di Vittorio Polito. Pasqua per i baresi è una di quelle grandi ricorrenze o festività solenni che Giovanni Panza nel suo libro La Checine de nononne (Schena Editore), la inserisce tra “le feste terribele” ovvero le feste importanti.
Il preludio della settimana di Passione inizia il venerdì prima della domenica delle palme con la processione dell’Addolorata che esce dalla Chiesa di Sant’Antonio e percorrendo le vie cittadine raggiunge la città vecchia, quindi la Cattedrale, per poi fare ritorno.
La Pasqua dei baresi si identifica in usanze antiche e consolidate che si ripetono resistendo al tempo e alla secolarizzazione della civiltà attuale. Tutti, credenti e non, il Giovedì Santo dopo le venti si dirigono a fare i Sepolcri in almeno tre chiese della città , preferibilmente quelle di Bari vecchia, per adorare il Santissimo Sacramento. Si riuniscono così le famiglie che sfilano silenziose, incontrandosi volentieri con amici e parenti per le strade della città che si vestono di religioso silenzio, in ossequio al Cristo.
Il Venerdì Santo la processione dei Misteri, che si snoda nel pomeriggio per le vie principali della città , è un magico e sconvolgente evento che tutti seguono silenziosamente, a testimoniare il rispetto per la Passione di Cristo.
Quando passa la statua dell’Addolorata che piange Gesù, l’emozione è forte, nell’aria dolorosa delle marce funebri. Tutti vedono il Cristo adagiato in una bara di vetro, colma di fiori. Il culto è talmente vivo, che nelle Chiese antiche di Bari vecchia usano ancora disporre sul Sepolcro di Cristo composizioni di semi di grano, scagliola, lenticchie, ecc., fatti germogliare al buio nelle case dal primo giorno della Quaresima.
Il giorno di Pasqua nelle case dei baresi è presente, oltre il classico uovo, la scarcèdde (piccola borsa) che ai bimbi baresi piace assai: è una ciambella favolosa (impasto di farina, olio, uova, zucchero con sopra un numero dispari di uova sode). L’uovo, che è l’elemento gastronomico principe a Pasqua, lo troviamo nel benedetto, un antipasto tipico pasquale, composto da uova sode, soppressata, arancia tagliata a fette e nel verdetto, un insieme di piselli, verdure amare e uova miste alla carne d’agnello e sottoforma di cioccolato nel classico uovo di Pasqua.
Il Lunedì dell’Angelo o Pasquetta, le campagne dei dintorni di Bari si riempiono di tavolini ricoperti di ogni “Ben di Dio”, in genere pizze salate, paste al forno, ecc. L’aria si riempie anche del buon odore dell’immancabile agnello alla brace. Le condizioni atmosferiche non costituiscono mai un problema: si deve uscire per forza, anche se si ritorna esausti dopo lunghe code in automobile. Ma il barese, si sa, è una buona forchetta e riassaporare i menu tradizionali è bello: è Pasqua.
Il preludio della settimana di Passione inizia il venerdì prima della domenica delle palme con la processione dell’Addolorata che esce dalla Chiesa di Sant’Antonio e percorrendo le vie cittadine raggiunge la città vecchia, quindi la Cattedrale, per poi fare ritorno.
La Pasqua dei baresi si identifica in usanze antiche e consolidate che si ripetono resistendo al tempo e alla secolarizzazione della civiltà attuale. Tutti, credenti e non, il Giovedì Santo dopo le venti si dirigono a fare i Sepolcri in almeno tre chiese della città , preferibilmente quelle di Bari vecchia, per adorare il Santissimo Sacramento. Si riuniscono così le famiglie che sfilano silenziose, incontrandosi volentieri con amici e parenti per le strade della città che si vestono di religioso silenzio, in ossequio al Cristo.
Il Venerdì Santo la processione dei Misteri, che si snoda nel pomeriggio per le vie principali della città , è un magico e sconvolgente evento che tutti seguono silenziosamente, a testimoniare il rispetto per la Passione di Cristo.
Quando passa la statua dell’Addolorata che piange Gesù, l’emozione è forte, nell’aria dolorosa delle marce funebri. Tutti vedono il Cristo adagiato in una bara di vetro, colma di fiori. Il culto è talmente vivo, che nelle Chiese antiche di Bari vecchia usano ancora disporre sul Sepolcro di Cristo composizioni di semi di grano, scagliola, lenticchie, ecc., fatti germogliare al buio nelle case dal primo giorno della Quaresima.
Il giorno di Pasqua nelle case dei baresi è presente, oltre il classico uovo, la scarcèdde (piccola borsa) che ai bimbi baresi piace assai: è una ciambella favolosa (impasto di farina, olio, uova, zucchero con sopra un numero dispari di uova sode). L’uovo, che è l’elemento gastronomico principe a Pasqua, lo troviamo nel benedetto, un antipasto tipico pasquale, composto da uova sode, soppressata, arancia tagliata a fette e nel verdetto, un insieme di piselli, verdure amare e uova miste alla carne d’agnello e sottoforma di cioccolato nel classico uovo di Pasqua.
Il Lunedì dell’Angelo o Pasquetta, le campagne dei dintorni di Bari si riempiono di tavolini ricoperti di ogni “Ben di Dio”, in genere pizze salate, paste al forno, ecc. L’aria si riempie anche del buon odore dell’immancabile agnello alla brace. Le condizioni atmosferiche non costituiscono mai un problema: si deve uscire per forza, anche se si ritorna esausti dopo lunghe code in automobile. Ma il barese, si sa, è una buona forchetta e riassaporare i menu tradizionali è bello: è Pasqua.