di Roberta Calò. Dietro i cancelli di una modesta struttura di supporto sociale, nascosta tra gli svettanti palazzi del quartiere Poggiofranco di Bari ha preso il via ieri la tanto attesa Festa dei Popoli. L'evento, fondato nel 2004, è stato ospitato presso il campo sportivo dei Missionari Comboniani sito in via Giulio Petroni 101.
La sesta edizione di questo evento ha inneggiato in varie forme all'integrazione tra i popoli, alla pace, al dialogo tra culture, alla cooperazione tra diversi colori di pelle, alla giustizia, alla legalità, al rispetto, alla solidarietà. L'atmosfera goliardica animata dalle risate e dai sorrisi di giovani, adulti e bambini è stata affiancata da uno spunto commemorativo che ha riportato alla mente Nicola Occhiofino, recentemente scomparso, impegnato nella lotta contro ingiustizia e discriminazioni etniche.
Sotto un cielo irradiato dalle stelle e dalle luci della città, riecheggiavano nell'aria note si canzoni e danze ritraenti lo spirito di ogni singolo popolo; ciascuno con i suoi rappresentanti musicali e con i suoi strumenti tipici ha nutrito il pubblico con la peculiarità di performance inusuali e spettacolari. I chilometri e le frontiere si dissolvevano nella gioia di vivere, di condividere, di festeggiare insieme che animava organizzatori e partecipanti. Il perimetro dell'aria che ospita il palco è abbracciato da una serie di stand che offrono al pubblico la possibilità di assaporare in ogni sua tipicità i percorsi enogastronimici e manifatturieri di tutti i paesi; sbirciando tra bancarelle ed espositori si può interagire con ogni cultura, approfondirne gli aspetti più quotidiani e caratteristici.
Purtroppo l'esempio di eventi simili non ha toccato il cuore di quanti, nonostante stimoli di questo tipo, perseverino in atti di discriminazione etnica. Il caso tira in ballo un paese in provincia di Bari, Gioia del Colle. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni che hanno assistito alla vicenda, due senegalesi dopo quattro ore di treno avevano deciso di soggiornare nel piccolo paese per poi partecipare alla manifestazione.
La maggior parte dei responsabili e addetti alla reception di diverse strutture alberghiere si sono rifiutati di affittare una stanza ai due ragazzi liquidandoli con un "siamo al completo" o con squallide espressioni denigratorie: "Puzzano, qui non possono entrare", "Rubano, distruggono le stanza, qui non li vogliamo", "No, mi dispiace. Per loro non c´è posto", "Loro pagano per due e poi la notte dormono in quattro. Questi rubano i telecomandi, il phon, distruggono le stanze. In passato abbiamo già avuto qualche precedente". I ragazzi, disarmati da simili manifestazioni ma per nulla scoraggiati, hanno deciso di dormire nel capannone che avrebbe poi ospitato le bancarelle della festa: "Sembra impossibile far capire alla gente che noi siamo qui solo per lavorare. Dormiremo qui a terra, vicino alle nostre cose. Noi siamo abituati a vivere così".
La sesta edizione di questo evento ha inneggiato in varie forme all'integrazione tra i popoli, alla pace, al dialogo tra culture, alla cooperazione tra diversi colori di pelle, alla giustizia, alla legalità, al rispetto, alla solidarietà. L'atmosfera goliardica animata dalle risate e dai sorrisi di giovani, adulti e bambini è stata affiancata da uno spunto commemorativo che ha riportato alla mente Nicola Occhiofino, recentemente scomparso, impegnato nella lotta contro ingiustizia e discriminazioni etniche.
Sotto un cielo irradiato dalle stelle e dalle luci della città, riecheggiavano nell'aria note si canzoni e danze ritraenti lo spirito di ogni singolo popolo; ciascuno con i suoi rappresentanti musicali e con i suoi strumenti tipici ha nutrito il pubblico con la peculiarità di performance inusuali e spettacolari. I chilometri e le frontiere si dissolvevano nella gioia di vivere, di condividere, di festeggiare insieme che animava organizzatori e partecipanti. Il perimetro dell'aria che ospita il palco è abbracciato da una serie di stand che offrono al pubblico la possibilità di assaporare in ogni sua tipicità i percorsi enogastronimici e manifatturieri di tutti i paesi; sbirciando tra bancarelle ed espositori si può interagire con ogni cultura, approfondirne gli aspetti più quotidiani e caratteristici.
Purtroppo l'esempio di eventi simili non ha toccato il cuore di quanti, nonostante stimoli di questo tipo, perseverino in atti di discriminazione etnica. Il caso tira in ballo un paese in provincia di Bari, Gioia del Colle. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni che hanno assistito alla vicenda, due senegalesi dopo quattro ore di treno avevano deciso di soggiornare nel piccolo paese per poi partecipare alla manifestazione.
La maggior parte dei responsabili e addetti alla reception di diverse strutture alberghiere si sono rifiutati di affittare una stanza ai due ragazzi liquidandoli con un "siamo al completo" o con squallide espressioni denigratorie: "Puzzano, qui non possono entrare", "Rubano, distruggono le stanza, qui non li vogliamo", "No, mi dispiace. Per loro non c´è posto", "Loro pagano per due e poi la notte dormono in quattro. Questi rubano i telecomandi, il phon, distruggono le stanze. In passato abbiamo già avuto qualche precedente". I ragazzi, disarmati da simili manifestazioni ma per nulla scoraggiati, hanno deciso di dormire nel capannone che avrebbe poi ospitato le bancarelle della festa: "Sembra impossibile far capire alla gente che noi siamo qui solo per lavorare. Dormiremo qui a terra, vicino alle nostre cose. Noi siamo abituati a vivere così".