ROMA. Il Governo pensa al rilancio del Piano Casa che, fino ad ora, ha avuto effetti limitati. Secondo indiscrezioni di questi giorni, l'Esecutivo punterebbe a ripresentarlo aggirando i vincoli delle Regioni indicate come le maggiori responsabili del mancato decollo del provvedimento.
Il Piano Casa fu presentanto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il 6 marzo del 2009, con l'obiettivo di rilanciare l'edilizia e tenendo presente che l'85% degli italiani alloggia in case di proprieta'. Il Piano consisteva in due progetti: la possibilita' per il cittadino di effettuare interventi di ampliamento o ricostruzione della propria abitazione e l'abbattimento delle procedure burocratiche per i lavori di edilizia. Sul primo dei due progetti e' stato realizzato un accordo tra Stato e Regioni, in base al quale gli Enti locali si sono impegnati ad approvare proprie leggi in materia urbanistica, recependo cosi' lo spirito del Piano Casa.
Eppure proprio su questo punto, per l'Esecutivo, risiede il mancato decollo del provvedimento. Alle Regioni viene infatti imputato il blocco di fatto del Piano, adducendo come motivo il fatto che solo 12 di loro hanno approvato proprie leggi in attuazione dell'accordo.
Ma quante sono state, nel concreto, le domande presentate dai cittadini per l'ampliamento o la demolizione e ricostruzione della propria abitazione? I dati contenuti in una rilevazione condotta da Edilportale.com mostrano una realta' piu' complessa. Il Veneto risulta essere la regione con piu' domande presentate: 12 mila al 9 novembre 2010. Segue la Sardegna, con 5 mila domande al 14 dicembre 2010.
Nel resto delle Regioni le domande presentate sono molte di meno. Si va dalle 814 delle Marche, tra le quali 734 per un ampliamento e 80 per demolizione e ricostruzione, alle 18 della Puglia e tutte presentate a Bari.
In mezzo c'e' il Friuli Venezia Giulia, con 760 domande al 31 gennaio 2011, il Piemonte con 350 domande di ampliamento presentate (di cui 170 accettate), 19, tutte accettate, per demolizione e ricostruzione e 18 per edifici produttivi (accettate solo 9), la Toscana con 485 domande di apliamento presentate e 47 per demolizione e ricostruzione e la Lombardia, con 216 interventi accettati. Sulla stessa linea anche la Liguria che ha avuto un totale di 402 domande presentate, di cui 136 accettate. Per le altre Regioni rilevate, ovvero Basilicata, Umbria e la provincia autonoma di Bolzano i numeri sono ancora piu' piccoli, per una media di circa 96 domande presentate.
''Non e' che l'ennesimo bluff'': molto critico sul nuovo provvedimento di rilancio del Piano casa e' il segretario generale della Fillea-Cgil, Walter Schiavella, secondo il quale di tratta ''dell'ennesimo tentativo di scaricare le responsabilita' per la situazione di crisi profonda su altri soggetti. Non e' questa la strada per affrontare il problema perche' si scontra con due difficolta': la titolarita' istituzionale del provvedimento e la condizione del mercato in una situazione di crisi che non incentiva la concessione di mutui e prestiti per le ristrutturazioni''.
''Il problema - aggiunge Schiavella - andrebbe posto in maniera diversa e radicale. Il Piano Casa puo' essere uno degli strumenti, ma non il 'miracolistico' progetto annunciato''. Per il sindacalista piuttosto, occorrerebbe puntare su interventi di recupero del patrimonio edilizio, sull'edilizia scolastica e su interventi di messa in sicurezza del territorio, in piena sintonia, quindi, con le richieste delle imprese edilizie all'Esecutivo. ''In pratica - spiega Schiavella - serve una nuova politica industriale, con un nuovo modello di sviluppo, mentre, solo in termini di appalti pubblici, nel primo trimestre, su base annua, si e' assistito a una riduzione dei volumi del 30%''.
