del suo dialetto, quello di Trinitapoli, fino a pubblicare il corposo “Dizionario del dialetto di Trinitapoli”, (Levante Editori, pagg. 1078 - € 45), grazie anche al contributo dell’Amministrazione Comunale e del dott. Hermes Filipponio, nobile Cavaliere di Malta.
L’autrice, da decenni, si occupa di demologia e di studi relativi al dialetto della sua città d’origine, detto comunemente “casalino”, dal nome “Casaltrinità” che Trinitapoli aveva prima di assumere l’attuale toponimo (1863).
Il vocabolario si avvale della presentazione di Manlio Cortelazzo, professore emerito dell’Università di Padova, scomparso nell’anno 2009, uno dei massimi esperti in materia, autore di numerose pubblicazioni scientifiche sull’argomento, presentate anche su riviste straniere. Egli sostiene nella presentazione che «Il dizionario si distingue soprattutto per i due grandi pregi, che possono trasformare un volume di consultazione in un piacevole e interessante libro di lettura». Inoltre colloca il presente dizionario «Fra i migliori (usando di proposito tale sinonimo, ricordando la sua valenza etimologica, che bene risponde all’abbondanza della fraseologia nel testo), del dialetto di Trinitapoli nel Foggiano, ma non lontana dalla costa barese».
Il Dizionario, presentato in bella veste tipografica, si divide in due parti: il dizionario dialetto-italiano ed un glossario, che non è un vocabolario dall’italiano al dialetto, ma una semplice guida alla consultazione per facilitare la comprensione e la traduzione dei lemmi. Una utilissima bibliografia ed una serie di foto relative a luoghi, tradizioni e costumi locali completano l’interessante ed utile pubblicazione che non dovrebbe mancare nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche, soprattutto del territorio della Capitanata.
Arcangelo Barisciano, sindaco di Trinitapoli, nella prefazione auspica che il «Dizionario entri nelle case di tutti i trinitapolesi che vivono in loco, ma anche di quelli che risiedono altrove, quale fonte della parlata e dei valori degli avi, importante punto di riferimento del passato e del presente», ma «giunga anche nelle scuole come strumento valido a far entrare i giovani in un mondo linguistico che a loro appartiene e nel quale è giusto che trovino la linfa ancora viva delle passate generazioni».
Giuseppe De Matteis, ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Pescara, scrive nella postfazione che «La serietà e lo scrupolo di questa fedele interprete dell’anima popolare sta nel fatto che l’Autrice ha inteso in pieno il valore della ricchezza lessicale del dialetto “casalino”, poiché esso possiede un numero sterminato di vocaboli, di forme sinonimiche, di espressioni pregnanti e accattivanti, come i colori e i sapori, gustosissimi della terra di Capitanata. Una grossa fatica, la sua, che non mancherà di richiamare l’attenzione di validi studiosi ed estimatori del ricco patrimonio dialettale pugliese».
Il dott. Vinicio Aquaro, presidente del premio “Valle dei Trulli”, in occasione della presentazione, ha paragonato il dizionario ad una rapsodia, elogiando il grande lavoro dell’autrice nella speranza che il dialetto venga utilizzato continuamente in quanto non è una lingua morta e, come tale, va difeso e rispettato.
Non possiamo che concordare con gli illustri presentatori e complimentarci con l’autrice per il grande e certosino lavoro effettuato che, oltre a essere uno strumento di consultazione per studiosi e cultori della materia, aggiunge un altro importante paletto alla difesa del dialetto, un valore aggiunto a quella lingua di cui nessuno tiene conto quando ci si interroga sul proprio bilinguismo.
Mi piace ricordare, in conclusione, che Andrea Camilleri, qualche anno fa, commentando alcune polemiche agostane sulla nostra prima lingua, ebbe a dichiarare che «Il dialetto è fondamentale per la lingua italiana», concordando con Bruno Migliorini (1896-1975), uno tra i più importanti linguisti italiani del Novecento, il quale sosteneva che: «La lingua è come un albero e i dialetti la sua linfa».

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