Bari: un suicidio che ci deve far interrogare

di Nicola Zuccaro. "Basta, non ce la faccio più con questa mafia". Dalla mattinata sino a sera inoltrata questa frase ha fatto il giro dei canali baresi dell'informazione online. Il Giornale di Puglia ha ritenuto opportuno riproporla per aprire una seria riflessione sulla legalità a Bari. Questa testata, in ossequio a quel principio che è l'ufficialità delle fonti, non vuole entrare nel merito di quanto sta accadendo o di quanto sia avvenuto nella Multiservizi. Come ha ribadito Michele Emiliano, saranno gli organi comunali competenti, unitamente alla magistratura, ad indagare sull'accaduto ma non si può comunque e tantomeno restare indifferenti come stampa barese al contenuto di quel biglietto con cui è stato aperto il presente articolo. Quella frase è il grido di dolore sì di un 40enne che aspirava ad un miglioramento della propria posizione lavorativa ma potrebbe rappresentare nel tempo il grido di dolore di una Bari che non ha voce e che vorrebbe denunciare le "tante mafie", intese come quelle numerose illegalità che vengono forse per paura a tutt'oggi nascoste se non addirittura sottaciute.
Questo suicidio allegato a quel biglietto è la cartina di tornasole di una Bari che come documentano le cronache di questi ultimi giorni è ripiombata nel terrore della criminalità organizzata. Tacere e peggio ancora negare sul dato di fatto secondo cui la mafia a Bari non esiste sarebbe intellettualmente disonesto.
Il tempo di tener nascosta la testa sotto la sabbia è finito. Questo tragico atto deve rappresentare il fischio di inizio di quella lunga partita che per quanto dura e difficile dovrà vedere scendere in campo la Bari pulita e onesta per vincere contro un avversario che c'è ma che non si vede e ha un nome: mafia.

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