di Dario Durante. Apre i battenti il Mudi, il Museo Diocesano di Arte sacra di Taranto nell’ex seminario arcivescovile, edificio cinquecentesco a due passi dalla Cattedrale e dall’Episcopio, nel cuore della città vecchia.
All’inaugurazione, avvenuta venerdì 6 maggio, sono intervenuti l’Arcivescovo Benigno Luigi Papa, il Provicario Generale mons. Emanuele Tagliente, il direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e Arte Sacra dell’Arcidiocesi di Firenze mons. Thimoty Verdon, il Responsabile del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto mons. Giuseppe Russo e il Direttore dell’Ufficio Beni Culturali diocesano tarantino don Francesco Simone.
Esteso su tre piani, il Mudi contiene 305 opere, con datazione dal VII al XX sec., suddivise in sette sezioni nelle quali si ripercorre la storia della diocesi, della religiosità popolare e del territorio ionico realizzando così «un dialogo fecondo tra cultura e fede».
Pur avvenuta in un arco temporale piuttosto lungo, «la musealizzazione dell’edificio – ha spiegato mons. Russo – offre una discreta ricontestualizzazione delle opere, quasi tutte restaurate e quindi tutelate. L’idea è quella di far del Mudi il centro di un sistema museale diocesano, in rete con altre realtà ecclesiastiche e pubbliche statali, in un rapporto dinamico con l’arte moderna e contemporanea».
Tra le opere più importanti esposte, la crocetta aurea rinvenuta nel 1071 sul corpo del patrono di Taranto San Cataldo, gran parte degli ori e argenti del tesoro della cattedrale, la tela raffigurante “Il Sogno di San Giuseppe” di Corrado Giaquinto, il grande topazio sul quale è inciso il Cristo incastonato in uno sportello di tabernacolo oltre a diversi reliquiari sacri (la lingua di S. Cataldo, il sangue di S. Vito e il velo della Madonna).
Nel suo intervento, mons. Verdon ha rilevato come «l’immagine sia predicazione evangelica ed esprima molto di più della parola perché si avverte il dinamismo della trasmissione del messaggio evangelico. L’arte sacra, perciò – ha proseguito – è uno strumento di evangelizzazione e catechesi che conduce al cuore della cosa creduta, cioè al paradosso di un Dio spirituale che si è fatto materiale».
Il museo è visitabile solo il giovedì (ticket 5 euro), con servizio di guida gratuita interna. Negli altri giorni si effettuano aperture su richiesta per gruppi.
All’inaugurazione, avvenuta venerdì 6 maggio, sono intervenuti l’Arcivescovo Benigno Luigi Papa, il Provicario Generale mons. Emanuele Tagliente, il direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e Arte Sacra dell’Arcidiocesi di Firenze mons. Thimoty Verdon, il Responsabile del Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto mons. Giuseppe Russo e il Direttore dell’Ufficio Beni Culturali diocesano tarantino don Francesco Simone.
Esteso su tre piani, il Mudi contiene 305 opere, con datazione dal VII al XX sec., suddivise in sette sezioni nelle quali si ripercorre la storia della diocesi, della religiosità popolare e del territorio ionico realizzando così «un dialogo fecondo tra cultura e fede».
Pur avvenuta in un arco temporale piuttosto lungo, «la musealizzazione dell’edificio – ha spiegato mons. Russo – offre una discreta ricontestualizzazione delle opere, quasi tutte restaurate e quindi tutelate. L’idea è quella di far del Mudi il centro di un sistema museale diocesano, in rete con altre realtà ecclesiastiche e pubbliche statali, in un rapporto dinamico con l’arte moderna e contemporanea».
Tra le opere più importanti esposte, la crocetta aurea rinvenuta nel 1071 sul corpo del patrono di Taranto San Cataldo, gran parte degli ori e argenti del tesoro della cattedrale, la tela raffigurante “Il Sogno di San Giuseppe” di Corrado Giaquinto, il grande topazio sul quale è inciso il Cristo incastonato in uno sportello di tabernacolo oltre a diversi reliquiari sacri (la lingua di S. Cataldo, il sangue di S. Vito e il velo della Madonna).
Nel suo intervento, mons. Verdon ha rilevato come «l’immagine sia predicazione evangelica ed esprima molto di più della parola perché si avverte il dinamismo della trasmissione del messaggio evangelico. L’arte sacra, perciò – ha proseguito – è uno strumento di evangelizzazione e catechesi che conduce al cuore della cosa creduta, cioè al paradosso di un Dio spirituale che si è fatto materiale».
Il museo è visitabile solo il giovedì (ticket 5 euro), con servizio di guida gratuita interna. Negli altri giorni si effettuano aperture su richiesta per gruppi.