di Manuela Merico. Il 14 marzo 1853 un emigrato ebreo di nome Levi-Strauss introdusse i blue jeans per la prima volta a San Francisco, dove aveva avviato un commercio di tessuti resistenti per il lavoro e ispirati a quelli usati dai lavoratori portuali di Genova (da cui deriva il nome jeans).
Inizia così la leggenda del jeans che ha visto la sua affermazione nel mondo della moda grazie a quattro periodi importanti della società :
Da metà ottocento fino agli anni ‘30 i jeans erano esclusivamente impiegati per lavoro, poiché il tessuto (cotone blu telato chiamato denim) era facilmente lavabile e resistente. I minatori, i contadini erano soliti indossarlo perché ricco di tasche dove poter poggiare torcia, martello e vari strumenti da lavoro.
Dalla fine degli anni ‘30 agli anni ‘50 iniziarono ad indossare questo capo anche gli artisti e i gruppi giovanili, ma chi ne decretò il vero successo fu il cinema attraverso l’abbigliamento delle stars hollywoodiane.
Negli anni ‘60 si arrivò ad associare il jeans al tempo libero e, quindi, all’uso di massa. I blue jeans diventarono un’uniforme, simbolo dell’anti-moda giovanile soprattutto del movimento hippy e nel decennio successivo assunsero la caratteristica forma a zampa d’elefante.
Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, il denim fu interpretato in maniera personalizzata con diverse decorazioni, slavature e colorazioni differenti dal classico blu indaco.
Volendo attribuire un nome alla fase che attraversa oggi il jeans, potremmo parlare di “comune denominatore”: camicie, gonne, giacche ridefiniscono il nuovo glam metropolitano. E così il denim tanto amato viene ridisegnato per accontentare i diversi stili, dal bon ton al rock per finire al country.
Un evergreen indossabile in qualsiasi occasione, tenendo sempre conto delle tendenze attuali, come suggerisce Mimma Ninni (titolare dell’omonima boutique di Bari): “I jeans cool per questa stagione sono di Current Elliot; i modelli più gettonati lo Stiletto da indossare con pumps di vernice, il Kiker corto scampanato perfetto con sandali ultrapiatti e il Boyfriend con le infradito fluo.”
Se, negli anni della contestazione giovanile, i jeans rappresentavano un modo comune per uniformarsi, negli anni 2000, attraverso il variare di piccoli particolari, permettono di cogliere differenze di status sociale.
Inizia così la leggenda del jeans che ha visto la sua affermazione nel mondo della moda grazie a quattro periodi importanti della società :
Da metà ottocento fino agli anni ‘30 i jeans erano esclusivamente impiegati per lavoro, poiché il tessuto (cotone blu telato chiamato denim) era facilmente lavabile e resistente. I minatori, i contadini erano soliti indossarlo perché ricco di tasche dove poter poggiare torcia, martello e vari strumenti da lavoro.
Dalla fine degli anni ‘30 agli anni ‘50 iniziarono ad indossare questo capo anche gli artisti e i gruppi giovanili, ma chi ne decretò il vero successo fu il cinema attraverso l’abbigliamento delle stars hollywoodiane.
Negli anni ‘60 si arrivò ad associare il jeans al tempo libero e, quindi, all’uso di massa. I blue jeans diventarono un’uniforme, simbolo dell’anti-moda giovanile soprattutto del movimento hippy e nel decennio successivo assunsero la caratteristica forma a zampa d’elefante.
Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, il denim fu interpretato in maniera personalizzata con diverse decorazioni, slavature e colorazioni differenti dal classico blu indaco.
Volendo attribuire un nome alla fase che attraversa oggi il jeans, potremmo parlare di “comune denominatore”: camicie, gonne, giacche ridefiniscono il nuovo glam metropolitano. E così il denim tanto amato viene ridisegnato per accontentare i diversi stili, dal bon ton al rock per finire al country.
Un evergreen indossabile in qualsiasi occasione, tenendo sempre conto delle tendenze attuali, come suggerisce Mimma Ninni (titolare dell’omonima boutique di Bari): “I jeans cool per questa stagione sono di Current Elliot; i modelli più gettonati lo Stiletto da indossare con pumps di vernice, il Kiker corto scampanato perfetto con sandali ultrapiatti e il Boyfriend con le infradito fluo.”
Se, negli anni della contestazione giovanile, i jeans rappresentavano un modo comune per uniformarsi, negli anni 2000, attraverso il variare di piccoli particolari, permettono di cogliere differenze di status sociale.
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