di Roberta Calò. "Sono delusa dalle parole dei giudici della Cassazione che non danno credito alla mia testimonianza" dichiara Anna Pisanò, una delle testimoni coinvolte nel caso della piccola Sarah Scazzi, la giovane di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo lo scorso 26 Agosto.
La Corte Suprema ha ignorato la sua versione dei fatti circa una chiacchierata che la donna avrebbe fatto con Sabrina, indagata per omicidio con il padre Michele, entrambi al momento detenuti presso il carcere di Taranto. La Pisanò dichiarò che, il giorno del ritrovamento del cadavere della piccola Sarah dietro chiare indicazioni di Michele, Sabrina si recò a casa sua affermando che avevano incastrato il padre.
"Mi sento offesa, se lo avessi saputo prima non mi sarei messa in mezzo a questi casini. Chi me l’ha fatto fare? Se me lo permettessero andrei personalmente a Roma per parlare con questi giudici. Gli parlerei guardandoli negli occhi. Direi ciò che ho visto e sentito quella sera quando Michele Misseri fece trovare corpo di Sarah nel pozzo e sua figlia piangeva disperata sulle mie spalle. Ricordo tutto di quei momenti, anche com’ero vestita io e le altre persone presenti". Il poco peso attribuito alla sua versione dalla Cassazione riguarda il fatto che ciò che la donna avrebbe riferito non era stato nè registrato nè trascritto: "Questa è bella! Così avrei dovuto dire a Sabrina: aspetta prima di piangere e di parlare perché devo trovare un registratore oppure un taccuino con una penna? Le sembra normale?".
"Ricordo tutto di quella sera e se proprio insiste le ridico parola per parola quello che mi disse Sabrina mentre urlava “lo hanno incastrato, mio padre lo hanno incastrato”. Mi parlò in dialetto: Anna, mi disse, dopo tante ore viene quella cosa di dire la verità… di finire là… Così finisce tutto… Ma io non l’ho fatto, io non sono stupida”. E’ vero, non ho registrato e non ho preso appunti, ma subito dopo raccontai tutto a mio marito. Lo chieda a lui se non è vero, lo chiedano anche i giudici di Roma così diffidenti".
"E meno male, già ho sofferto e soffro abbastanza. Conclude la teste - Cosa crede che non mi è costato niente tutto questo? Se non mi avessero chiamato, non avrei mai tradito Sabrina che nonostante tutto non riesco ad odiare. Sono una mamma anch’io e non posso non pensare al dramma che sta vivendo, ai progetti che aveva e che sono saltati. Ma c’è di mezzo la morte di una ragazzina e tutti dovremmo offrire il nostro contributo alla giustizia".
Si attendono intanto per le prossime ore i risultati sugli esami comparativi irripetibili che metteranno a confronto il dna di Cosima Serrano e Ivano Russo con le tracce ritrovate sugli oggetti presenti sul luogo del delitto.
La Corte Suprema ha ignorato la sua versione dei fatti circa una chiacchierata che la donna avrebbe fatto con Sabrina, indagata per omicidio con il padre Michele, entrambi al momento detenuti presso il carcere di Taranto. La Pisanò dichiarò che, il giorno del ritrovamento del cadavere della piccola Sarah dietro chiare indicazioni di Michele, Sabrina si recò a casa sua affermando che avevano incastrato il padre.
"Mi sento offesa, se lo avessi saputo prima non mi sarei messa in mezzo a questi casini. Chi me l’ha fatto fare? Se me lo permettessero andrei personalmente a Roma per parlare con questi giudici. Gli parlerei guardandoli negli occhi. Direi ciò che ho visto e sentito quella sera quando Michele Misseri fece trovare corpo di Sarah nel pozzo e sua figlia piangeva disperata sulle mie spalle. Ricordo tutto di quei momenti, anche com’ero vestita io e le altre persone presenti". Il poco peso attribuito alla sua versione dalla Cassazione riguarda il fatto che ciò che la donna avrebbe riferito non era stato nè registrato nè trascritto: "Questa è bella! Così avrei dovuto dire a Sabrina: aspetta prima di piangere e di parlare perché devo trovare un registratore oppure un taccuino con una penna? Le sembra normale?".
"Ricordo tutto di quella sera e se proprio insiste le ridico parola per parola quello che mi disse Sabrina mentre urlava “lo hanno incastrato, mio padre lo hanno incastrato”. Mi parlò in dialetto: Anna, mi disse, dopo tante ore viene quella cosa di dire la verità… di finire là… Così finisce tutto… Ma io non l’ho fatto, io non sono stupida”. E’ vero, non ho registrato e non ho preso appunti, ma subito dopo raccontai tutto a mio marito. Lo chieda a lui se non è vero, lo chiedano anche i giudici di Roma così diffidenti".
"E meno male, già ho sofferto e soffro abbastanza. Conclude la teste - Cosa crede che non mi è costato niente tutto questo? Se non mi avessero chiamato, non avrei mai tradito Sabrina che nonostante tutto non riesco ad odiare. Sono una mamma anch’io e non posso non pensare al dramma che sta vivendo, ai progetti che aveva e che sono saltati. Ma c’è di mezzo la morte di una ragazzina e tutti dovremmo offrire il nostro contributo alla giustizia".
Si attendono intanto per le prossime ore i risultati sugli esami comparativi irripetibili che metteranno a confronto il dna di Cosima Serrano e Ivano Russo con le tracce ritrovate sugli oggetti presenti sul luogo del delitto.