La politica con e senza appeal

di Patrizio Mazza, consigliere regionale Idv. Una legge di mercato dice che per avere successo un prodotto deve essere “desiderato” dai potenziali acquirenti. Da questa semplice affermazione nasce lo studio imperniato sul prodotto, in termini di pubblicità, creazione, tendenze, moda e via dicendo, fintanto che questo non sia desiderato da una considerevole utenza che lo renda prodotto di punta nel mercato; si tratta di una regola non scritta del successo ma palese.
La politica è sempre stata un “prodotto” da proporre ai cittadini, generalmente avidi di aspettative, secondo le esigenze del momento e consapevoli che da essa potrebbero derivare potenziali benefici per star meglio. Ricordo sempre che, quando ero ragazzo,la gente affollava le piazze durante i comizi e seguiva assiduamente i dibattiti televisivi. Ricordo come si era accalorati nel discutere di politica con un coinvolgimento molto ampio, totale. In definitiva la politica era un prodotto del vivere quotidiano per il vivere quotidiano; ora a che punto siamo? C’è molta disaffezione, difficoltà a trovare candidati nuovi che non siano da “sempre” coinvolti nella politica attiva, nelle famiglie poche discussioni di politica ma magari facili discussioni sul “Grande fratello” o “L’isola dei famosi” o su una partita di calcio; in poche parole oggi la politica è relegata agli addetti ai lavori, e tutti gli altri spesso rifuggono dal cimentarsi.
Quale analisi e quali provvedimenti dovremmo adottare per ripristinare l’interesse attorno alla politica? Perché solo da lì potrebbe nascere un rinnovamento in tutti i sensi. Sostengo che per cambiare la musica occorre prima di tutto cambiare i suonatori e ad oggi non c’è nulla di più inamovibile nella politica che i professionisti della politica. Fare il politico di questi tempi è, di fatto, fare un mestiere, ed è antitetico se si pensa che alla base di una elezione dovrebbe esserci il consenso della gente basato sui risultati prodotti come politico teso a migliorare la qualità di vita altrui. Se ciò non avviene come può un politico essere rieletto nella tornata elettorale successiva? Questo è il nocciolo della questione! Come si riesce a tramutare il mandato basato sul consenso fiduciario in qualcosa che rende “professionisti” della politica? Ciò si ottiene in una sola maniera, riuscendo a mistificare il proprio ruolo di politico attraverso una visibilità, magari quotidiana, del non fare, o meglio del dire che gli altri agiscono male. Attraverso analisi accurate di ciò che non va oggi il “politico” può dar lustro di se con forbitezza di linguaggio, con vacuità di progetti e con slogan ben consolidati; del resto attualmente s’interessano di politica o gli addetti ai lavori che possono apprendere l’arte, o i registi occulti nel perseguire i loro risultati mediante pedine, oppure quei cittadini, ormai in esiguo numero , che superstiti a tanta vacuità tentano di cogliere differenze fra destra e sinistra ma che ovviamente entrano in confusione.
Il popolo non risponde più alla politica perché dedito ad altro, principalmente ad arrabattarsi, a come sbarcare il lunario, e se va a votare lo fa perché qualcuno gliel’ ha chiesto o gli ha fatto un favore, o gli ha dato un beneficio, o è parente o è amico di un amico; tutto ciò è di gradimento per la politica fatta fino ad oggi!
Allora che cosa non piace? Vendola ha più volte detto che la politica dovrà essere tenuta fuori dalle scelte dei Direttori Generali delle ASL ma non è questo il punto, in quanto la politica comunque incide nelle scelte dei Direttori, che se attivassero strategie di miglioramento dell’assistenza, se si responsabilizzassero maggiormente opererebbero e risponderebbero di scelte di “politica sanitaria”! Non credo che la politica, quella sana, che realizza le aspettative del popolo, sia scorporabile dalle scelte dei direttori, occorrerebbe invece eliminare la becera maniera di far politica secondo interessi strettamente o personali o sete di potere. Infatti a questa tipologia di politica non piace che si faccia una Commissione speciale, costola di quella sanitaria, che vada a disquisire sugli “sprechi, sulle inefficienze, sulle incompetenze, sulla inefficacia di reparti o ospedali che andrebbero dismessi”. Evidentemente tale oculatezza non piace alla politica di cui il nostro Presidente parla, ciò si desume dal fatto che sono passati mesi da quando se ne parla e non vedo decisionismi in merito. Se il Presidente è convinto di non far entrare la politica nelle scelte dei Direttori deve prima constatare trasversalmente su tutta le Puglia l’efficienza dell’assistenza sanitaria, per arrivare ad un mandato ben preciso da conferire ai nuovi Direttori Generali ancora , si spera, poco avvezzi agli influssi negativi della politica.

(Patrizio Mazza, consigliere regionale della Puglia per l’Italia dei valori)

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