di Vittorio Polito. Parlare di una persona quale è stato Domenico Triggiani (1929-2005), barese doc, benemerito e personaggio cardine della cultura barese, è cosa assai difficile e impegnativa. Nella sua lunga carriera letteraria ha fatto di tutto e di più, senza limiti. Si è interessato di tutto: dalla direzione di riviste letterarie a scrittore in dialetto e in lingua, alla fondazione di premi letterari, alla scrittura di commedie, ecc. Artista poliedrico e instancabile operatore culturale, ha trattato ogni genere letterario, portando contributi significativi: inchieste di costume, repertori bio-bibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia, commedie, drammi, radiodrammi, soggetti cinematografici, romanzi, racconti. Basti pensare che vanta trentamila recensioni e segnalazioni. Egli infatti ha iniziato giovanissimo a collaborare, con articoli e rubriche, a quotidiani e periodici.
Il suo esordio letterario risale agli inizi degli anni Cinquanta, quando risultò vincitore del Premio Nazionale per il Teatro bandito dall’Editore Gastaldi di Milano con la commedia “Papà, a tutti i costi”, pubblicata nel 1954.
È stato fondatore e condirettore, dal 1956 al 1959 della Rivista di lettere arti e critica “Polemica” - alla quale collaboravano noti esponenti della cultura italiana come Flora, Palazzi, Grande, Nazariantz, Beccari, Fiume, Govoni, Saponaro, Moretti, Bargellini - e il principale organizzatore, negli stessi anni, delle quattro edizioni del Premio letterario “Città di Bari” per la narrativa, sotto l’egida della Fiera del Levante e in collaborazione con la Casa Editrice Ceschina di Milano: felice iniziativa solo recentemente ripresa dall’Amministrazione comunale di Bari.
Tra le proposte culturali promosse dalla Rivista “Polemica” durante la direzione di Triggiani, merita di essere segnalato l’avvio di un’attività editoriale attraverso la Collana “Le Pietre” e la realizzazione, in collaborazione con il G.A.D.-Prometeo, del Teatro Circolare presso l’Albergo delle Nazioni sul Lungomare di Bari: il secondo in Italia dopo il Sant’Erasmo di Milano.
Schivo e riservato, lontano dalla ribalta televisiva, non ha mai ricercato la facile popolarità, percorrendo tenacemente la sua strada con onestà intellettuale, senza scendere a compromessi: è stato «un testimone del Tempo, attento e scrupoloso», come ha scritto - molti anni orsono - il critico Gianni Custodero, anche nello svolgimento del suo lavoro nelle Istituzioni (ha ricoperto il ruolo di funzionario del Comune e della Prefettura di Bari e, in seguito, è stato uno dei “fondatori” della Regione Puglia, ove ha ricoperto delicati incarichi presso la Presidenza della Giunta).
Numerose sono le opere di saggistica e critica storico-letteraria che Triggiani ci ha lasciato, tra le quali: “Alle soglie del caos” (ed. Polemica, 1956); “Inchiesta sulla gioventù bruciata”, con prefazione del Prof. Aldo Agazzi (ed. Polemica, 1957); “Inchiesta sul teatro” (ed. Polemica, 1958); “Zoo letterario” (ed. Polemica, 1959); il “Dizionario degli scrittori” (1a ed. Milillo, 1960; 2a ed. Levante, 1961; 3a ed. Levante, 1964); la “Storia delle riviste letterarie d’oggi” (ed. Levante, 1961); la prima “Guida storica artistica e turistica illustrata della provincia di Bari” (ed. Levante, 1964); “Per la storia della letteratura italiana contemporanea” (ed. Levante, 1967).
Triggiani è stato soprattutto autore di teatro, cui ha dedicato la maggior parte della sua produzione letteraria. Il suo teatro è stato etichettato in vari modi dalla critica, con richiami a Betti, ad Aristofane, a Pirandello, a Ibanez: si tratta, comunque, di teatro sociale e psicologico, che affonda il bisturi nei vizi e nelle virtù degli uomini. Dei suoi primi lavori teatrali se ne parlò agli inizi degli anni ’60 all’Actor’s Studio di Broadway, nel corso di conferenze sul teatro contemporaneo: in tale occasione Triggiani fu inserito fra gli autori validi del giovane teatro europeo.
