di Alessandra Nenna. Com’è possibile che in un’epoca globalizzata e ipertecnologica capace di coprire enormi distanze in pochi click non sia altrettanto permesso ad un disabile di superare una serie di scalini per accedere all’interno di una chiesa? Una vicenda che ha interessato non uno, ma un cospicuo numero di giovani in carrozzina che qualche giorno fa a Bari avrebbero voluto partecipare al funerale dell’amico Nicola Del Core nella chiesa San Paolo dell’omonimo quartiere e sono stati bloccati dalla ripida e lunga scalinata in cima alla quale sorge la costruzione. Una barriera superata solo grazie alla solidarietà di altri intervenuti che hanno portato su i ragazzi a braccia. “E’ una situazione avvilente – dice il parroco, don Emanuele De Astis -, ne siamo consapevoli. Abbiamo più volte richiesto preventivi per installare una pedana elettrica e nel 2008 un sostegno economico alla Regione, ma ci è stato risposto che vengono finanziati solo interventi a “luoghi pubblici di riunione” e dunque pare che la chiesa non lo sia. Richiesta poi reiterata lo scorso 2010 anche alla Provincia e ad altri enti come Amtab, Amgas e Amiu, ma silenzio anche da questa parte. Purtroppo la chiesa, risalente agli anni Sessanta, è tra le più grandi della città e necessita di continui lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Se a questo aggiungiamo l’operatività che la parrocchia dedica al cammino pastorale e gli imprevisti come l’atto vandalico dello scorso anno in cui il furto di oggetti sacri ha reso necessario progettare una nuova cappella e un nuovo tabernacolo, si comprende come siano le urgenze a decidere dove far dirigere le offerte raccolte dalla comunità ”. Nell’essere certi che a muovere idee e azioni in una comunità cristiana vinca il principio della fratellanza e dell’accoglienza, non resta che considerare l’approssimazione che contraddistingue le progettualità nel nostro Paese. Una struttura mastodontica, quella della San Paolo Apostolo, che sorge parallelamente al “Quartiere” che l’avrebbe ospitata e che necessitava di un affrancamento dalla condizione di ghetto periferico del quale rischiava (previsione riuscita) di etichettarsi. Sarebbe tuttavia stato opportuno chiedersi chi, e con quali mezzi, avrebbe potuto occuparsi della gestione futura lasciata invece alla carità e misericordia di 50.000 anime la maggior parte delle quali allora, come oggi del resto, in condizioni di miseria e degrado. Viva l’Italia del boom economico e della crescita demografica.