PERUGIA. Ancora un'eccezione e un rinvio per l'udienza preliminare che vede coinvolti cinque familiari di Raffaele Sollecito e due giornalisti dell'emittente pugliese Telenorba, tutti ritenuti responsabili di aver diffuso spezzoni di un video della polizia scientifica in cui si vedeva chiaramente il cadavere di Meredith Kercher.
Il gup Alberto Avenoso stamane ha deciso che la competenza per merito, che secondo le difese dovrebbe passare direttamente ad un giudice monocratico, spetta al giudice per l'udienza preliminare. Le difese a quel punto hanno sollevato l'eccezione di competenza territoriale. Secondo gli avvocati Marco Brusco, Francesco Crisi e Francesco Mastro e Paolo Sisti, la competenza e' infatti del tribunale di Bari, dove secondo loro, si sarebbero svolti i fatti. L'udienza e' stata rinviata al 27 giugno prossimo proprio per discutere di questa eccezione.
Secondo la ricostruzione accusatoria, il video oggetto del procedimento, era legalmente nelle mani di Vanessa e Francesco Sollecito, rispettivamente sorella e padre di Raffaele. La diffusione dello stesso sarebbe stata voluta "allo scopo di assicurare l'impunita' a Raffaele Sollecito dal reato di omicidio". Secondo i pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi, i Sollecito avrebbero fatto diffondere quelle immagini "impressionanti del cadavere nudo di Meredith, in modo da poter turbare il comune sentimento della morale e da poter provocare il diffondersi dei delitti, nonche' offeso, in tal modo, la reputazione della giovane".
Il gup Alberto Avenoso stamane ha deciso che la competenza per merito, che secondo le difese dovrebbe passare direttamente ad un giudice monocratico, spetta al giudice per l'udienza preliminare. Le difese a quel punto hanno sollevato l'eccezione di competenza territoriale. Secondo gli avvocati Marco Brusco, Francesco Crisi e Francesco Mastro e Paolo Sisti, la competenza e' infatti del tribunale di Bari, dove secondo loro, si sarebbero svolti i fatti. L'udienza e' stata rinviata al 27 giugno prossimo proprio per discutere di questa eccezione.
Secondo la ricostruzione accusatoria, il video oggetto del procedimento, era legalmente nelle mani di Vanessa e Francesco Sollecito, rispettivamente sorella e padre di Raffaele. La diffusione dello stesso sarebbe stata voluta "allo scopo di assicurare l'impunita' a Raffaele Sollecito dal reato di omicidio". Secondo i pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi, i Sollecito avrebbero fatto diffondere quelle immagini "impressionanti del cadavere nudo di Meredith, in modo da poter turbare il comune sentimento della morale e da poter provocare il diffondersi dei delitti, nonche' offeso, in tal modo, la reputazione della giovane".