Oltre al già citato atto unico “Papà, a tutti costi”, ripubblicato da Capone nel 1982, più volte rappresentato con successo, meritano di essere ricordati: l’atto unico “Il dramma di un giudice” (1a ed. Gastaldi, 1962, 2a ed. Levante, 1983), trasmesso nel 1982, con grande successo di ascolti, dalla RAI nell’adattamento radiofonico di Luigi Angiuli; il dramma “Il destino dipende da Cristina” (ed. CEM, 1955); il dramma “Peccati di Provincia” (ed. Levante, 1983), rappresentato in molti teatri pugliesi tra cui il Teatro Piccinni di Bari; la commedia musicale “Donne al potere”, con musiche del M° Ignazio Civera (ed Capone, 1982), rappresentata in prima assoluta al Teatro Petruzzelli di Bari nel 1983.
A partire dagli anni ’80 Triggiani ha rivolto il suo interesse anche al dialetto barese, scrivendo una serie di commedie divertentissime, portate sulla scena centinaia di volte - anche nell’ambito di festival e rassegne teatrali nazionali - dal “Gruppo Teatrale Levante”, da lui fondato e diretto per quasi un decennio, nonché da altre compagnie teatrali. In tale ambito artistico, come ha scritto lo scrittore e storico Vito Antonio Melchiorre, recentemente scomparso, l’autore ha mostrato «vena e capacità tali da consentirne, in qualche maniera, l’accostamento, in chiave moderna, a nomi come quelli di Giovanni Meli per il siciliano, di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa per il romanesco, e di Carlo Goldoni per il veneziano».
Le commedie in vernacolo - che costituiscono un importante contributo teso a recuperare la memoria storica del territorio in cui affondano le nostre radici - sono raccolte in tre volumi. Il primo, con presentazione di V.A. Melchiorre, è stata pubblicato da Levante nel 1984 e comprende “Le Barìse a Venèzie” e “La candìne de Cianna Cianne”.
La seconda raccolta di commedie in vernacolo, edita da Capone nel 1986, racchiude tre lavori: “All’àneme de la bonaneme!”, “U madremònnie de Celluzze” e “No, u manecòmie no!”.
L’ultima raccolta, pubblicata nel 2002 dall’Editrice Tipografica, comprende - oltre a due lavori in lingua, “La valigia misteriosa” e “Come ti erudisco pupi e burattini” - ben sette lavori teatrali in vernacolo: “Che le sùrde jè megghie a jèsse mute”; “S’ò ffatte sé!”; “Nge ne sìme ascennùte”; “U retòrne de Giacchìne Muràtte”; “A cchiànge stù muèrte sò làggreme perdùte”; “No, u muèrte non u vògghie!”; “Nessciùne u sape”.
Triggiani è altresì autore del primo ed unico romanzo storico-satirico in vernacolo barese, “Da Adame ad Andriotte”, scritto con la moglie Rosa Lettini e pubblicato nel 1992 dall’editore Schena, con presentazione di V.A. Melchiorre.
Il dialetto barese lo ha visto protagonista, anche perché le sue commedie dialettali, oltre ad essere numerose, sono scritte in un ottimo vernacolo, il che denota la preparazione e la padronanza della lingua dei nostri nonni che Triggiani possedeva. D’altro canto il dialetto, potente mezzo di comunicazione vanta numerose espressioni artistiche, in poesia, in prosa e in teatro, come testimonia il lavoro dello scrittore, rivelandosi uno strumento importante per la crescita socio-culturale di una popolazione. Lo scrittore contribuisce così a creare un ponte autentico tra le generazioni, che hanno necessità di comunicare in modo spontaneo, per crescere senza vincoli e barriere.
È importante ricordare che, grazie a Triggiani, il dialetto barese ha varcato non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali, raggiungendo praticamente tutto il mondo: le sue pubblicazioni in vernacolo sono state infatti acquistate dalla Regione Puglia per dotare le biblioteche delle Associazioni degli emigranti pugliesi residenti all’estero.
Quanto alle opere di narrativa in lingua di Triggiani, un posto di rilievo occupano i tre romanzi scritti in collaborazione con Rosa Lettini: “Il virus del passato” (ed. Capone, 1989); “Il giudice Pandis – Un’odissea nel tempo”, con presentazione di V.A. Melchiorre (ed. Serarcangeli, 1990); “In diretta dall’Inferno” (Editrice Tipografica, 2003).
