di Roberta Calò. Ieri mattina l'avvocato Francesco De Cristoforo, rappresentante legale di Michele Misseri, ha depositato la richiesta di scarcerazione per il suo assistito. L'uomo, ormai accusato solo per occultamento di cadavere, avrebbe teoricamente già scontato i sei mesi di pena previsti per reati simili essendo stato arrestato il 6 ottobre scorso. L'uomo, infatti, aveva gettato il corpo nudo in una cisterna e bruciato lì vicini i vestiti della povera Sarah Scazzi.
Ieri Michele alle 19.15 è uscito ufficialmente dal carcere di Taranto ed è tornato in via Deledda, a casa sua, dall'altra figlia Valentina Misseri.
Secondo quanto disposto dal giudice, comunque, l'uomo dovrebbe recarsi in carcere ogni giorno per firmare.
L'uscita dell'uomo è stata accompagnata dagli applausi delle persone, le stesse che avevano gridato "Assassina" quando è stata arrestata la moglie Cosima Serrano. Pur assaporando la libertà dopo mesi di reclusione, l'ex "orco" di Avetrana ha dichiarato: "Sbagliano, i giudici sbagliano. Io ora sto dicendo la verità e se loro mi credono io voglio dirla di nuovo, la verità . Queste immagini del paese sono incredibili: ma come hanno fatto a trattare così Cosima? Perché hanno battuto le mani se arrestavano un innocente? E poi mi dispiace per Sabrina. Anche lei non ha fatto niente ed è in galera per colpa mia: io ora vorrei chiederle perdono, il perdono di un padre che ha rovinato la vita della figlia. Perdono, Sabrina, perdono. Sono stato io, lei con la morte di Sarah non c'entra nulla". Michele ha continuato a ripetere ossessivamente questo genere di frasi. L'uomo in serata è stato condotto all’ospedale di Taranto a seguito di un’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio firmata dal sindaco del paese.
Più tardi Valentina ha spiegato: "Sono venuti i medici del 118 dicendo di aver ricevuto una chiamata, ma io non ho chiamato nessuno. Michele stava bene era meravigliato per essere uscito dal carcere e si è sfogato ma stava benissimo".
Il gip Martino Rosati, che aveva accettato la richiesta di scarcerazione per l'indagato, ha chiarito: "Ormai non è più capace di mantenere un segreto così devastante e, nonostante le pressioni ricevute per stare zitto, s'è deciso a parlare, accettando anche quelle che sarebbero potute essere le conseguenze dannose per sua figlia Sabrina. La quale è, dunque, la responsabile del tragico fatto che egli si accingeva a rivelare. Peraltro - scrive ancora il giudice - l'inciso 'io non li credò attesta due ulteriori circostanze: che l'omicidio era avvenuto in assenza di Michele; e che, in secondo luogo, più persone lo volevano inutilmente convincere di qualcosa. Infine - sostiene il giudice - considerando che Sabrina e sua madre erano certamente in casa nel lasso di tempo in cui è avvenuto l'omicidio, codesto inciso è ulteriormente indicativo del fatto che esso si sia verificato all'interno dell'abitazione e non nel garage: luogo non certamente frequentato da costoro, ma semmai da Michele, molto probabilmente sceso così dopo l'arrivo di Sarah". Rosati conclude soffermandosi nella dettagliata spiegazione anche di una frase pronunciata in dialetto da Michele Misseri: "Mi dispiace per la mia famiglia se vanno... io adesso li scoprirò... cosa vogliono dire, dicano quelli... è andata così, che vogliono fare, fanno a tua figlia... io non li credo se uno non fosse voluto andare...". Il gip spiega: "Tale sua affermazione, letta alla luce dell'immediato trasporto del povero corpo di Sarah lontano da casa, nelle campagne del paese, e del fatto che proprio egli si sia occupato di tale incombente, dà conferma del fatto che, in quel soliloquio e sofferto sfogo, Michele si riferisse proprio all'omicidio di sua nipote".
Il colpevole, dunque, è da cercare tra la moglie Cosima e la figlia Sabrina. Le due donne sono state interrogate ieri alla presenza del capo della procura Sebastio, e i magistrati inquirenti Buccoliero e Argentino. Le due indagate si sono avvalse della facoltà di non rispondere, infatti l'interrogatorio di garanzia è durato appena mezz'ora. Valentina Misseri si era recata ieri presso il carcere di Taranto, forse per supportare la madre e la figlia in vista dell'ennesima dura prova, ma si era rifiutata di incontrare il padre.
De Jaco, avvocato di Cosima Serrano ha spiegato: "In questo momento non era opportuno che rispondesse"; Marseglia, rappresentante legale di Sabrina ha dichiarato: "A questo punto non c'era alcuna utilità processuale. Non avrebbe avuto alcun senso se avesse risposto". Quello che appare chiaro è che l'atteggiamento delle due donne sia frutto di un accordo preso con i rispettivi rappresentati legali i quali hanno probabilmente bisogno di tempo per gettare le basi di una nuova linea difensiva alla luce dei recenti sviluppi.
Marseglia e Coppi, avvocati di Sabrina, hanno già fatto richiesta di interrogare Michele Misseri nell'ambito di indagini difensive. La richiesta sarebbe stata accolta; resta solo da fissare la data.
Nonostante gli apparenti silenzi, il quadro accusatorio appare ormai abbastanza chiaro. Sabrina Misseri, in preda ad un raptus di gelosia, nutrita da tempo nei confronti della cugina Sarah, l'avrebbe uccisa. Resta da chiarire il ruolo della madre Cosima, se ha supportato solo moralmente la figlia o se ha fisicamente contribuito a portare a termine un crimine così efferato.
