La ditta promotrice (la De Sarlo s.r.l.) si è detta pronta ad accettare i rilievi evidenziati da Legambiente che, attraverso un equipe di biologi, ricercatori universitari e ingegneri, aveva avanzato dubbi circa la capienza totale dei posti barca e la costruzione di un grande molo sopraflutto di 510 metri.
Così concepito, infatti, tale braccio artificiale potrebbe causare la variazione della velocità e del senso di rotazione delle correnti marine provocando fenomeni di erosione delle spiagge vicine, oltre alla necessità di continui dragaggi del fondale per consentire l’accesso e la manovra delle imbarcazioni.
La dettagliata relazione dell’associazione ambientalista è stata portata anche all’attenzione degli uffici regionali, competenti in materia di AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali), VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Non imminente appare, quindi, la conclusione dell’iter amministrativo della pratica.
Intanto, dopo la proposta di “Sinistra, Ecologia e Libertà ” di spostare il porto in un baia più a sud, fa sentire la sua voce anche la sezione pulsanese del Partito Democratico che, pur non essendo contraria all’opera, chiede garanzie circa il complessivo sviluppo della litoranea.
Secondo la segretaria Maria Cristina Tomai Pitinca, contestualmente a tale progetto, «va redatto un ampio programma con un serio studio di fattibilità e l’indicazione del percorso da seguire per rilanciare economicamente la costa pulsanese che al momento appare agonizzante».
Insomma, il porto non deve rappresentare un punto di arrivo ma deve essere inserito all’interno di una serie di nuovi servizi ed infrastrutture: «solo così avrebbe senso di esistere».