La validità della sua feconda e appassionata attività artistico-letteraria è attestata dalle oltre trentamila recensioni e segnalazioni delle sue opere da parte della critica e della stampa nazionale ed estera e dai numerosi premi e riconoscimenti ricevuti nella sua lunga carriera: tra essi, il Diploma con medaglia di “Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte”, conferitogli dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1998, l’onorificenza di Grand’Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica italiana”, i numerosi Premi della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (l’ultimo nel 2005), il Premio “Pugliese Illustre” (1982) della Fondazione Nuove Proposte di Martina Franca, il Premio Letterario Internazionale di Cultura Popolare “Puglia” (1988), il Premio Nazionale “Cicolella” per la Saggistica 1990, il Premio Letterario Nazionale “Cicolella” per il Teatro 1990 e 1991.
Molte altre cose si potrebbero dire sul suo conto, se solo si volesse passare in rassegna quanto ha prodotto Triggiani nella sua lunga e variegata attività culturale, ma per fare ciò occorrerebbe una capacità pari alla sua, capacità, che non si ha la pretesa di eguagliare.
L’Università degli Studi di Bari, con il patrocinio del Comune di Bari e della Regione Puglia, il 19 marzo 2007, nel Salone degli Affreschi del Palazzo Ateneo, ha dedicato a Triggiani una giornata di studio, nel corso della quale sono intervenuti il Magnifico Rettore, Corrado Petrocelli, la prof.ssa Grazia Distaso, preside della Facoltà di Lettere, il prof. Giuseppe Bonifacino, docente nella stessa Facoltà, ed il critico teatrale Egidio Pani, tutti concordi nel sottolineare in Domenico Triggiani le qualità di artista poliedrico e instancabile operatore culturale, soprattutto per la notevole produzione letteraria e teatrale, sia in lingua che in dialetto barese, che lo ha visto meritevole di riconoscimenti nazionali ed internazionali e vincitore di numerosi premi ed onorificenze.
Michele Campione, il grande giornalista barese, scriveva sul “Corriere del Giorno” del 10 maggio 2002: «Domenico Triggiani è uno di quei personaggi ai quali la cultura barese deve non poco ma che Bari, città in genere immemore, non ha gratificato per nulla e non se ne capiscono le ragioni».
Pertanto, ricorrendo tra qualche anno il decennale della scomparsa di Domenico Triggiani, sarebbe auspicabile che il Comune di Bari si attivasse, per ricordare degnamente Domenico Triggiani, un grande figlio della sua terra, intestandogli una strada, come è stato fatto per altri cittadini che hanno dato lustro e dignità alla nostra città.
Il suo esordio letterario risale agli inizi degli anni Cinquanta, quando risultò vincitore del Premio Nazionale per il Teatro bandito dall’Editore Gastaldi di Milano con la commedia “Papà, a tutti i costi”, pubblicata nel 1954.
È stato fondatore e condirettore, dal 1956 al 1959 della Rivista di lettere arti e critica “Polemica” - alla quale collaboravano noti esponenti della cultura italiana come Flora, Palazzi, Grande, Nazariantz, Beccari, Fiume, Govoni, Saponaro, Moretti, Bargellini - e il principale organizzatore, negli stessi anni, delle quattro edizioni del Premio letterario “Città di Bari” per la narrativa, sotto l’egida della Fiera del Levante e in collaborazione con la Casa Editrice Ceschina di Milano: felice iniziativa solo recentemente ripresa dall’Amministrazione comunale di Bari.
Il libro edito da Levante |
Schivo e riservato, lontano dalla ribalta televisiva, non ha mai ricercato la facile popolarità, percorrendo tenacemente la sua strada con onestà intellettuale, senza scendere a compromessi: è stato «un testimone del Tempo, attento e scrupoloso», come ha scritto - molti anni orsono - il critico Gianni Custodero, anche nello svolgimento del suo lavoro nelle Istituzioni (ha ricoperto il ruolo di funzionario del Comune e della Prefettura di Bari e, in seguito, è stato uno dei “fondatori” della Regione Puglia, ove ha ricoperto delicati incarichi presso la Presidenza della Giunta).