Il padre avrebbe poi provveduto all'occultamento del cadavere in un zona vicina a contrada Mosca.
Ieri Michele alle 19.15 è uscito ufficialmente dal carcere di Taranto ed è tornato in via Deledda, a casa sua, dall'altra figlia Valentina Misseri.
Secondo quanto disposto dal giudice, comunque, l'uomo dovrebbe recarsi in carcere ogni giorno per firmare.
L'uscita dell'uomo è stata accompagnata dagli applausi delle persone, le stesse che avevano gridato "Assassina" quando è stata arrestata la moglie Cosima Serrano. Pur assaporando la libertà dopo mesi di reclusione, l'ex "orco" di Avetrana ha dichiarato: "Sbagliano, i giudici sbagliano. Io ora sto dicendo la verità e se loro mi credono io voglio dirla di nuovo, la verità . Queste immagini del paese sono incredibili: ma come hanno fatto a trattare così Cosima? Perché hanno battuto le mani se arrestavano un innocente? E poi mi dispiace per Sabrina. Anche lei non ha fatto niente ed è in galera per colpa mia: io ora vorrei chiederle perdono, il perdono di un padre che ha rovinato la vita della figlia. Perdono, Sabrina, perdono. Sono stato io, lei con la morte di Sarah non c'entra nulla". Michele ha continuato a ripetere ossessivamente questo genere di frasi. L'uomo in serata è stato condotto all’ospedale di Taranto a seguito di un’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio firmata dal sindaco del paese.
Più tardi Valentina ha spiegato: "Sono venuti i medici del 118 dicendo di aver ricevuto una chiamata, ma io non ho chiamato nessuno. Michele stava bene era meravigliato per essere uscito dal carcere e si è sfogato ma stava benissimo".
Il gip Martino Rosati, che aveva accettato la richiesta di scarcerazione per l'indagato, ha chiarito: "Ormai non è più capace di mantenere un segreto così devastante e, nonostante le pressioni ricevute per stare zitto, s'è deciso a parlare, accettando anche quelle che sarebbero potute essere le conseguenze dannose per sua figlia Sabrina. La quale è, dunque, la responsabile del tragico fatto che egli si accingeva a rivelare. Peraltro - scrive ancora il giudice - l'inciso 'io non li credò attesta due ulteriori circostanze: che l'omicidio era avvenuto in assenza di Michele; e che, in secondo luogo, più persone lo volevano inutilmente convincere di qualcosa. Infine - sostiene il giudice - considerando che Sabrina e sua madre erano certamente in casa nel lasso di tempo in cui è avvenuto l'omicidio, codesto inciso è ulteriormente indicativo del fatto che esso si sia verificato all'interno dell'abitazione e non nel garage: luogo non certamente frequentato da costoro, ma semmai da Michele, molto probabilmente sceso così dopo l'arrivo di Sarah". Rosati conclude soffermandosi nella dettagliata spiegazione anche di una frase pronunciata in dialetto da Michele Misseri: "Mi dispiace per la mia famiglia se vanno... io adesso li scoprirò... cosa vogliono dire, dicano quelli... è andata così, che vogliono fare, fanno a tua figlia... io non li credo se uno non fosse voluto andare...". Il gip spiega: "Tale sua affermazione, letta alla luce dell'immediato trasporto del povero corpo di Sarah lontano da casa, nelle campagne del paese, e del fatto che proprio egli si sia occupato di tale incombente, dà conferma del fatto che, in quel soliloquio e sofferto sfogo, Michele si riferisse proprio all'omicidio di sua nipote".
Il colpevole, dunque, è da cercare tra la moglie Cosima e la figlia Sabrina. Le due donne sono state interrogate ieri alla presenza del capo della procura Sebastio, e i magistrati inquirenti Buccoliero e Argentino. Le due indagate si sono avvalse della facoltà di non rispondere, infatti l'interrogatorio di garanzia è durato appena mezz'ora. Valentina Misseri si era recata ieri presso il carcere di Taranto, forse per supportare la madre e la figlia in vista dell'ennesima dura prova, ma si era rifiutata di incontrare il padre.
De Jaco, avvocato di Cosima Serrano ha spiegato: "In questo momento non era opportuno che rispondesse"; Marseglia, rappresentante legale di Sabrina ha dichiarato: "A questo punto non c'era alcuna utilità processuale. Non avrebbe avuto alcun senso se avesse risposto". Quello che appare chiaro è che l'atteggiamento delle due donne sia frutto di un accordo preso con i rispettivi rappresentati legali i quali hanno probabilmente bisogno di tempo per gettare le basi di una nuova linea difensiva alla luce dei recenti sviluppi.
Marseglia e Coppi, avvocati di Sabrina, hanno già fatto richiesta di interrogare Michele Misseri nell'ambito di indagini difensive. La richiesta sarebbe stata accolta; resta solo da fissare la data.
Nonostante gli apparenti silenzi, il quadro accusatorio appare ormai abbastanza chiaro. Sabrina Misseri, in preda ad un raptus di gelosia, nutrita da tempo nei confronti della cugina Sarah, l'avrebbe uccisa. Resta da chiarire il ruolo della madre Cosima, se ha supportato solo moralmente la figlia o se ha fisicamente contribuito a portare a termine un crimine così efferato.
Il padre avrebbe poi provveduto all'occultamento del cadavere in un zona vicina a contrada Mosca.