ROMA. Attesa per la decisione della Cassazione prevista per oggi sul quesito relativo al nucleare presente nei referendum su cui l'elettorato e' chiamato a esprimersi il 12 e 13 giugno.
Il parere si e' reso necessario dopo che nel decreto omnibus approvato recentemente dal Parlamento si stabilisce di rinunciare alla costruzione delle centrali nucleari in Italia.
Dopo il risultato delle elezioni amministrative, la scadenza del referendum rappresenta uno scoglio sulla strada del governo. Pd, Idv e Sel hanno gia' annunciato una forte mobilitazione per il si' ai quattro quesiti referendari promossi dal partito di Antonio Di Pietro. Due riguardano la non privatizzazione dell'acqua, il terzo l'abbandono definito dell'opzione nucleare e il quarto l'abolizione della legge sul legittimo impedimento che permette al premier di essere parzialmente protetto dai procedimenti giudiziari.
Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si e' detto convinto che proprio dall'esito dei referendum verra' ''la spallata decisiva'' per ottenere le dimissioni del governo. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, leader del Terzo polo, hanno gia' annunciato che andranno a votare i referendum.
Anche il leader della Lega Umberto Bossi ha detto qualche giorno fa, in piena campagna elettorale, di ritenere ''attraenti'' alcuni dei quesiti, in particolare quelli sull'acqua su cui pero' il governo di centrodestra ha espresso parere contrario.
Il problema per l'opposizione e' come favorire il raggiungimento del fatidico quorum del 50% per cento piu' uno degli aventi diritto al voto previsto per i referendum abrogativi, obiettivo che non si raggiunge nelle scadenze referendarie dal 1995.
Dopo quanto accaduto in Giappone alla centrale nucleare di Fukushima e la decisione della Germania di chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022, si ritiene che il quesito sul nucleare avrebbe un effetto trascinamento anche sugli altri rendendo piu' facile l'ottenimento dl quorum. Da qui anche la scelta del governo di sospendere i propri progetti sul nucleare sia per prendere atto degli orientamenti della comunita' internazionale sia per rendere inutile il pronunciamento referendario.
Oggi la parola passa alla Cassazione (il collegio giudicante e' composto da diciassette giudici piu' il presidente Antonino Elefante), che potrebbe confermare la validita' del referendum, ritenendo che nonostante l'emendamento approvato dalla maggioranza di governo abolisca le norme oggetto del quesito esso non costituisca una rinuncia definitiva alla costruzione di centrali nucleari ma un semplice rinvio della decisione a quando l'opinione pubblica sara' meno sfavorevole.
Ma la Cassazione potrebbe esprimersi anche in senso opposto, ritenendo che il decreto omnibus abbia di fatto abolito la normativa oggetto del referendum. Verrebbe di conseguenza decretata la cancellazione dello specifico quesito dai referendum del 12 e 13 giugno. C'e' pure una terza possibilita', seppure piu' remota: la Cassazione potrebbe ritenere il referendum sul nucleare ancora valido a condizione di una modifica del quesito referendario in modo da adattarlo al recente intervento del Parlamento.
La Cassazione dovra' esaminare alcune memorie presentate dall'associazione ambientalista Wwf, dal Comitato per il referendum sul nucleare e dal Pd. In quella del Wwf si legge: ''Ci sono numerose sentenze della Corte costituzionale che non solo richiamano al rispetto dei principi ispiratori di coloro che hanno promosso i quesiti referendari, ma che censurano modifiche normative strumentali per disattivare i referendum''.
Il parere si e' reso necessario dopo che nel decreto omnibus approvato recentemente dal Parlamento si stabilisce di rinunciare alla costruzione delle centrali nucleari in Italia.
Dopo il risultato delle elezioni amministrative, la scadenza del referendum rappresenta uno scoglio sulla strada del governo. Pd, Idv e Sel hanno gia' annunciato una forte mobilitazione per il si' ai quattro quesiti referendari promossi dal partito di Antonio Di Pietro. Due riguardano la non privatizzazione dell'acqua, il terzo l'abbandono definito dell'opzione nucleare e il quarto l'abolizione della legge sul legittimo impedimento che permette al premier di essere parzialmente protetto dai procedimenti giudiziari.
Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si e' detto convinto che proprio dall'esito dei referendum verra' ''la spallata decisiva'' per ottenere le dimissioni del governo. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, leader del Terzo polo, hanno gia' annunciato che andranno a votare i referendum.
Anche il leader della Lega Umberto Bossi ha detto qualche giorno fa, in piena campagna elettorale, di ritenere ''attraenti'' alcuni dei quesiti, in particolare quelli sull'acqua su cui pero' il governo di centrodestra ha espresso parere contrario.
Il problema per l'opposizione e' come favorire il raggiungimento del fatidico quorum del 50% per cento piu' uno degli aventi diritto al voto previsto per i referendum abrogativi, obiettivo che non si raggiunge nelle scadenze referendarie dal 1995.
Dopo quanto accaduto in Giappone alla centrale nucleare di Fukushima e la decisione della Germania di chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022, si ritiene che il quesito sul nucleare avrebbe un effetto trascinamento anche sugli altri rendendo piu' facile l'ottenimento dl quorum. Da qui anche la scelta del governo di sospendere i propri progetti sul nucleare sia per prendere atto degli orientamenti della comunita' internazionale sia per rendere inutile il pronunciamento referendario.
Oggi la parola passa alla Cassazione (il collegio giudicante e' composto da diciassette giudici piu' il presidente Antonino Elefante), che potrebbe confermare la validita' del referendum, ritenendo che nonostante l'emendamento approvato dalla maggioranza di governo abolisca le norme oggetto del quesito esso non costituisca una rinuncia definitiva alla costruzione di centrali nucleari ma un semplice rinvio della decisione a quando l'opinione pubblica sara' meno sfavorevole.
Ma la Cassazione potrebbe esprimersi anche in senso opposto, ritenendo che il decreto omnibus abbia di fatto abolito la normativa oggetto del referendum. Verrebbe di conseguenza decretata la cancellazione dello specifico quesito dai referendum del 12 e 13 giugno. C'e' pure una terza possibilita', seppure piu' remota: la Cassazione potrebbe ritenere il referendum sul nucleare ancora valido a condizione di una modifica del quesito referendario in modo da adattarlo al recente intervento del Parlamento.
La Cassazione dovra' esaminare alcune memorie presentate dall'associazione ambientalista Wwf, dal Comitato per il referendum sul nucleare e dal Pd. In quella del Wwf si legge: ''Ci sono numerose sentenze della Corte costituzionale che non solo richiamano al rispetto dei principi ispiratori di coloro che hanno promosso i quesiti referendari, ma che censurano modifiche normative strumentali per disattivare i referendum''.