Numerose sono le opere di saggistica e critica storico-letteraria che Triggiani ci ha lasciato, tra le quali: “Alle soglie del caos” (ed. Polemica, 1956); “Inchiesta sulla gioventù bruciata”, con prefazione del Prof. Aldo Agazzi (ed. Polemica, 1957); “Inchiesta sul teatro” (ed. Polemica, 1958); “Zoo letterario” (ed. Polemica, 1959); il “Dizionario degli scrittori” (1a ed. Milillo, 1960; 2a ed. Levante, 1961; 3a ed. Levante, 1964); la “Storia delle riviste letterarie d’oggi” (ed. Levante, 1961); la prima “Guida storica artistica e turistica illustrata della provincia di Bari” (ed. Levante, 1964); “Per la storia della letteratura italiana contemporanea” (ed. Levante, 1967).
Triggiani è stato soprattutto autore di teatro, cui ha dedicato la maggior parte della sua produzione letteraria. Il suo teatro è stato etichettato in vari modi dalla critica, con richiami a Betti, ad Aristofane, a Pirandello, a Ibanez: si tratta, comunque, di teatro sociale e psicologico, che affonda il bisturi nei vizi e nelle virtù degli uomini. Dei suoi primi lavori teatrali se ne parlò agli inizi degli anni ’60 all’Actor’s Studio di Broadway, nel corso di conferenze sul teatro contemporaneo: in tale occasione Triggiani fu inserito fra gli autori validi del giovane teatro europeo.
Oltre al già citato atto unico “Papà, a tutti costi”, ripubblicato da Capone nel 1982, più volte rappresentato con successo, meritano di essere ricordati: l’atto unico “Il dramma di un giudice” (1a ed. Gastaldi, 1962, 2a ed. Levante, 1983), trasmesso nel 1982, con grande successo di ascolti, dalla RAI nell’adattamento radiofonico di Luigi Angiuli; il dramma “Il destino dipende da Cristina” (ed. CEM, 1955); il dramma “Peccati di Provincia” (ed. Levante, 1983), rappresentato in molti teatri pugliesi tra cui il Teatro Piccinni di Bari; la commedia musicale “Donne al potere”, con musiche del M° Ignazio Civera (ed Capone, 1982), rappresentata in prima assoluta al Teatro Petruzzelli di Bari nel 1983.
A partire dagli anni ’80 Triggiani ha rivolto il suo interesse anche al dialetto barese, scrivendo una serie di commedie divertentissime, portate sulla scena centinaia di volte - anche nell’ambito di festival e rassegne teatrali nazionali - dal “Gruppo Teatrale Levante”, da lui fondato e diretto per quasi un decennio, nonché da altre compagnie teatrali. In tale ambito artistico, come ha scritto lo scrittore e storico Vito Antonio Melchiorre, recentemente scomparso, l’autore ha mostrato «vena e capacità tali da consentirne, in qualche maniera, l’accostamento, in chiave moderna, a nomi come quelli di Giovanni Meli per il siciliano, di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa per il romanesco, e di Carlo Goldoni per il veneziano».
Le commedie in vernacolo - che costituiscono un importante contributo teso a recuperare la memoria storica del territorio in cui affondano le nostre radici - sono raccolte in tre volumi. Il primo, con presentazione di V.A. Melchiorre, è stata pubblicato da Levante nel 1984 e comprende “Le Barìse a Venèzie” e “La candìne de Cianna Cianne”.
La seconda raccolta di commedie in vernacolo, edita da Capone nel 1986, racchiude tre lavori: “All’àneme de la bonaneme!”, “U madremònnie de Celluzze” e “No, u manecòmie no!”.
L’ultima raccolta, pubblicata nel 2002 dall’Editrice Tipografica, comprende - oltre a due lavori in lingua, “La valigia misteriosa” e “Come ti erudisco pupi e burattini” - ben sette lavori teatrali in vernacolo: “Che le sùrde jè megghie a jèsse mute”; “S’ò ffatte sé!”; “Nge ne sìme ascennùte”; “U retòrne de Giacchìne Muràtte”; “A cchiànge stù muèrte sò làggreme perdùte”; “No, u muèrte non u vògghie!”; “Nessciùne u sape”.
