Yara non è stata uccisa a Chignolo d'Isola

di Roberta Calò. Secondo le ultime indiscrezioni la piccola Yara Gambirasio non sarebbe stata uccisa nel campo di Chignolo d'Isola, lì dove è stato ritrovato il cadavere. L'equipe di medici coordinati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo avrebbero ritrovato sul corpo tracce di terriccio incompatibili con quello di Chignolo. Risulta pertanto plausibile l'ipotesi che la ragazza sia stata uccisa in un altro posto e poi stata condotta condotta lì dagli assassini. A tal proposito il magistrato che sta seguendo le indagini, Letizia Ruggeri, ha dichiarato: "E' una delle ipotesi che stiamo valutando. Del resto non c'è nulla di definitivo. Le ipotesi e le deduzioni a cui lavoriamo sono molte".
Il 27 maggio scadranno i novanta giorni concessi al medico legale per fornire la relazione completa sull'analisi del corpo; intanto il pm Ruggeri ha reso noto che non si sa quando potrà essere concesso il nullaosta per la celebrazione dei funerali.
Intanto, in merito al comunicato stampa trasmesso dai genitori della vittima che sono stanchi dell'eccessiva invasività mediatica, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, ha garantito il suo intervento; il richiamo è un chiaro riferimento all'articolo sei dell'ordine deontologico come dovere del giornalista di rispettare la sfera privata dell'individuo pubblico o privato. In casi di cronaca nera, infatti, la tutela del minore e dei suoi parenti deve essere garantita e prevale sul diritto di cronaca e di critica. Viene pertanto vietata la pubblicazione di foto dei minori coinvolti in processi penali al fine di preservare i diritti fondamentali della persona compreso quello di riservatezza.
A tal proposito si era già espresso nei giorni scorsi il garante della privacy invitando "a prestare la massima attenzione all' accorata richiesta della famiglia Gambirasio, affinché non si continui a diffondere fotografie o video di Yara. Tale diffusione - sempre secondo il garante - mentre ha il sicuro effetto di rinnovare il dolore di una famiglia, ben difficilmente può apparire oggi davvero nell' interesse oggettivo del minore".
Agli appelli istituzionali, si associa anche un invito umano da parte del sindaco della città di Brembate, Diego Locatelli, sia per i mass media che per quanti strumentalizzano il caso per innalzare le punte dell'audience o per sfruttare l'onda della visibilità: "Serve rispetto per una famiglia che è addolorata ma anche arrabbiata per la situazione che si è creata".

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