di Maria Teresa Lattarulo. Nel 1961 due studenti portoghesi furono incarcerati per aver brindato alla libertà delle colonie portoghesi. Il fatto, denunciato sull’Observer, il 28 maggio dello stesso anno, dall’avvocato Peter Benenson, diede luogo ad una raccolta di firme che ebbe largo seguito. Da questa esperienza Benenson ebbe l’idea di fondare un’organizzazione, Amnesty International, che perseguisse stabilmente il fine di impegnarsi a difesa dei diritti umani violati in ogni parte del mondo.
Oggi Amnesty International conta quasi tre milioni di sostenitori che risiedono in centocinquanta nazioni. E’ strutturata da un Segretariato composto da circa trecento ricercatori provenienti da oltre cinquanta Paesi. Nel 1977 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace e, nel 1978, del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Per celebrare i cinquant’anni dalla fondazione di Amnesty, sabato 28 maggio, in occasione della Tavola Rotonda “Difendere i lavoratori, difendere i Diritti Umani” che si terrà alle 09:30 presso la Sala Murat in Piazza del Ferrarese, si brinderà di nuovo in ricordo del “brindisi della libertà”.
La Tavola Rotonda è organizzata dal Gruppo di Bari di Amnesty International e patrocinata dall’Assessorato Regionale al Welfare. Dopo gli indirizzi di saluto di Antonella Marino, Responsabile della Circoscrizione Puglia di Amnesty International, ed Ester Gargano, Dirigente Scolastico dell’I.P.S.S.S. “De Lilla”, interverranno Gianluigi De Vito, scrittore e giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giulio Colecchia, Segretario Generale CISL Puglia, Sidy Sow, Presidente ANOLF-CISL Puglia, il Prof. Pinto, docente di diritto del lavoro presso l'Università degli Studi di Bari "A. Moro" e Angela Lobascio del Coordinamento Difensori dei Diritti Umani della Sezione Italiana di Amnesty International. Sono previste anche testimonianze dei corsisti serali dell’I.P.S.S.S. “De Lilla”. Modererà Dino Alberto Mangialardi, Responsabile del Gruppo Italia 070 Bari di Amnesty International e concluderà i lavori l’Assessore al Welfare della Regione Puglia, Elena Gentile.
L’augurio più bello in occasione di questo anniversario è che la luce della candela simbolo di Amnesty continui a illuminare di speranza i bui recinti in cui giacciono ancora oggi i “prigionieri dimenticati” di cui parlava Benenson.
Oggi Amnesty International conta quasi tre milioni di sostenitori che risiedono in centocinquanta nazioni. E’ strutturata da un Segretariato composto da circa trecento ricercatori provenienti da oltre cinquanta Paesi. Nel 1977 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace e, nel 1978, del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Per celebrare i cinquant’anni dalla fondazione di Amnesty, sabato 28 maggio, in occasione della Tavola Rotonda “Difendere i lavoratori, difendere i Diritti Umani” che si terrà alle 09:30 presso la Sala Murat in Piazza del Ferrarese, si brinderà di nuovo in ricordo del “brindisi della libertà”.
La Tavola Rotonda è organizzata dal Gruppo di Bari di Amnesty International e patrocinata dall’Assessorato Regionale al Welfare. Dopo gli indirizzi di saluto di Antonella Marino, Responsabile della Circoscrizione Puglia di Amnesty International, ed Ester Gargano, Dirigente Scolastico dell’I.P.S.S.S. “De Lilla”, interverranno Gianluigi De Vito, scrittore e giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giulio Colecchia, Segretario Generale CISL Puglia, Sidy Sow, Presidente ANOLF-CISL Puglia, il Prof. Pinto, docente di diritto del lavoro presso l'Università degli Studi di Bari "A. Moro" e Angela Lobascio del Coordinamento Difensori dei Diritti Umani della Sezione Italiana di Amnesty International. Sono previste anche testimonianze dei corsisti serali dell’I.P.S.S.S. “De Lilla”. Modererà Dino Alberto Mangialardi, Responsabile del Gruppo Italia 070 Bari di Amnesty International e concluderà i lavori l’Assessore al Welfare della Regione Puglia, Elena Gentile.
L’augurio più bello in occasione di questo anniversario è che la luce della candela simbolo di Amnesty continui a illuminare di speranza i bui recinti in cui giacciono ancora oggi i “prigionieri dimenticati” di cui parlava Benenson.
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