Libia: Napolitano dice no al ritiro
ROMA. ''E' nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati in Libia con le forze di altri paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite''. Lo sostiene il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo alla cerimonia del 60* anniversario della convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.
L'Italia, spiega Napolitano ''si sta misurando con le ricadute dei movimenti liberatori, dei veri e propri moti rivoluzionari, che da mesi stanno scuotendo il mondo arabo, il Nord Africa, il Medio Oriente''. Il nostro paese, rileva il Capo dello Stato ''di certo non poteva guardare con indifferenza o distacco agli avevnimenti in Libia, un paese a noi cosi' vicino e col quale abbiamo nel tempo stabilito rapporti cosi' intensi''.
Ancora, prosegue Napolitano, l'Italia ''non poteva rimanere inerte dinanzi all'appello del consiglio di sicurezza che si proteggesse una popolazione che chiede liberta', autonomia, giustizia, perche' la si proteggesse dalla feroce repressione del regime del colonnello Gheddafi e le si aprisse la prospettiva di una pacifica evoluzione politica e civile verso forme di reggimento democratico. E' nostro impegno, sancito dal Parlamento - dice con forza Napolitano in un momento in cui, tra l'altro, la Lega Nord di Umberto Bossi chiede con sempre maggiore determinazione il ritiro dei nostri militari dalle operazioni internazionali - restare schierati con le forze di altri paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite''.
Ma le parole del Capo dello Stato non ''piegano'' il Carroccio: ''Ribadisco la nostra posizione espressa ieri a Pontida'', fa sapere il ministro dell'Interno, Roberto Maroni.
L'esponente leghista, prima di partecipare ad una tavola rotonda del Pd sulla sicurezza ha ribadito che tra le richieste fatte dal Carroccio direttamente al premier Berlusconi vi e' quella ''di dire quando terminera' l'impegno bellico in Libia che - ha concluso - e' il solo e unico modo per fermare gli sbarchi di profughi''.
L'Italia, spiega Napolitano ''si sta misurando con le ricadute dei movimenti liberatori, dei veri e propri moti rivoluzionari, che da mesi stanno scuotendo il mondo arabo, il Nord Africa, il Medio Oriente''. Il nostro paese, rileva il Capo dello Stato ''di certo non poteva guardare con indifferenza o distacco agli avevnimenti in Libia, un paese a noi cosi' vicino e col quale abbiamo nel tempo stabilito rapporti cosi' intensi''.
Ancora, prosegue Napolitano, l'Italia ''non poteva rimanere inerte dinanzi all'appello del consiglio di sicurezza che si proteggesse una popolazione che chiede liberta', autonomia, giustizia, perche' la si proteggesse dalla feroce repressione del regime del colonnello Gheddafi e le si aprisse la prospettiva di una pacifica evoluzione politica e civile verso forme di reggimento democratico. E' nostro impegno, sancito dal Parlamento - dice con forza Napolitano in un momento in cui, tra l'altro, la Lega Nord di Umberto Bossi chiede con sempre maggiore determinazione il ritiro dei nostri militari dalle operazioni internazionali - restare schierati con le forze di altri paesi che hanno raccolto l'appello delle Nazioni Unite''.
Ma le parole del Capo dello Stato non ''piegano'' il Carroccio: ''Ribadisco la nostra posizione espressa ieri a Pontida'', fa sapere il ministro dell'Interno, Roberto Maroni.
L'esponente leghista, prima di partecipare ad una tavola rotonda del Pd sulla sicurezza ha ribadito che tra le richieste fatte dal Carroccio direttamente al premier Berlusconi vi e' quella ''di dire quando terminera' l'impegno bellico in Libia che - ha concluso - e' il solo e unico modo per fermare gli sbarchi di profughi''.
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Politica