di Adriano Abrusci. Ammirazione e sconcerto ha suscitato tra i numerosi partecipanti all’incontro di presentazione dell’ultimo nato tra gli scritti sul tema, nel pomeriggio della scorsa giornata, la rivelazione delle risultanze di un recente ed innovativo piano di ricerca sulle ragioni funzionali di Castel del Monte.
In una gremita Aula Magna della Facoltà di Architettura di Bari, un breve intervento introduttivo ad opera del coordinatore del progetto, Prof. D’amato Guerrieri (a cui si affiancheranno in conclusione d’evento le parole del Prof. Ruggero Martines, Soprintendente regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia, e del Preside della Facoltà di Architettura di Roma Tre, Prof. Francesco Cellini), ha ben presto lasciato spazio alla proiezione di immagini e parole, raccolte in un breve ma compendioso filmato esplicativo, che fluendo inesorabili in un affascinato silenzio, persuadevano e incantavano a un tempo, lentamente frantumando diffidenza e sospetto nell’animo di quanti avessero potuto dubitare dell’effettivo valore dell’ulteriore tesi proposta, ritenendola nulla più che l’ennesima teoria sul più noto tra gli edifici federiciani.
Originatasi da una semplice intuizione, costantemente avvalorata in diversi anni di studio da evidenze sempre più corroboranti, l’interessante ipotesi formulata dagli architetti Giuseppe Fallacara e Ubaldo Occhinegro nell’ambito di un percorso di ricerca svolto presso il Dipartimento Icar della succitata facoltà, poiché assolutamente non assimilabile a nessun altra tesi precedentemente proposta e certamente ben più convincente, apre un filone d’indagine sugli usi della misteriosa struttura medievale completamente nuovo.
Punti di forza di un metodo di indagine costruito su proprie specifiche competenze (dunque indubbiamente diverso da quello che storici, archeologi o esperti d’arte hanno potuto fin ora adoperare), l’acuta osservazione attenta ai numerosi dettagli strutturali e architettonici, e la valutazione sistematica dei dati attraverso un rigoroso metodo scientifico di analisi funzionale scevra d’ogni pregiudizio, hanno permesso ai due giovani studiosi di veder confermata l’originaria sensazione e sostenere così, con non poca sicurezza, l’idea di una costruzione perfettamente atta alla rigenerazione dello spirito e alla cura del corpo, su modello dell’hammam arabo.
Il sito di costruzione, i molteplici ed ingegnosi sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, le numerose cisterne per la conservazione, la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia, la particolare conformazione dell’intero complesso, il percorso interno e persino la forma ottagonale che tanto ha fatto riflettere (e anche fantasticare). Questi e molti altri gli elementi che, per la prima volta, possono incontrarsi senza forzature o distorsioni in una semplice quanto astuta univoca spiegazione, che, siamo certi, farà molto discutere.
Il testo ‘Castel del Monte: nuova ipotesi comparata sull’identità del monumento’ (Polibapress), interessantissimo e ricchissimo di riferimenti e immagini, rappresenta (cito testualmente il Fallacara) ‘una provocazione’ vera e propria per il mondo accademico, i due autori non soltanto auspicando un nuovo intervento di restauro alla luce delle nuove rivelazioni, ma anche invitando al confronto su elementi concreti e non semplicemente teorici, chiunque abbia elementi per confutare la questa loro particolare visione. Certamente straordinaria, non soltanto per l’immensa portata storica che avrebbe qualora fosse universalmente riconosciuta, ma anche per il grande valore morale che avrebbe per noi tutti cittadini pugliesi, la consapevolezza che un segreto così prezioso della nostra terra è stato svelato da due dei suoi tanti talentuosi figli.
In una gremita Aula Magna della Facoltà di Architettura di Bari, un breve intervento introduttivo ad opera del coordinatore del progetto, Prof. D’amato Guerrieri (a cui si affiancheranno in conclusione d’evento le parole del Prof. Ruggero Martines, Soprintendente regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Puglia, e del Preside della Facoltà di Architettura di Roma Tre, Prof. Francesco Cellini), ha ben presto lasciato spazio alla proiezione di immagini e parole, raccolte in un breve ma compendioso filmato esplicativo, che fluendo inesorabili in un affascinato silenzio, persuadevano e incantavano a un tempo, lentamente frantumando diffidenza e sospetto nell’animo di quanti avessero potuto dubitare dell’effettivo valore dell’ulteriore tesi proposta, ritenendola nulla più che l’ennesima teoria sul più noto tra gli edifici federiciani.
Originatasi da una semplice intuizione, costantemente avvalorata in diversi anni di studio da evidenze sempre più corroboranti, l’interessante ipotesi formulata dagli architetti Giuseppe Fallacara e Ubaldo Occhinegro nell’ambito di un percorso di ricerca svolto presso il Dipartimento Icar della succitata facoltà, poiché assolutamente non assimilabile a nessun altra tesi precedentemente proposta e certamente ben più convincente, apre un filone d’indagine sugli usi della misteriosa struttura medievale completamente nuovo.
Punti di forza di un metodo di indagine costruito su proprie specifiche competenze (dunque indubbiamente diverso da quello che storici, archeologi o esperti d’arte hanno potuto fin ora adoperare), l’acuta osservazione attenta ai numerosi dettagli strutturali e architettonici, e la valutazione sistematica dei dati attraverso un rigoroso metodo scientifico di analisi funzionale scevra d’ogni pregiudizio, hanno permesso ai due giovani studiosi di veder confermata l’originaria sensazione e sostenere così, con non poca sicurezza, l’idea di una costruzione perfettamente atta alla rigenerazione dello spirito e alla cura del corpo, su modello dell’hammam arabo.
Il sito di costruzione, i molteplici ed ingegnosi sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, le numerose cisterne per la conservazione, la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia, la particolare conformazione dell’intero complesso, il percorso interno e persino la forma ottagonale che tanto ha fatto riflettere (e anche fantasticare). Questi e molti altri gli elementi che, per la prima volta, possono incontrarsi senza forzature o distorsioni in una semplice quanto astuta univoca spiegazione, che, siamo certi, farà molto discutere.
Il testo ‘Castel del Monte: nuova ipotesi comparata sull’identità del monumento’ (Polibapress), interessantissimo e ricchissimo di riferimenti e immagini, rappresenta (cito testualmente il Fallacara) ‘una provocazione’ vera e propria per il mondo accademico, i due autori non soltanto auspicando un nuovo intervento di restauro alla luce delle nuove rivelazioni, ma anche invitando al confronto su elementi concreti e non semplicemente teorici, chiunque abbia elementi per confutare la questa loro particolare visione. Certamente straordinaria, non soltanto per l’immensa portata storica che avrebbe qualora fosse universalmente riconosciuta, ma anche per il grande valore morale che avrebbe per noi tutti cittadini pugliesi, la consapevolezza che un segreto così prezioso della nostra terra è stato svelato da due dei suoi tanti talentuosi figli.