Triggiani è altresì autore del primo ed unico romanzo storico-satirico in vernacolo barese, “Da Adame ad Andriotte”, scritto con la moglie Rosa Lettini e pubblicato nel 1992 dall’editore Schena, con presentazione di V.A. Melchiorre.
Il dialetto barese lo ha visto protagonista, anche perché le sue commedie dialettali, oltre ad essere numerose, sono scritte in un ottimo vernacolo, il che denota la preparazione e la padronanza della lingua dei nostri nonni che Triggiani possedeva. D’altro canto il dialetto, potente mezzo di comunicazione vanta numerose espressioni artistiche, in poesia, in prosa e in teatro, come testimonia il lavoro dello scrittore, rivelandosi uno strumento importante per la crescita socio-culturale di una popolazione. Lo scrittore contribuisce così a creare un ponte autentico tra le generazioni, che hanno necessità di comunicare in modo spontaneo, per crescere senza vincoli e barriere.
È importante ricordare che, grazie a Triggiani, il dialetto barese ha varcato non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali, raggiungendo praticamente tutto il mondo: le sue pubblicazioni in vernacolo sono state infatti acquistate dalla Regione Puglia per dotare le biblioteche delle Associazioni degli emigranti pugliesi residenti all’estero.
Quanto alle opere di narrativa in lingua di Triggiani, un posto di rilievo occupano i tre romanzi scritti in collaborazione con Rosa Lettini: “Il virus del passato” (ed. Capone, 1989); “Il giudice Pandis – Un’odissea nel tempo”, con presentazione di V.A. Melchiorre (ed. Serarcangeli, 1990); “In diretta dall’Inferno” (Editrice Tipografica, 2003).
La validità della sua feconda e appassionata attività artistico-letteraria è attestata dalle oltre trentamila recensioni e segnalazioni delle sue opere da parte della critica e della stampa nazionale ed estera e dai numerosi premi e riconoscimenti ricevuti nella sua lunga carriera: tra essi, il Diploma con medaglia di “Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte”, conferitogli dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1998, l’onorificenza di Grand’Ufficiale dell’Ordine “Al Merito della Repubblica italiana”, i numerosi Premi della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (l’ultimo nel 2005), il Premio “Pugliese Illustre” (1982) della Fondazione Nuove Proposte di Martina Franca, il Premio Letterario Internazionale di Cultura Popolare “Puglia” (1988), il Premio Nazionale “Cicolella” per la Saggistica 1990, il Premio Letterario Nazionale “Cicolella” per il Teatro 1990 e 1991.
Molte altre cose si potrebbero dire sul suo conto, se solo si volesse passare in rassegna quanto ha prodotto Triggiani nella sua lunga e variegata attività culturale, ma per fare ciò occorrerebbe una capacità pari alla sua, capacità, che non si ha la pretesa di eguagliare.
L’Università degli Studi di Bari, con il patrocinio del Comune di Bari e della Regione Puglia, il 19 marzo 2007, nel Salone degli Affreschi del Palazzo Ateneo, ha dedicato a Triggiani una giornata di studio, nel corso della quale sono intervenuti il Magnifico Rettore, Corrado Petrocelli, la prof.ssa Grazia Distaso, preside della Facoltà di Lettere, il prof. Giuseppe Bonifacino, docente nella stessa Facoltà, ed il critico teatrale Egidio Pani, tutti concordi nel sottolineare in Domenico Triggiani le qualità di artista poliedrico e instancabile operatore culturale, soprattutto per la notevole produzione letteraria e teatrale, sia in lingua che in dialetto barese, che lo ha visto meritevole di riconoscimenti nazionali ed internazionali e vincitore di numerosi premi ed onorificenze.
Michele Campione, il grande giornalista barese, scriveva sul “Corriere del Giorno” del 10 maggio 2002: «Domenico Triggiani è uno di quei personaggi ai quali la cultura barese deve non poco ma che Bari, città in genere immemore, non ha gratificato per nulla e non se ne capiscono le ragioni».
Pertanto, ricorrendo tra qualche anno il decennale della scomparsa di Domenico Triggiani, sarebbe auspicabile che il Comune di Bari si attivasse, per ricordare degnamente Domenico Triggiani, un grande figlio della sua terra, intestandogli una strada, come è stato fatto per altri cittadini che hanno dato lustro e dignità alla nostra città.