di Dario Durante. È polemica a marina di Pulsano, sulla costa orientale della provincia di Taranto, per la realizzazione di un chiosco in legno per la somministrazione di bevande e l’affitto di ombrelloni su un’area archeologica di epoca romana, da sempre abbandonata.
A denunciare l’accaduto è l’associazione culturale “Minerva Archeologia” che nello scorso inverno aveva presentato un progetto di riqualificazione del sito consistente in uno scavo archeologico, predisposto da professionisti del settore con l’utilizzo delle più moderne tecnologie, e nel recupero degli eventuali reperti con l’allestimento di un percorso didattico-turistico.
«L’amministrazione comunale ha prima deliberato il patrocinio gratuito al nostro progetto – dichiara il presidente dell’associazione dott. Tommaso Saccone – ma poi il sindaco Ecclesia, dopo solo quattro mesi, ha deciso di optare inspiegabilmente per quest’altra scelta».
Ma Minerva individua anche una «serie di irregolarità» dei lavori che hanno provocato uno «vero e proprio scempio al patrimonio storico» e sollecitato persino un sopralluogo del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale del Comando regionale dei Carabinieri in quell’area denominata comunemente “Lo Scoglio”.
A supporto delle tesi dell’associazione, si è unito un gruppo di cittadini che, tramite lo studio legale dell’avvocato Antonietta Ruggiero, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto in cui si conferma «un’alterazione sostanziale e definitiva dell’assetto paesaggistico-ambientale e urbanistico-territoriale della zona». Di più: si mette in dubbio anche «la regolarità del provvedimento amministrativo» ravvisando un «evidentissimo deturpamento ambientale» poiché «per poter fissare il chiosco è stato necessario perforare parte di uno scoglio al fine di insediare delle staffe di ferro a sostegno dello stesso».
Dal Comune, però, sembra non esserci nessuna preoccupazione: «la realizzazione del chiosco segue precise direttive degli uffici comunali – fa sapere il vicesindaco Lupoli – ed è previsto nel bando di gara per l’affidamento del servizio spiagge libere riguardante anche altri tre lidi (Montedarena, Lido Silvana e Le Canne)».
L’ufficio tecnico, inoltre, precisa che, come evidenziato nella relativa delibera di giunta, sono stati acquisiti precedentemente alla messa in opera dei lavori tutti i pareri necessari: Forestale, Genio civile, Capitaneria di Porto, Circoscrizione doganale, Asl, Agenzia del Demanio e Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici.
Insomma, tutto in regola: la costruzione, pur ricadendo su un area demaniale sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico, «è soltanto poggiata sul terreno e sarà rimossa all’indomani del 31 ottobre di ogni anno» assieme alla passerella che permette di accedere facilmente alla spiaggia (compresi i portatori di handicap).
Soltanto «parte di questa lunga pedana rialzata ricade nell’area archeologica» - specificano ancora i tecnici comunali – ma «il dott. Alessio della Soprintendenza per i beni Archeologici ha espresso un parere favorevole perché in tal modo la parte archeologica non sarà più calpestabile» dai numerosi bagnanti.
Proprio la passerella è motivo di ulteriore scontro: secondo Saccone, infatti, «essa poggia direttamente sui pavimenti mosaicati che desideravamo salvaguardare». Anche il circolo d’opposizione locale di Sel, accusato dalla stessa associazione Minerva di non essersi espresso sul problema, «assicura la legalità dell’operazione: il vincolo infatti consente la realizzazione di quei servizi» già partiti venerdì 3 giugno e affidati alla Omniagest s.r.l.
Una polemica di fuoco che dimostra, ancora una volta, la difficile convivenza a Pulsano tra le ragioni dell’economia turistica locale e la necessità di preservare e valorizzare il patrimonio storico.
A denunciare l’accaduto è l’associazione culturale “Minerva Archeologia” che nello scorso inverno aveva presentato un progetto di riqualificazione del sito consistente in uno scavo archeologico, predisposto da professionisti del settore con l’utilizzo delle più moderne tecnologie, e nel recupero degli eventuali reperti con l’allestimento di un percorso didattico-turistico.
«L’amministrazione comunale ha prima deliberato il patrocinio gratuito al nostro progetto – dichiara il presidente dell’associazione dott. Tommaso Saccone – ma poi il sindaco Ecclesia, dopo solo quattro mesi, ha deciso di optare inspiegabilmente per quest’altra scelta».
Ma Minerva individua anche una «serie di irregolarità» dei lavori che hanno provocato uno «vero e proprio scempio al patrimonio storico» e sollecitato persino un sopralluogo del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale del Comando regionale dei Carabinieri in quell’area denominata comunemente “Lo Scoglio”.
A supporto delle tesi dell’associazione, si è unito un gruppo di cittadini che, tramite lo studio legale dell’avvocato Antonietta Ruggiero, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto in cui si conferma «un’alterazione sostanziale e definitiva dell’assetto paesaggistico-ambientale e urbanistico-territoriale della zona». Di più: si mette in dubbio anche «la regolarità del provvedimento amministrativo» ravvisando un «evidentissimo deturpamento ambientale» poiché «per poter fissare il chiosco è stato necessario perforare parte di uno scoglio al fine di insediare delle staffe di ferro a sostegno dello stesso».
Dal Comune, però, sembra non esserci nessuna preoccupazione: «la realizzazione del chiosco segue precise direttive degli uffici comunali – fa sapere il vicesindaco Lupoli – ed è previsto nel bando di gara per l’affidamento del servizio spiagge libere riguardante anche altri tre lidi (Montedarena, Lido Silvana e Le Canne)».
L’ufficio tecnico, inoltre, precisa che, come evidenziato nella relativa delibera di giunta, sono stati acquisiti precedentemente alla messa in opera dei lavori tutti i pareri necessari: Forestale, Genio civile, Capitaneria di Porto, Circoscrizione doganale, Asl, Agenzia del Demanio e Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici.
Insomma, tutto in regola: la costruzione, pur ricadendo su un area demaniale sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico, «è soltanto poggiata sul terreno e sarà rimossa all’indomani del 31 ottobre di ogni anno» assieme alla passerella che permette di accedere facilmente alla spiaggia (compresi i portatori di handicap).
Soltanto «parte di questa lunga pedana rialzata ricade nell’area archeologica» - specificano ancora i tecnici comunali – ma «il dott. Alessio della Soprintendenza per i beni Archeologici ha espresso un parere favorevole perché in tal modo la parte archeologica non sarà più calpestabile» dai numerosi bagnanti.
Proprio la passerella è motivo di ulteriore scontro: secondo Saccone, infatti, «essa poggia direttamente sui pavimenti mosaicati che desideravamo salvaguardare». Anche il circolo d’opposizione locale di Sel, accusato dalla stessa associazione Minerva di non essersi espresso sul problema, «assicura la legalità dell’operazione: il vincolo infatti consente la realizzazione di quei servizi» già partiti venerdì 3 giugno e affidati alla Omniagest s.r.l.
Una polemica di fuoco che dimostra, ancora una volta, la difficile convivenza a Pulsano tra le ragioni dell’economia turistica locale e la necessità di preservare e valorizzare il patrimonio storico.