di Maria Teresa Lattarulo. L’approvazione del disegno di legge sul c.d. processo breve alla Camera è stata accompagnata da un serrato dibattito. Secondo gli esponenti della maggioranza e secondo quanto proclama il titolo infatti esso sarebbe finalizzato a tutelare il cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’art. 111 della Costituzione e dell’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Secondo l’opposizione ed esponenti ed organi della magistratura quali il CSM e l’Associazione nazionale magistrati esso, lungi dal risolvere l’annoso problema della durata dei processi, servirebbe solo a negare la giusta tutela alle vittime dei reati.
Originariamente il disegno di legge prevedeva la prescrizione del processo dopo un certo numero di anni. Tale drastica misura, che avrebbe comportato un diniego di giustizia, è stata sostituita dalla segnalazione, da parte del capo dell'ufficio giudiziario, al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione dei giudici che superano i tempi del processo stabiliti dalla legge: tre anni in primo grado, due anni in appello e un anno e sei mesi in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di dieci anni. Si è eliminata così una la prescrizione automatica dei processi che sarebbe stata sicuramente illegittima, ma non si è introdotta alcuna misura che possa servire ad accelerare i tempi della giustizia, prevedendo, ad esempio, rafforzamenti degli organici o dei finanziamenti. Anche la segnalazione al procuratore generale non ha alcun seguito. E’ stata contrabbandata invece come abbreviazione dei tempi del processo la nuova misura introdotta dell’abbreviazione dei termini di prescrizione del reato nei confronti dei soggetti incensurati. Essa non si applicherà , per l’intervento dell’opposizione, ai reati di grave allarme sociale quali terrorismo e mafia, ma avrà effetti devastanti sui giudizi per corruzione, riciclaggio, truffa e reati ambientali. Tra i giudizi più clamorosi che potrebbero concludersi per prescrizione senza che venga fatta giustizia, in particolare alle vittime, vi sono quelli sui casi Parmalat, Thyssen Krupp, il processo per il terremoto dell’Aquila, il processo di Palermo sull’amianto nei cantieri (quaranta operai morti), alcuni processi napoletani sulla gestione dei rifiuti o per i falsi invalidi.
Il Presidente del Consiglio ha detto che la legge in via di adozione ci allinea all’Europa. In realtà , nella recente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 29 marzo 2011 nel caso Alikaj, l’Italia ha già riportato una condanna perché, per effetto della prescrizione del reato di omicidio commesso da un poliziotto nei confronti del sig. Alikaj, non era stata assicurata giustizia ai parenti della vittima. La Corte ci ricorda quindi che la soluzione al problema della durata dei processi non può essere un pretesto per consentire agli autori di reati di farla franca. Se la legge dovesse essere approvata al Senato, si aprirà una nuova serie di condanne per l’Italia?
Originariamente il disegno di legge prevedeva la prescrizione del processo dopo un certo numero di anni. Tale drastica misura, che avrebbe comportato un diniego di giustizia, è stata sostituita dalla segnalazione, da parte del capo dell'ufficio giudiziario, al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione dei giudici che superano i tempi del processo stabiliti dalla legge: tre anni in primo grado, due anni in appello e un anno e sei mesi in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di dieci anni. Si è eliminata così una la prescrizione automatica dei processi che sarebbe stata sicuramente illegittima, ma non si è introdotta alcuna misura che possa servire ad accelerare i tempi della giustizia, prevedendo, ad esempio, rafforzamenti degli organici o dei finanziamenti. Anche la segnalazione al procuratore generale non ha alcun seguito. E’ stata contrabbandata invece come abbreviazione dei tempi del processo la nuova misura introdotta dell’abbreviazione dei termini di prescrizione del reato nei confronti dei soggetti incensurati. Essa non si applicherà , per l’intervento dell’opposizione, ai reati di grave allarme sociale quali terrorismo e mafia, ma avrà effetti devastanti sui giudizi per corruzione, riciclaggio, truffa e reati ambientali. Tra i giudizi più clamorosi che potrebbero concludersi per prescrizione senza che venga fatta giustizia, in particolare alle vittime, vi sono quelli sui casi Parmalat, Thyssen Krupp, il processo per il terremoto dell’Aquila, il processo di Palermo sull’amianto nei cantieri (quaranta operai morti), alcuni processi napoletani sulla gestione dei rifiuti o per i falsi invalidi.
Il Presidente del Consiglio ha detto che la legge in via di adozione ci allinea all’Europa. In realtà , nella recente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 29 marzo 2011 nel caso Alikaj, l’Italia ha già riportato una condanna perché, per effetto della prescrizione del reato di omicidio commesso da un poliziotto nei confronti del sig. Alikaj, non era stata assicurata giustizia ai parenti della vittima. La Corte ci ricorda quindi che la soluzione al problema della durata dei processi non può essere un pretesto per consentire agli autori di reati di farla franca. Se la legge dovesse essere approvata al Senato, si aprirà una nuova serie di condanne per l’Italia?