Giustizia: Berlusconi, faremo la riforma anche se riusciranno a farmi fuori

di Roberta Calò. "A Milano non ci sono più i negozi di una volta, non c'è più quello dove si compravano le meringhe per la mamma, ora c'è un negozio della Tim ma io non ci vado perché al presidente del Consiglio è vietato avere il telefonino perché sono controllato da tutte le procure d'Italia. Sono tornato a scrivere le lettere d'amore. Le intercettazioni sono immonde, non sono da Stato libero. I cittadini sono controllati, per questo va fatta la riforma".
Il Premier si è espresso in questi termini al teatro nuovo di Milano per Letizia Moratti. Come di consueto, il Presidente del Consiglio si lascia andare all'ironia per sdrammatizzare sulla tragicità etica che aleggia attorno alla situazione: "Amo tantissimo la famiglia, nonostante quel che dice Bersani, talmente tanto che ne ho due". Interventi degni dei commenti del senatore del Fli, Giuseppe Valditara: "Splendido intervento da cabaret, credo che il pubblico si sia molto divertito, peccato non abbiano fatto pagare il biglietto. Così avrebbero potuto contribuire alle spese elettorali milionarie del candidato Moratti. Non è con il cabaret che si risolvono i problemi di Milano e del Paese".
Berlusconi, che non perde comunque occasione di farsi difensore legale di se stesso davanti alla giuria dell'opinione pubblica perchè il suo unico obiettivo sarebbe quello di "occuparsi a tempo pieno degli interessi del Paese", ha spiegato: "Noi abbiamo introdotto una nuova moralità in politica che é quella di mantenere gli impegni assunti con gli elettori. Mando un avviso ai naviganti delle procure: faremo la riforma della giustizia anche se riusciranno a farmi fuori perché abbiamo la maggioranza nel Paese e in Parlamento. Le accuse su cui si basano i miei processi e sostenute dalla cellula rossa dei pm sono assolutamente infondate. L'ho giurato sulla testa dei miei cinque figli e dei miei amatissimi nipoti".
"Il presidente - ha chiarito il Cavaliere - è stato dato in pasto ai pm della sinistra, soprattutto a quelli della Procura di Milano. Una decina di volte su 26 sono stato assolto con formula pienissima, le altre archiviato perché per fortuna la maggioranza dei giudici compie con onestà il proprio dovere. L'abrogazione dell'immunità parlamentare è stato un errore gravissimo; è stato l'errore più grave delle precedenti maggioranze". La sua crociata personale non risparmia nemmeno i partecipanti dell' Associazione nazionale delle mamme, in occasione della quale ha dichiarato che ogni famiglia è libera di scegliere "quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia". E facendo leva sull'ormai sperimentata captatio benevolentiae, inneggia alle mamme e alle donne, forse basandosi su esperienze strettamente personali: "Siete più brave di noi uomini, a scuola, sul lavoro, siete più puntuali, più precise e più responsabili. Anche per questo ho voluto che nel nostro governo ci fossero ministri donne e mamme che sono attivissime e bravissime. Care mamme vi garantisco che il governo continuerà a lavorare con lo stesso entusiasmo e con lo stesso impegno per valorizzare il vostro ruolo nella famiglia nel mondo del lavoro e nella società".
Chissà se il suo progetto di valorizzazione mira agli stessi valori su cui hanno puntato due suoi fedeli amici, come lo stesso Premier ha spiegato alla stampa in occasione di una delle ultime cene con i giornalisti: "Dopo che mi sono separato passavo le serate tutto solo davanti al televisore. Allora Emilio Fede e Lele Mora che sono miei amici mi hanno detto 'ci pensiamo noi a rallegrarti'. E hanno messo su un giro che è arrivato a coinvolgere cento persone".
L'opposizione non si lascia incantare dalle ormai già standardizzate forme di autodifesa della destra e Fini dichiara: "Quello del Pdl non è altro che un vile atto intimidatorio nei confronti dei giudici milanesi, un altro disperato tentativo di bloccare il processo sul caso Ruby che vede Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile". Lo stesso Bersani fa luce senza mezzi sulla situazione giuridica italiana: "Ormai siamo ridotti a questo: il Parlamento e i ministri che si mettono al servizio degli avvocati di Berlusconi. Siamo ridotti così gli avvocati dicono e il Parlamento e i ministri eseguono".
Indipendentemente dallo schieramento l'opinione pubblica, sballottata da una politica che ha trasformato la cura degli interessi del Paese in una lotta ad personam all'ultimo sangue tra esponenti delle diverse fazioni, sta forse perdendo di vista la degenerazione legislativa che si sta raggiungendo dove la strumentalizzazione di voti, persone ed eventi, sta segnando un tragico passaggio storico in un'Italia dove ormai la democrazia appare solo un lontano ricordo. Comprensibile a tal proposito anche l'indecisione della gente che non ha smesso di credere in un rappresentante, ma nell'istituzione in sè incapace ormai a qualsiasi livello di farsi portavoce dei bisogni del popolo. Un mondo, quello della politica di oggi, dove la satira si è trasformata in cronaca; per far ridere ormai è sufficiente riferire fedelmente quanto i nostri politici sostengono e promuovono. Mai periodo in Italia fu così triste e così ironico allo stesso tempo. Lo stesso Benigni in occasione dell'apertura della biennale di Torino ha solleticato un po' gli animi: "Volevo mostrare il mio affetto per la città, allora mi sono buttato su Internet e ho trovato una villa bellissima, Palazzo Madama. L’ho comprata, ci ho fatto vicino un campo da golf, e poi ho preso anche un palazzo là vicino per aprirci il Casino Royal. Non l’ho pagata, questa villa, perché in vita mia non ho mai pagato una villa! L’ho sempre conquistate col fascino, sennò che gusto c’è?. Gli è piaciuto anche il Museo Egizio, ma quello è l’unico posto dove non si rischia di incontrare Berlusconi, perché con l’Egitto ha avuto una strana storia...". E sul processo Ruby interroga il pubblico: "Avete visto l’inizio del processo? La prima udienza è durata sette minuti, e rischia di essere la più lunga». Eppure si è arrabbiato, Berlusconi, vedendo uno slogan offensivo nel tribunale: La giustizia è uguale per tutti? Chi è quel comunista che l’ha scritto?".
Non apparirebbe poi tanto anacronistica l' "o tempora o mores" di ciceroniana memoria dinanzi a un simile disfacimento di etica, di costumi, di ideali. "Mamma mia come era impegnato Dante - ha spiegato Benigni - gli voleva bene a questo Paese, lui. Voleva lottare per la democrazia e la libertà. Pensava fosse utile che un galantuomo scendesse in politica, perché c'era un bel casino in quel tempo, parlamentari che si vendevano e passavano da una parte all'altra, e cose di questo genere, roba da Medioevo".

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