''Ci vuole una forte azione di indirizzo e di regolazione del mercato - conclude il sindacalista - che alzi l'asticella della competitivita' nel rispetto delle regole, invece di abbassarla''.
Il Piano Casa fu presentanto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il 6 marzo del 2009, con l'obiettivo di rilanciare l'edilizia e tenendo presente che l'85% degli italiani alloggia in case di proprieta'. Il Piano consisteva in due progetti: la possibilita' per il cittadino di effettuare interventi di ampliamento o ricostruzione della propria abitazione e l'abbattimento delle procedure burocratiche per i lavori di edilizia. Sul primo dei due progetti e' stato realizzato un accordo tra Stato e Regioni, in base al quale gli Enti locali si sono impegnati ad approvare proprie leggi in materia urbanistica, recependo cosi' lo spirito del Piano Casa.
Eppure proprio su questo punto, per l'Esecutivo, risiede il mancato decollo del provvedimento. Alle Regioni viene infatti imputato il blocco di fatto del Piano, adducendo come motivo il fatto che solo 12 di loro hanno approvato proprie leggi in attuazione dell'accordo.
Ma quante sono state, nel concreto, le domande presentate dai cittadini per l'ampliamento o la demolizione e ricostruzione della propria abitazione? I dati contenuti in una rilevazione condotta da Edilportale.com mostrano una realta' piu' complessa. Il Veneto risulta essere la regione con piu' domande presentate: 12 mila al 9 novembre 2010. Segue la Sardegna, con 5 mila domande al 14 dicembre 2010.
Nel resto delle Regioni le domande presentate sono molte di meno. Si va dalle 814 delle Marche, tra le quali 734 per un ampliamento e 80 per demolizione e ricostruzione, alle 18 della Puglia e tutte presentate a Bari.
In mezzo c'e' il Friuli Venezia Giulia, con 760 domande al 31 gennaio 2011, il Piemonte con 350 domande di ampliamento presentate (di cui 170 accettate), 19, tutte accettate, per demolizione e ricostruzione e 18 per edifici produttivi (accettate solo 9), la Toscana con 485 domande di apliamento presentate e 47 per demolizione e ricostruzione e la Lombardia, con 216 interventi accettati. Sulla stessa linea anche la Liguria che ha avuto un totale di 402 domande presentate, di cui 136 accettate. Per le altre Regioni rilevate, ovvero Basilicata, Umbria e la provincia autonoma di Bolzano i numeri sono ancora piu' piccoli, per una media di circa 96 domande presentate.
''Non e' che l'ennesimo bluff'': molto critico sul nuovo provvedimento di rilancio del Piano casa e' il segretario generale della Fillea-Cgil, Walter Schiavella, secondo il quale di tratta ''dell'ennesimo tentativo di scaricare le responsabilita' per la situazione di crisi profonda su altri soggetti. Non e' questa la strada per affrontare il problema perche' si scontra con due difficolta': la titolarita' istituzionale del provvedimento e la condizione del mercato in una situazione di crisi che non incentiva la concessione di mutui e prestiti per le ristrutturazioni''.
''Il problema - aggiunge Schiavella - andrebbe posto in maniera diversa e radicale. Il Piano Casa puo' essere uno degli strumenti, ma non il 'miracolistico' progetto annunciato''. Per il sindacalista piuttosto, occorrerebbe puntare su interventi di recupero del patrimonio edilizio, sull'edilizia scolastica e su interventi di messa in sicurezza del territorio, in piena sintonia, quindi, con le richieste delle imprese edilizie all'Esecutivo. ''In pratica - spiega Schiavella - serve una nuova politica industriale, con un nuovo modello di sviluppo, mentre, solo in termini di appalti pubblici, nel primo trimestre, su base annua, si e' assistito a una riduzione dei volumi del 30%''.
''Ci vuole una forte azione di indirizzo e di regolazione del mercato - conclude il sindacalista - che alzi l'asticella della competitivita' nel rispetto delle regole, invece di abbassarla''.