Il marito di Melania confessa: "Eravamo nel bosco dieci giorni prima per fare l'amore"

di Roberta Calò. "Io e Melania eravamo già stati nel bosco di Ripe di Civitella 10 giorni prima a fare l'amore". Questa a volta a parlare è il marito di Melania Rea, la giovane donna scomparsa sul colle San Marco di Ascoli Piceno il 18 aprile e trovata uccisa a coltellate due giorni dopo in una pineta del Teramano. E alla domanda su dove fosse la bambina in concomitanza, l'uomo ha risposto: "In macchina".
Secondo gli ultimi dati acquisiti dalle recenti testimonianze, a Folignano c'erano due uomini che guardavano continuamente la donna; uno dei due a Carnevale avrebbe perfino tentato di accarezzarla. Tra gli investigatori si fa sempre più strada l'idea di un delitto passionale, vista l'avvenente bellezza della donna e le manifestazioni, spesso anche eccessive, di apprezzamento che giungevano da chi la circondava.
I familiari, distrutti dalla precoce e inspiegabile scomparsa, hanno lanciato un appello alle telecamere di Ra1 invitando tutti coloro che sono a conoscenza di fatti di testimoniare; a parlare questa volta è stato il padre della vittima: "Vorrei chiedergli perché l’ha fatto, perché ha tolto una mamma ad una bambini di dodici mesi". Le stesse forze dell'ordine hanno invitato l'uomo che sollecitò le forze dell'ordine con una telefonata dopo il ritrovamento del cadavere, a farsi avanti per fornire ulteriori dettagli che potrebbero risultare utili alle indagini: "Si faccia vivo e non abbia paura".
Ad accompagnare il dolore dei parenti, s'unisce anche la voce dei residenti che non si lasciano però spaventare dall'accaduto: "È terribile quello che è successo qui e non riusciamo a spiegarcelo, ma questa è la nostra terra, la terra che amiamo, che sa accogliere e non possiamo lasciarci condizionare dalla paura".
Al vaglio dei Ris e dell'anatomopatologo Adriano Tagliabracci c'è ora una X sulla coscia e una siringa piena di liquido piantata nel petto della donna per alcuni frutto di una "messa in scena di un dilettante"; altri accertamenti verranno effettuati sia sulle aste di legno del chiostro della pineta di Teramano, luogo del ritrovamento del cadavere, riportanti tracce di sangue sia sull'orecchino riconosciuto come appartenente alla donna e recuperato a Civitella del Tronto.
Importanti dettagli si attendono anche dai risultati delle tracce presenti sotto le unghie della donna. Secondo una primordiale ricostruzione degli accadimenti, infatti, ci sarebbe stata una colluttazione tra la vittima e il suo o i suoi assassini. La donna, moglie del caporal maggiore Salvatore Parolisi, sarebbe stata uccisa dai suoi aggressori mentre tentava di fuggire e lo testimoniano le numerose tracce di sangue disseminate ovunque sul luogo del ritrovamento. Al reparto dei Rac dei carabinieri capitanato dal colonnello Manzi, è stato chiesto di tracciare un primo profilo criminale; l'incaricato avrebbe escluso a priori il coinvolgimento di una mano femminile nell'omicidio.
Al momento gli unici dati certi sono quelli forniti dai tabulati telefonici; Melania avrebbe ricevuto un messaggio "Sono io richiamami" dall'amica Simona alle 14.40 e il suo cellulare avrebbe agganciato la cella di Colle San Marco, luogo in cui si trovava con la figlia e il marito per una gita. Alle 15.20 il cellulare della donna riceve una chiamata dal marito, il cellulare squilla a vuoto e s'aggancia alla cella di Ripe di Civitella del Tronto, a ben 18 chilometri di distanza, in prossimità di quel bosco delle Casermette dove poi è stata ritrovata. Il marito è stato interrogato per tutta la notte dagli investigatori; le sue testimonianze non sono mai cadute in contraddizione eppure gli inquirenti hanno reputato strano due elementi fondamentali: l'uomo ha riferito del rapporto sessuale solo dopo il ritrovamento del cadavere e il giorno dopo la scomparsa della moglie ha preferito rimanere a casa con la figlia anzichè perlustrare quelle montagne che lui conosce tanto bene.

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