Film: Nessuno mi può giudicare

di Gianfabio Pellino. Parafrasando Totò: “Signore si nasce”, ma Alice, modestamente, non lo nacque. Trentacinquenne di bell’aspetto e di scarsi modi, la protagonista di “Nessuno mi può giudicare” chiarisce da subito l’appartenenza alla casta dei cafoni arricchiti, grazie a un marito imprenditore nel campo dei sanitari che le ha messo a disposizione una più che confortevole villetta in zona Roma nord e tre domestici extracomunitari che tratta rifacendosi al: “Io so' io, e voi nun siete un…” del marchese del Grillo di sordiana memoria. Una vita all’insegna del come me nessuno mai, insomma. Ma il destino, nelle forme di un incidente stradale, fa sì che i giorni dorati e assai inconcludenti di Alice abbiano a subire una 'democratica’ scossa: deceduto (in odor di infedeltà) il consorte, Alice si ritrova da sola con il figlio di nove anni, un ragazzino molto sensibile che soffrirà molto la perdita del padre, e soprattutto con debiti che il pignoramento della casa e degli altri beni non serviranno ad azzerare, dal momento che bisognerà tirare fuori di tasca, e anche piuttosto in fretta, altre diverse decine di migliaia di euro. Il tutto senza tralasciare che il bambino le potrebbe essere sottratto dai servizi sociali, in quanto non ci sono parenti prossimi che lo possano accudire. Come fare per tirarsi fuori dai guai? L’avvocato amico di famiglia aiuta con un assegno per le prime spese e invita Alice a trovarsi quanto prima un lavoro, possibilmente da mille euro al giorno. Abbandonati del tutto gli agi borghesi, Alice e suo figlio Filippo trovano un angelo custode in Aziz, il loro ex cameriere, che li porta ad abitare nel suo quartiere di periferia, il Quarticciolo. Qui, a contatto con una realtà multirazziale fino a qualche tempo prima vista solo nei telegiornali o nei film, Alice si troverà dapprima smarrita, oltre che con parecchia puzza sotto il naso, e poi, anche grazie alle attenzioni di Giulio, gestore di un Internet Point, felicemente integrata. Ma l’ accettazione delle nuova vita non sarà indolore: l’occupazione che ti può fruttare mille euro al giorno non la eserciti in un ufficio, a meno che non ci vai pronta a toglierti la lingerie.
Questo, naturalmente, è quanto di più lontano dai pensieri e dalla morale di Alice, che deve però scendere a patti con sé stessa. Ricordatasi di Eva, una escort conosciuta a un party, la contatta dopo averla rintracciata su Internet. La donna si rende subito conto che il ‘mestiere’ non fa per Alice, ma accetta di aiutarla. Le loro vite ne usciranno profondamente rivoluzionate. In meglio. Esordio alla regia di Massimiliano Bruno, già attore e autore televisivo e teatrale (anche per la Cortellesi), “Nessuno mi può giudicare” è un film fresco e simpatico, per tutta la famiglia, tanto il tema della prostituzione è trattato con garbo
e ironia, dove si sorride spesso e la risata di gusto non manca, unitamente a pennellate di
commozione.
Snodi narrativi di prammatica e un'eccessiva leggerezza d'insieme fanno tuttavia viaggiare la storia dentro una bolla di sapone, che se il primo soffio di vento fuori dalla sala non se la porta via e quasi soltanto merito di una batteria di attori da applauso, con in testa una Paola Cortellesi (Alice) e un Raoul Bova (Giulio) in forma strepitosa spalleggiati da un Rocco Papaleo razzista fino a che non smette di crederci veramente che da solo meriterebbe la visione.

Nessuno mi può giudicare
Nazione: Italia
Genere: Commedia
Durata: 95 min. Anno: 2011
Interpreti: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo
Regia: Massimiliano Bruno

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