di Vittorio Polito. Il lessico è il patrimonio di vocaboli che costituiscono una lingua, o una parte di essa, ovvero l’insieme di vocaboli e modi espressivi, anche bizzarri, propri di una famiglia o di una cerchia di persone molto ristretta. Nel nostro caso parliamo del lessico nei traffici via mare della Guardia di Finanza.
Enrico Gurioli, giornalista, editorialista, esperto e studioso di marineria, insieme al tenente Gerardo Severino, direttore del Museo storico della Guardia di Finanza, hanno pubblicato, in occasione della “VII Settimana della lingua italiana nel mondo”, organizzata dal Ministero degli Esteri, il pratico volume “Il lessico nei traffici via mare e storie di finanzieri e contrabbandieri”, finalizzato a promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
La prima parte dell’interessante manuale è dedicata al linguaggio usato dai “finanzieri di mare”, mentre la seconda consente al lettore di comprendere lo specifico contesto storico-operativo in cui si è venuta formando questa particolare componente della lingua italiana.
La pubblicazione racconta in ordine cronologico, dal 1866 al 1955, non solo le operazioni di contrasto al contrabbando portate a termine dalle prestigiose “Fiamme gialle”, ma tratta soprattutto del lessico nei traffici via mare. Un linguaggio, non necessariamente specialistico, ma condiviso dagli uomini della navi mercantili e delle navi militari, che potrebbe definirsi “il linguaggio del porto”.
Il linguaggio di mare, non può avere sinonimi, non c’è spazio per le interpretazioni diverse, il suo lessico è una vera nomenclatura dove ogni termine ha un solo ed esclusivo significato.
Vari e numerosi gli argomenti: dal lessico del Golfo di Napoli da parte dei contrabbandieri, al linguaggio criminale del canale d’Otranto, alla lingua italiana a bordo delle navi, delle Accademie e delle Scuole navali, al lessico nelle navi scuola, al linguaggio delle Scuole nautiche di Pola e Gaeta e così via.
Nelle loro parlate gli equipaggi considerano la loro imbarcazione come fosse un corpo umano: per cui se si rientra “zoppi”, vuol dire che si ha il motore in avaria, lo speronamento diventa “finire in pancia” o si deve “preparare il sugo”, quando si rientra per fare rifornimento.
Passiamo al glossario vero e proprio dei termini marinareschi della Guardia di Finanza: “accazzottare la bandiera” = piegare e arrotolare la bandiera per riporla nella propria arnia; “batimetrica” = punto d’incontro tra la nave madre e gli scafi; “carabiniere” = è un gancio automatico utilizzato quando l’ancora si incaglia e non si può salpare; “la giapponese” = una braga per recuperare i carichi di sigarette a mare;
“finire l’aranciata” = finire il gasolio (utilizzato per non far capire la difficoltà a proseguire un inseguimento; “napolicchi” = scafi in legno utilizzati per il contrabbando di sigarette a Napoli; “paranza” = organizzazione dedita al contrabbando in mare; “pecorelle” = la spuma dell’onda; “scarpa di Aladino” = gommone; “signorina di bordo” = radiotelegrafista nonché il timoniere di manovra che sostituisce il comandante; “topo di sentina” = il motorista dell’imbarcazione della Guardia di Finanza, ecc.
La lingua italiana ed il linguaggio marinaresco si arricchiscono così di nuovi lemmi, nuove suggestioni e particolari codici, simboli di un mondo che vive in mare o in una zona di confine.
La pubblicazione non è in vendita, ma è scaricabile dal sito della Guardia di Finanza: http://www.gdf.it/repository/contentmanagement/information/n2072720165/il_lessico_nei_traffici_via_mare_e_storie_di_finanzieri_e_contrabbandieri.pdf?download=1 .
Enrico Gurioli, giornalista, editorialista, esperto e studioso di marineria, insieme al tenente Gerardo Severino, direttore del Museo storico della Guardia di Finanza, hanno pubblicato, in occasione della “VII Settimana della lingua italiana nel mondo”, organizzata dal Ministero degli Esteri, il pratico volume “Il lessico nei traffici via mare e storie di finanzieri e contrabbandieri”, finalizzato a promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
La prima parte dell’interessante manuale è dedicata al linguaggio usato dai “finanzieri di mare”, mentre la seconda consente al lettore di comprendere lo specifico contesto storico-operativo in cui si è venuta formando questa particolare componente della lingua italiana.
La pubblicazione racconta in ordine cronologico, dal 1866 al 1955, non solo le operazioni di contrasto al contrabbando portate a termine dalle prestigiose “Fiamme gialle”, ma tratta soprattutto del lessico nei traffici via mare. Un linguaggio, non necessariamente specialistico, ma condiviso dagli uomini della navi mercantili e delle navi militari, che potrebbe definirsi “il linguaggio del porto”.
Il linguaggio di mare, non può avere sinonimi, non c’è spazio per le interpretazioni diverse, il suo lessico è una vera nomenclatura dove ogni termine ha un solo ed esclusivo significato.
Vari e numerosi gli argomenti: dal lessico del Golfo di Napoli da parte dei contrabbandieri, al linguaggio criminale del canale d’Otranto, alla lingua italiana a bordo delle navi, delle Accademie e delle Scuole navali, al lessico nelle navi scuola, al linguaggio delle Scuole nautiche di Pola e Gaeta e così via.
Nelle loro parlate gli equipaggi considerano la loro imbarcazione come fosse un corpo umano: per cui se si rientra “zoppi”, vuol dire che si ha il motore in avaria, lo speronamento diventa “finire in pancia” o si deve “preparare il sugo”, quando si rientra per fare rifornimento.
Passiamo al glossario vero e proprio dei termini marinareschi della Guardia di Finanza: “accazzottare la bandiera” = piegare e arrotolare la bandiera per riporla nella propria arnia; “batimetrica” = punto d’incontro tra la nave madre e gli scafi; “carabiniere” = è un gancio automatico utilizzato quando l’ancora si incaglia e non si può salpare; “la giapponese” = una braga per recuperare i carichi di sigarette a mare;
“finire l’aranciata” = finire il gasolio (utilizzato per non far capire la difficoltà a proseguire un inseguimento; “napolicchi” = scafi in legno utilizzati per il contrabbando di sigarette a Napoli; “paranza” = organizzazione dedita al contrabbando in mare; “pecorelle” = la spuma dell’onda; “scarpa di Aladino” = gommone; “signorina di bordo” = radiotelegrafista nonché il timoniere di manovra che sostituisce il comandante; “topo di sentina” = il motorista dell’imbarcazione della Guardia di Finanza, ecc.
La lingua italiana ed il linguaggio marinaresco si arricchiscono così di nuovi lemmi, nuove suggestioni e particolari codici, simboli di un mondo che vive in mare o in una zona di confine.
La pubblicazione non è in vendita, ma è scaricabile dal sito della Guardia di Finanza: http://www.gdf.it/repository/contentmanagement/information/n2072720165/il_lessico_nei_traffici_via_mare_e_storie_di_finanzieri_e_contrabbandieri.pdf?download=1 .
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